Riconoscere i Business Angels, avvicinare startup e PMI e incentivare gli investimenti: questi i suggerimenti di IBAN per rilanciare l’innovazione in italia
Paolo Anselmo, Presidente dell’Associazione IBAN, intervenuto nel corso dell’audizione tenutasi presso la Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati nell’ambito di un’indagine conoscitiva sull’Industria 4.0, ha evidenziando tre aspetti fondamentali su cui il legislatore si dovrebbe concentrare per aiutare la crescita di startup innovative avvicinandole al tessuto imprenditoriale delle PMI in modo da rilanciare crescita e innovazione nel Paese.
1. Dare un riconoscimento giuridico alla professione di Business Angel in modo da avvicinare imprenditori, ex imprenditori e manager al mondo del Business Angel, cerniera tra PMI e startup;
2. Mettere in connessione il mondo delle PMI con il sistema delle startup e dell’innovazione che esse portano;
3. Incentivare gli investimenti creando un mercato secondario che coinvolga società e fondi di investimento più grandi di quelli attualmente presenti.
«Senza un dialogo più proficuo tra startup portatrici di innovazione e PMI, rimarremo indietro rispetto al resto del mondo e non riusciremo a cogliere l’opportunità di cambiamento e crescita che la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale può portare. Tutto ciò rischia di relegarci ad essere dei gregari sul palcoscenico internazionale», ha dichiarato Paolo Anselmo, Presidente dell’Associazione IBAN. «È giunta l’ora di ambire a creare quella che noi amiamo definire una via italiana delle startup. Bisognerebbe per esempio creare e incentivare un mercato delle startup a cui le PMI possano rivolgersi per esternalizzare servizi e Ricerca & Sviluppo. Questo genererebbe sicuramente sinergie virtuose per l’economia del paese tutto e stimolerebbe gli investimenti direttamente, creando strategie ad hoc di venture capital aziendale».
Aggiunge Paolo Anselmo, «se vogliamo raggiungere rapidamente dei risultati degni di nota bisognerà inoltre stabilire che lo Stato e le sue Partecipate (ENEL, Trenitalia, Poste, Finmeccanica, ENI, etc) siano i primi soggetti a farsi carico di questa rivoluzione, diventando essi stessi i primi committenti delle startup, in modo da avviare quella che potremmo definire una grande fase di Open Innovation a Matrice Pubblica. Solo le imprese di una certa dimensione, infatti, possono sfruttare le economie di scala e quindi investire in fattori abilitanti quali innovazione e organizzazione aziendale. A ciò va unito un sistema di informazione costante e dei meccanismi incentivanti che consentano alle PMI di poter investire nelle startup, in modo da stimolare l’altra fase fondamentale di questo meccanismo, ovvero l’Open Innovation Privata».
L’Associazione IBAN è impegnata da ormai 16 anni nel dare il suo contributo al legislatore nell’ottica di favorire gli investimenti e di agevolare la nascita e lo sviluppo delle startup.
Nel 2014 ha redatto insieme allo Studio Legale e Tributario CBA il Libro Bianco Start Up, contente numerosi suggerimenti che riguardano l’ambito del diritto tributario, del diritto societario e del diritto del lavoro.
«Alcune di queste proposte sono state recepite nel nostro ordinamento (si pensi ad esempio a quanto contenuto nell’Investment Compact del 2015), altre ancora no ma riteniamo siano ancora assolutamente valide e utili anche nella discussione in atto su Industria 4.0. Tali proposte, sintetiche e di snello recepimento, convergono verso l’obiettivo di semplificare e agevolare le nuove iniziative imprenditoriali, rendendo ancora più solido il settore delle startup ad oggi ancora troppo distante dagli standard europei e non solo».
Attiva anche in ambito europeo, nel maggio 2015 l’Associazione IBAN ha sottoposto, assieme ad altre associazioni nazionali, una serie di proposte alla Commissione Europea nell’ambito della consultazione relativa al Capital Markets Union.