“Futuro periferie. La cultura rigenera”, il convegno organizzato dal Ministero dei beni e della attività culturali e del turismo, a Roma per costruire il cambiamento e riscrivere il destino delle periferie italiane
Criticità, fallimenti, successi e soprattutto cultura: le periferie italiane rigenerate fanno riflettere e sperare, all’insegna del recupero degli spazi pubblici attraverso l’utilizzo di politiche culturali innovative, leva di rigenerazione e coesione sociale.
Il convegno
Se ne discuterà l’8 giugno a Roma al Convegno, “Futuro Periferie. La cultura rigenera”, ideato e promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, diretta da Federica Galloni. Per sviluppare e approfondire le tesi in discussione è stato formato un gruppo di curatori selezionati in ragione delle loro riconosciute e specifiche competenze composto dagli architetti Esmeralda Valente, responsabile dei Progetti speciali di Architettura presso la Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, Paolo Cottino, Urbanista, policy designer e CEO di KCity, Andrea Mariotto, esperto in politiche pubbliche del territorio e docente all’Università Iuav di Venezia, Ezio Micelli, docente all’Università Iuav di Venezia dove si occupa di partenariato pubblico privato nelle trasformazioni urbane.
Un appuntamento gratuito (la cui partecipazione prevede l’assegnazione di 6 crediti formativi CNAPPC) organizzato per fornire un impulso forte ad un tema complesso, meritevole di attenzione, sensibilità e azioni concrete. Il programma e le iscrizioni sono accessibili sul sito dedicato all’evento.
Un viaggio nel presente e nel futuro delle periferie urbane italiane. La potenza della cultura che demolisce i muri del degrado per stabilire un nuovo legame tra cittadini. Approcci innovativi, politiche che adottano iniziative culturali per costruire il rilancio di parti significative e densamente popolate, spesso ad alta complessità sociale, delle città. Lo stato dell’arte sui progetti realizzati e sui modelli più efficaci con amministratori pubblici, rappresentanti di associazioni, addetti ai lavori impiegati nella pubblica amministrazione, architetti e city making, con lo scopo di costruire il cambiamento e riscrivere il destino delle periferie.
Il programma e le tre tesi
Si perlustreranno aspetti progettuali, economici e organizzativi. Una geografia aggiornata delle periferie italiane, le ragioni profonde delle politiche culturali attivatrici di rigenerazione, gli attori, le risorse, i processi e l’esposizione di numerosi casi di successo realizzati trasversalmente in tutta Italia. Una vera e propria agenda per il futuro della rigenerazione.
Stringendo il focus, i diversi relatori coinvolti discuteranno di tre tesi che abbracciano tutti gli aspetti della riqualificazione urbana.
In che modo i progettisti esplorano i potenziali di trasformazione della città intesa come insieme di spazi abitati o abitabili, e costruiscono soluzioni di integrazione tra attori, risorse, problemi e opportunità che possono veicolare nuovi modelli.
Si cercherà di capire come sciogliere il paradosso di fare di più per le periferie assumendo che si dovrà fare con meno risorse, attraverso una lettura originale dell’intervento pubblico e privato.
Infine si analizzeranno le risorse messe in gioco, da parte di chi, e come i diversi soggetti si attivano dando così vita a strutture di governance più o meno durature.
I seminari
ll convegno è stato preceduto da tre seminari, un’esplorazione di spazi trasformati, abilitati, esempi virtuosi di nuovi modelli di urbanità: un percorso a tappe preparatorio dell’evento programmato a giugno, organizzati in tre città, Catania, Parma e Novara, da sud a nord, per condividere e approfondire iniziative capaci di promuovere la rigenerazione delle parti più in difficoltà delle nostre città, con limitate risorse pubbliche. L’occasione inoltre per valutare l’attuale organizzazione e qualità dei rapporti tra gli attori coinvolti nella rigenerazione urbana, le dinamiche organizzative, i contributi portati allo sviluppo dei processi, dall’alto e dal basso, per individuare con esattezza “chi fa che cosa” e definire modelli operativi standard.