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Un’industria dai grandi profitti con attori ricchi, ma anche stanchi, incapaci di stare al passo con i tempi. Il settore assicurativo è stato per decenni fin troppo fedele a se stesso.

Poi, secondo una parabola simile a quella della finanza tecnologica, le grandi aziende del comparto hanno capito che “rinnovarsi” era l’unica chiave per non scomparire. Hanno dato allora vita a partnership con le startup che stavano sperimentando nuove tecnologie (leggi intelligenza artificiale, chatbot e blockchain) creando di fatto un nuovo mercato che si è affermato negli anni più recenti: l’insurtech.

Crasi tra la parola assicurazione e tecnologia, l’insurtech lo scorso anno è stato valutato 532,7 milioni di dollari e, secondo la società di analisi, ResearchAndMarkets.com, supererà il miliardo di dollari, entro il 2023.

Ma come è cambiato il mondo assicurativo, quali sono le startup in Italia e all’estero che si stanno affermando e quali le sfide e le minacce del futuro? Le raccontiamo in questo articolo con l’aiuto di Gianluca de Cobelli, cofounder e Ceo di Yolo, l’insurtech che qualche mese fa ha ricevuto un finanziamento di 5 milioni di euro guidato da Intesa Sanpaolo (ne parliamo qui).

Come il tech cambia il mondo assicurativo

Sono tre i principali campi più pronti alla rivoluzione delle startup. Il primo è la customer experience, l’esperienza degli utenti che per troppo tempo è rimasta pressoché invariata.

Sfruttando i canali digitali, le startup hanno aperto nuove strade, aumentando l’accessibilità nel mercato. Pensiamo alle app che consentono una più veloce comparazione dei prezzi (e quindi facilitano la scelta degli utenti). Oppure alla possibilità di sottoscrivere un’assicurazione da remoto, fino alla riduzione dei tempi nella liquidazione e nel pagamento dei sinistri.

Il secondo campo è quello dell’efficienza, che si lega strettamente al punto precedente. L’uso di tecnologie come intelligenza artificiale e chatbot, si sta rivelando utile in tutte le fasi del processo di assistenza del cliente, dalla richiesta, fino alla sottoscrizione. In questo l’AI sta portando rapidità ed efficienza, eliminando le lungaggini burocratiche che spesso associamo al settore assicurativo.

Il terzo campo è quello della nascita di nuovi modelli di business. Qui sono due i settori che alcune delle startup più in vista del momento stanno cavalcando e, in alcuni casi, creando da zero. Pensiamo a tutte le nuove opportunità che nascono dai processi di automazione delle auto, con la guida automatica che rivoluziona il rapporto tra proprietario dell’auto e assicurazioni. Oppure, all’automazione della casa. La domotica offre agli utenti la possibilità di assicurare le tecnologie che hanno introdotto nei loro appartamenti, e dalle quali dipende sempre di più il benessere della loro vita.

Non è un caso che “customer experience, maggiore efficienza e nascita di nuovi modelli di business”, siano le tre voci che i manager del settore assicurativo hanno citato,alla domanda, “come l’insurtech può favorire il settore?”, stando al World Insurtech Report 2018. Uno studio molto interessante per gli startupper che vogliono creare nuovi progetti nell’insurtech e capire quali sono le esigenze delle big company e degli utenti da intercettare.

 

Le tecnologie coinvolte: blockchain, AI e chatbot

Alcune tecnologie, più di altre, si sposano alla perfezione con il settore assicurativo. La prima è senz’altro la blockchain, che decentralizza le informazioni e rende quindi i dati più sicuri e meno esposti all’attacco di hacker.

La blockchain diventa attraente per le compagnie assicurative nella misura in cui consente loro di raggiungere quella “maggiore efficienza” di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente. Efficienza significa, la possibilità di concludere in modo più rapido le transazioni, di avere una gestione migliore del flusso finanziario. E soprattutto di pagare i clienti in modo più veloce, attraverso gli smart contract, come fa Lemonade, una delle insurtech più interessanti nel panorama mondiale, come vedremo tra poco.

