Guida pratica alla comprensione del fenomeno. Come l’industria 4.0 cambierà la nostra vita, e come accogliere il cambiamento per aumentare la produttività
Di industria 4.0 si parla tanto, ormai da anni. In italia dopo numerosi lavori preparatori (leggi sotto), il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha lanciato un ambizioso progetto per supportare la crescita di questo fenomeno all’interno del settore manufatturiero nazionale.
Se parliamo di industria 4.0 si deve scomporre questo evento in almeno 3 differenti comparti: effettori (macchine che creano un prodotto), dati (Server, servizi di cloud, sensori ecc.) e innovatori (startup, incubatori).
Effettori
Partiamo dal primo passaggio della Industria 4.0: la produzione. Una volta che i dati sono analizzati, fusi, condivisi e ottimizzati divengono, di fatto, un prodotto (o un servizio) per il consumatore finale. Sia che si tratti di un paio di scarpe o di una macchina la creazione di un oggetto passa attraverso la meccanica. In tal senso i dati e le analisi di UCIMU sono uno strumento utile per comprendere quanto la I4.0 stia penetrando il nostro tessuto economico. Per intenderci la vendita di una macchina che serve a produrre un tornio (settore B2B), che a sua volta servirà per produrre un vaso (settore B2C).
Dall’ultima crisi economica la vendita di macchine per la produzione di oggetti al consumo finale è stata altalenante. Dal 2008-2009 ci sono stati anni di lieve risalita seguiti da altri collassi. Il crollo del mercato del 2008 è stato pari a circa il 50-60 per cento rispetto ai valori precedenti. Mediamente parlando possiamo dire che sino al 2014 c’è stato uno scenario stagnante con investimenti, da parte delle aziende, in macchine B2B o B2C pressoché fermi. A partire dal 2014, supportate da alcuni iniziali incentivi originati dalle decisioni del ministro Tremonti, alcune cose si sono smosse.
Nel 2014 un’analisi di UCIMU dimostrava che l’età media del parco macchine italiano era superiore ai 13 anni. Se si considera che in quei anni l’export di macchine nuove verso l’estero era stato l’unico significativo dato positivo, di fatto l’Italia stava esportando tecnologia (sotto forma di macchine nuove) a danno della industria domestica.
Una prima scelta del ministro Calenda di attivare un super-ammortamento ha permesso a partire dal 2014 di generare una domanda interna e una crescita, trimestre su trimestre, anno su anno, positiva. Un passaggio successivo con l’iper-ammortamento ha generato un salto qualitativo degli investimenti.
La tipologia degli ordini e i compratori resta ancora un dato che dovrebbe essere analizzato su base regionale e verticale. Se le medie imprese sono di fatto la spina dorsale dell’economia italiana resta da comprendere quanti degli ordinativi sono stati effettuati da medie imprese e quanti da grandi imprese. Tale dato non appare rintracciabile nelle analisi economiche disponibili in Rete.
Dati
Il settore dati implica due sotto-gruppi (semplificando): quello dei contenitori dei dati (siano esse soluzioni cloud, quindi non fisicamente presenti nelle aziende, sia server e macchinari fisici per la raccolta, gestione, e analisi dei dati in azienda), e quello della loro analisi e valorizzazione (strategie di vendita, marketing ecc.).
Un singolo attore (come UCIMU) che possa offrire una panoramica completa non appare disponibile. Si possono tuttavia derivare dei dati da Assintel. Il rapporto, aggiornato a maggio 2017, riporta una crescita nel primo trimestre del 2.8 per cento rispetto al trimestre equivalente 2016.
La gestione dei dati, la loro ottimizzazione sono alla base della industria 4.0. È quindi plausibile che la crescita rilevata nel primo trimestre 2017 seguirà, in scia, la crescita che ha tracciato nel secondo trimestre UCIMU. Eventualmente vi è da considerare che, mentre le macchine avevano una “anzianità” molto elevata (dati 2014 UCIMU), la sezione digitale e IT possa essere condizionata da delle variabili differenti. Sia che si tratti di terminali a utilizzo diretto (portatili, mobile, pad), sia server, alcune aziende potrebbero trovarsi in un momento di evoluzione quantica (quantum leap): si intende un balzo in un nuovo scenario.
Un analisi di confindustria può offrire uno spunto di riflessione ulteriore nell’evoluzione di questi scenari. Ipotizziamo, per semplificare, una media impresa che per adattarsi alle esigenze di mercato, la domanda di preventivi immediati, debba acquistare nuovi macchinari per velocizzare la sua produzione, a cui accoppiare un intero dipartimento IT che includa server ( per la raccolta e elaborazione dai dati) e tutta una serie di nuovi terminali, sensori e apparati di gestione dati in relazione con attività umana. Si aprirebbe quindi una nuova primavera per il mondo IT, che può trovare nella digitalizzazione delle PMI un nuovo mercato.
Innovatori
In questo settore si possono raccogliere, semplificando, tutte quelle realtà che possono cavalcare una domanda emergente di nuovi modi di pensare, di valutare scenari, di affrontare mercati e modificare le aziende per adattarsi. Dalle startup ai fondi che le supportano, dagli incubatori a venture capital, un comparto che appare molto frammentato e va dalla gestione di nuove applicazioni al finanziamento delle stesse. Dalle strategie digitali SEO per ottimizzare l’acquisizione di nuovi contatti alla elaborazione degli ordini seamless (senza soluzione di continuità), quelli che partendo da un ordine in Rete arrivano fino alla creazione del prodotto su misura ordinato dal consumatore finale.
In questo settore, come del resto ha rilevato anche il ministro Calenda in una recente audizione alla Camera, si riscontrano le peggiori performance.
Che il settore delle startup, paragonato ad altre nazioni come la Francia, abbia ricevuto fondi più modesti, è un dato di fatto. Il Ministro ha tuttavia dichiarato che un nuovo piano per spingere ulteriormente la crescita è in via di ultimazione. Vale la pena ricordare che le elezioni del 2018 potrebbero creare una discontinuità nell’attuale Ministero dello Sviluppo Economico. Questo potrebbe modificare le successive politiche e piani di sviluppo emanati dal governo.
Restano infine due temi da trattare che, pur non direttamente legati alla I4.0, ne sono di fatto elementi complementari.
Formazione e finanza
Un tema su cui altri ministri, e in particolare quello alla Pubblica Istruzione Valeria Fedeli, si sono mossi è la formazione del personale adatto a questa nuova rivoluzione. Costi che solo le grandi aziende possono affrontare e, anche in questo caso, l’onere della formazione, della gestione interna, generano un ulteriore carico di stress sul tessuto produttivo.
Sul fronte finanziario invece si rilevano alcune tensioni e una comprensione relativa da parte degli istituti di credito nel supportare la crescita. Se un finanziamento della industria 4.0 per il rinnovo e l’acquisto di macchinari è disponibile in quasi tutte le offerte bancarie, non si evince quanto gli istituti finanziari siano disposti a supportare effettivamente con prestiti tutta quella costellazione di elementi che contribuiscono alla crescita in un ottica 4.0.
Ci si riferisce per esempio alla sopra menzionata formazione, ma anche la logistica, il cambiamento di siti produttivi per ospitare con maggior efficienza i nuovi macchinari, scelte energetiche differenti e così via.