Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto correttivo al CAD. Decisivo il lavoro di squadra tra Ministero, Team di Diego Piacentini ed AgID. Novità importanti: cittadini al centro, meno regole e più linee guida. Ma anche qualche dubbio
Un deciso passo avanti per modernizzare il paese è stato finalmente (e concretamente) fatto: il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) è una legge dello Stato, aggiornato e migliorato dal Consiglio dei Ministri, a dieci anni dalla sua emanazione. Non una generica dichiarazione di intenti da esibire in campagna elettorale, ma un decreto legislativo (n.217 del 13 dicembre) pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 gennaio.
“Il mio principale obiettivo sarà, paradossalmente, fare in modo che il mio stesso ruolo di commissario straordinario cessi di esistere”, fece sapere Diego Piacentini in uno dei suoi primi interventi a capo del Team per la trasformazione digitale (la struttura commissariale voluta dal Governo Renzi, istituita il 16 settembre 2016, con durata prevista fino al 16 settembre 2018). La riforma del CAD ci avvicina all’obiettivo, perciò riepiloghiamo le principali novità, in un paese, l’Italia, dove 22 italiani ogni 100 non navigano su internet, e solamente il 13% utilizza servizi online della PA vs media europea del 30% (rilevamento Eurostat).
Che cos’è il CAD?
Il Codice dell’Amministrazione Digitale, nato nel 2005, è un testo unico che riunisce e riordina diverse norme, riorganizzando la materia delle informazioni e dei documenti in formato digitale. Già nel 1997 l’Italia, tramite la Legge Bassanini si era posta l’obiettivo di semplificare la comunicazione tra PA e cittadini. Fino al 2005 sono state emanate diverse norme, successivamente riorganizzate nel Codice dell’Amministrazione Digitale. In sostanza è stato il primo strumento legislativo finalizzato a privilegiare l’informatica nei rapporti tra la pubblica amministrazione italiana e i cittadini. Da allora è cambiato il mondo, sono arrivati Smartphone e Social Network, divenuti parti integranti delle nostre vite e anche il CAD necessitava di evolversi.
Il CAD pone le premesse giuridiche per l’attuazione di molti servizi previsti nel Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione: il timone della trasformazione digitale del paese, il documento strategico ed economico che indirizza la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: linee operative di sviluppo dell’informatica pubblica, modello strategico di evoluzione del sistema informativo della PA, e investimenti ICT del settore pubblico secondo le linee guida europee e del Governo.
Infine, “last but not least” il perfezionamento del CAD è un pilastro della riforma della Pubblica Amministrazione voluta dal Ministro della Funzione Pubblica con delega all’innovazione, Marianna Madia.
“Con il Piano Triennale prosegue la trasformazione digitale che permetterà alle pubbliche amministrazioni di diventare più efficienti e mettere il cittadino al centro delle loro azioni – ha commentato il Ministro Madia – L’aggiornamento del Codice dell’Amministrazione Digitale sarà un ulteriore passo per liberare l’innovazione dai troppi regolamenti e rafforzare i diritti di cittadinanza digitale”.
Le novità
Le novità introdotte sono il risultato di un importante gioco di squadra, composta dal Team digital di Diego Piacentini, in stretta collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale AgID diretta da Antonio Samaritani e ovviamente dal Ministero della Funzione Pubblica: una “mixitè” di competenze trasversali, tra giuristi e informatici, tutti orientati al comune obiettivo della semplificazione; paradossalmente nulla di più complesso. Proprio all’AgID si attribuiscono competenze finalizzate all’emanazione di linee guida (che sostituiranno le così dette regole tecniche contenute nel precedente CAD), per una regolazione più flessibile; linee guida che entreranno in vigore appena pubblicate online, perciò adottabili agilmente, correndo alla stessa velocità dell’innovazione tecnologica. Obiettivo dichiarato: posizionare finalmente i cittadini al centro dell’interesse, tramite un impianto normativo e tecnologico sostenibile e credibile, persino abusando di un’espressione ricorrente, ma convincente: una PA a portata di click.
