Cosa sono le Global Startup City, le città scelte dai venture capital di tutto il mondo per crescere fuori dagli Stati Uniti. Sono 20, nessuna italiana
Gli investimenti in Startup da parte dei Venture Capital si stanno concentrando sempre in più in nelle grandi metropoli definite “Global Startup Cities”. A dirlo è il report del Martin Prosperity Insitute dell’Università di Toronto intitolato “Rise of Global Startup City” in cui l’autore, Richard Florida, mette assieme una serie di dati raccolti da Thompson Reuters del 2012 sulla crescita degli investimenti VC nel mondo.
La teoria di Richard Florida è che negli ultimi vent’anni i VC non siano solamente diventati un fenomeno globale non più ristretto solo agli Stati Uniti, ma che abbiano creato delle vere e proprie Global Startup City ovvero degli agglomerati urbani in cui operano sia start-up che VC.
LA POLARIZZAZIONE DEGLI INVESTIMENTI
La mappa qui sotto, elaborata dagli autori, dimostra come la grande maggioranza degli investimenti dei VC a livello mondiale, il 68% per la precisione, è avvenga nelle aree costiere degli Stati Uniti lasciando poco all’ Asia 14.4% e all’Europa 13,5%.
Se guardiamo a quali siano le città che hanno attratto più investimenti, la lista difficilmente ci lascerà sopresi nonostante si tratti appunto di dati del 2012, quando ancora gli investimenti VC a livello globale si attestavano sui 42 miliardi di dollari. Oggi, nel 2015, invece sappiamo, grazie a un rapporto di KMPG che gli investimenti VC hanno raggiunto i 128 miliardi di dollari, un aumento del 44% rispetto al 2014.
LE RAGIONI DELLA CONCENTRAZIONE
E’ contro intuitivo invece pensare che le città ideali per le startup siano quelle dove il costo della vita sia più basso. John Splinder, CEO di Capital Enterprise, ha provato a calcolare quanto incide economicamente fare startup a Londra piuttosto che a Berlino grazie ad uno strumento messo a disposizione da Teleport. Il risultato è che a Londra, una startup, ha in media 4 mesi di speranza di vita in meno rispetto a Berlino. Ma allora perché scegliere ecosistemi nei quali la vita ha un costo così alto? Splinder individua 4 macro-ragioni:
- per assumere i talenti migliori
- per scalare rapidamente
- per la mentalità imprenditoriale
- per raccogliere investimenti
E’ d’accordo anche Alberto Onetti, chairman di Mind The Bridge, durante un’intervista telefonica: “Sicuramente l’opportunità di fare dell’exit, quindi la vicinanza a grandi compagnie in grado di acquisire la startup, è uno di questi elementi.”
In effetti sono proprio le possibilità di networking che vengono spesso citate proprio dagli imprenditori italiani all’estero. Lo stesso Niccolò Maisto, CEO di FaceIT, che ha appena chiuso un round da 15 milioni di Dollari proprio a Londra, parlava proprio della vicinanza ai leader della sua industria, tra i vantaggi principali dello stare nella City.
“Un altro elemento chiave” continua Onetti “è la vicinanza con i talenti” leggi università di prestigio. Non è infatti un caso che la Silicon Valley sorga intorno a Stanford e Berkeley’s, che a Londra ci sia UCL, LSE, Oxford e Cambridge, e che a Boston ci siano Harvard e il MIT.
La tabella qui sotto prende in esame la quantità di investimenti attratti da ogni città secondo la ricerca prodotta dal Martin Prosperity Institute.
Non è un caso che le prime città siano anche quelle con le migliori università, come non è un caso che 8 delle prime 10 siano negli Stati Uniti e che valgano il 50% degli investimenti totali.
Ma per capire meglio quali tipologie di città attraggano più investimenti possiamo dare uno sguardo alla tabella seguente, che mette in relazione la quantità di investimenti attratti con la grandezza della città misurata in numero di abitanti. Il risultato è la quantità di denaro raccolti per singolo abitante.
LA NASCITA DELLE GLOBAL STARTUP CITIES
L’evidente conclusione è che nonostante alcune città più piccole, soprattutto negli Stati Uniti, attraggono un buon numero di investimenti, i grandi capitali sembrano essere concentrati soprattutto in aree urbane densamente popolate dando vita proprio a quel fenomeno di cui parlavamo all’inizio: le “Global Startup Cities”.
In Italia invece non vediamo lo stesso fenomeno replicarsi. Mentre l’elemento culturale sicuramente non ha favorito la creazione di megalopoli, a parte Roma: “In Italia non c’è una vera e propria Silicon Valley” racconta Onetti; “È vero che città come Roma e Milano sono sicuramente il fulcro dell’innovazione, ma abbiamo anche realtà come Treviso, Cagliari, Catania e molte altre.” A parte il caso Italiano, gli altri maggiori paesi Europei sembrano seguire il trend statunitense, con Berlino, Londra, Amsterdam e Parigi che polarizzano gli investimenti nei loro rispettivi investimenti.
Richard Florida, l’autore dello studio, trae quindi le sue conclusioni: “Quello che venti anni fa sembrava essere l’inizio dello sviluppo delle aree sub-urbane delle città americane, ha invece dimostrato di essere stato solamente il preludio all’esplosione del fenomeno che mette in stretta relazione la densità urbana con l’attrazione di investimenti in compagnie early-stage”