Domicilio digitale
Soluzioni facili e accessibili per cittadini e imprese: in tal senso è stato creato il Domicilio Digitale, uno dei muri portanti dell’infrastruttura digitale nazionale. Il precedente CAD ne conteneva i princìpi edificanti, ora si cambia marcia trasformandoli in realtà (probabilmente tra primavera ed estate). Ogni cittadino, associazione ed ente potrà, non obbligatoriamente, averne uno dove ricevere tutte le comunicazioni in formato digitale dalla Pubblica Amministrazione. Saranno necessari la Posta Certificata PEC e il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). Il Domicilio Digitale sarà così la destinazione di ogni comunicazione avente valore legale dalla PA e dai privati. Basta file agli sportelli, basta cartoline, stop alle telefonate, insomma. Azzeramento (speriamo) delle spese postali ordinarie. Tutto passa su PC, Smartphone o tablet.
Cittadinanza digitale
Con questo servizio si crea uno spazio digitale personalizzato per riepilogare ordinatamente tutti i rapporti intercorsi tra cittadini, imprese e PA. Un promemoria per ricordare tasse, tributi ed ogni tipo di adempimento vincolante. Uno sportello per fruire dei servizi digitali offerti dalla Pubblica Amministrazione senza, tuttavia, precludere la possibilità di continuare a usare i servizi in questione fisicamente, come da consuetudine. Ma anche una sorta di punto informativo, ad esempio per conoscere l’esito di un concorso pubblico e più in generale accedere a tutti gli atti, documenti e procedimenti che lo riguardano. Una nuova casa online per tutti i cittadini dialoganti con la PA, all’insegna di una user experience semplice ed inclusiva, affinché adempiere ad una scadenza non somigli più alla scalata dell’ Himalaya a piedi nudi. Rispetto al Domicilio Digitale, sono previsti tempi di adozione più lunghi, ma ormai la macchina è partita.
Difensore civico digitale
E’ davvero il caso di dirlo: “try again!”. Ci si riprova: infatti presso ogni amministrazione avrebbe dovuto essere istituito un difensore civico digitale già in passato. Disposizione ampiamente disattesa. Questa volta ci sarà un solo ufficio centrale, autorevole ed indipendente presso l’Agenzia per l’Italia Digitale AgID (prima erano previsti tanti difensori civici per ciascuna amministrazione coinvolta), per raccogliere le segnalazioni e garantire il rispetto dei diritti di cittadinanza digitale. Per non generare illusioni è bene ricordare che al difensore civico non sono attribuiti poteri coercitivi, ma unicamente di “moral suasion” rispetto alle amministrazioni inadempienti.
Fisco
Precisazione importante: il Codice dell’Amministrazione Digitale è applicabile agli atti tributari e di riscossione. Soprattutto ora, in virtù delle modiche contenute nel provvedimento di modifica. I documenti firmati digitalmente dal capo ufficio e inviati tramite PEC hanno piena efficacia giuridica dal momento che il destinatario viene messo in condizioni di verificare la provenienza e l’autenticità della copia informatica. Fino ad oggi tuttavia la situazione era un po’ confusa, e non si capiva se gli atti emessi dall’agenzia delle Entrate potessero essere firmati digitalmente. Ora invece non ci dovrebbero essere più dubbi sulla validità degli atti firmati digitalmente dall’agenzia delle Entrate; inoltre le norme si applicano a tutti gli atti di liquidazione, rettifica, accertamento e irrogazione delle sanzioni di natura tributaria.
Riciclo del software
Tra le varie declinazioni dell’economia del riciclo (o circolare) vi è anche questa: riutilizzare software già sviluppati e utilizzati in passato dalle PA, per risparmiare soldi e guadagnare tempo. Grazie al decreto correttivo del CAD il software destinato a formare oggetto di riuso deve venir pubblicato in una o più piattaforme, capaci di facilitare la vita alle Amministrazioni. In questo modo prima di procedere a nuovi acquisti si verificherà “in casa” se altre Amministrazioni abbiano già sviluppato un prodotto riutilizzabile.
Questioni aperte
In definitiva capiremo meglio nel corso dei prossimi mesi l’effettivo impatto di una riforma così ambiziosa e complessa, che avverrà progressivamente (e forse nemmeno troppo velocemente). Le modifiche resisteranno all’imminente cambio di Governo (e forse anche di indirizzo politico generale) e alle tradizionali resistenze della PA? I meccanismi sanzionatori pressoché inesistenti per le PA inadempienti, non andrebbero resi più severi? Dubbi a parte la strada intrapresa, almeno sulla mappa che conduce alla digitalizzazione, è quella giusta.