Per migliorare la customer experience invece entrano in gioco i chatbot, gli agenti conversazionali, che proprio grazie ad algoritmi di apprendimento automatico (machine learning), supportano il cliente in tutte le fasi del processi di acquisto, nel post vendita e nel remarketing. Proprio i chatbot sono la tecnologia scelta da grossi gruppi assicurativi, come Allianz, che li utilizza per migliorare l’efficienza dei suoi servizi nell’assistenza ai clienti.

E poi c’è l’intelligenza artificiale che gioca un ruolo sempre più decisivo nel personalizzare l’offerta, abbinando il servizio assicurativo alla persona che più può trarne beneficio. Per farlo, ha bisogno di accedere a una grande mole di dati sulle abitudini e lo stile di vita dei consumatori (come anche i post e le foto pubblicate sui social). Esistono già software di analisi che aiutano le aziende, soprattutto quelle del comparto assicurativo, a capire meglio i loro clienti analizzando gallerie fotografiche che postano sui social e a creare così dei profili di rischio. Tecnologie che richiamano, tuttavia, a possibili violazioni della privacy, una delle grandi sfide che le insurtech si trovano ad affrontare oggi.

 

Le star dell’insurtech

Come si trasforma tutto questo in business concreti? Lo raccontano le storie di alcune delle insurtech che più hanno saputo distinguersi su scala mondiale.

Se ci fosse una monarchia nel mondo insurtech, il re sarebbe di sicuro una startup cinese che ha battuto ogni record. Stiamo parlando di Zhong An, quotata alla Borsa di Hong Kong dal 2017, con una valutazione complessiva di 11 miliardi di dollari.

Numeri che ha potuto raggiungere anche grazie alla “culla” in cui è nata: Zhong An, infatti, nasce da una collaborazione tra tre giganti come Alibaba, Ping An Insurance e Tencent.

La particolarità della startup è di aver puntato sulle micro polizze: da quelle standard, come assicurazione contro malattie, a quelle legate al settore dell’ecommerce (in caso di danneggiamenti ecc.), fino a polizze davvero originali, come quella che assicura i tifosi in trasferta per una copertura delle spese mediche in caso di tafferugli con i supporter della squadra avversaria.

Grazie a un uso massiccio della tecnologia – la maggior parte dei circa mille dipendenti dell’azienda è impiegata nell’area tecnologica – la startup profila i suoi clienti secondo differenti parametri, in modo da ridurre rischi e perdite.

Dopo la Cina, tra i mercati più promettenti per le insurtech troviamo l’America. Uno studio di CBinsight sul settore mette sul podio tre startup che hanno saputo fare molta strada nel settore.

La prima è Lemonade: fondata da Daniel Schreiber e Shai Wininger, ha raccolto 180 milioni di dollari, gran parte dei quali dal gigante delle telecomunicazioni giapponese, SoftBank. La startup ha attirato l’attenzione di investitori e utenti, grazie alla velocità con cui riesce a gestire le richieste: pochi secondi per sottoscrivere un’assicurazione (circa 90 secondi) e pochi minuti per essere rimborsati (fino a tre minuti).

Per riuscirci, usa un sistema decentralizzato su blockchain e gli smart contract. Funziona così: l’utente fa la richiesta di risarcimento, lo smart contract verifica la veridicità della sua richiesta, e sblocca il pagamento. Lemonade è molto forte nell’assicurazione della casa ed è una soluzione flessibile: ha aperto le sue API agli sviluppatori e oggi qualsiasi ecommerce, servizio finanziario, o altro, può integrare le proposte della startup all’interno della propria piattaforma.

insurtech domotica

La raccolta dei dati è alla base del successo di un’altra startup dell’insurtech, Clover, fondata da Kris Gale e Vivek Garipalli, che ha raccolto circa 925 milioni di dollari. L’ultimo round da 500 milioni, arrivato a  gennaio di quest’anno, è stato guidato da Greenoaks Capital.

Per raggiungere questi numeri, Clover ha puntato tutto sull’utenza più anziana e a più basso reddito: gli over 65 americani coperti da Medicare Advantage, un programma di assicurazione federale, che permette a persone con patologie e disabilità, di scegliere un’assicurazione privata, pagata poi dal governo.

Per conquistare questo mercato, la startup punta tutto su un approccio “data driven” che, attraverso l’accesso ai dati sanitari, capisce quando i pazienti hanno bisogno di cure mediche, riducendo il numero di ricoveri ospedalieri. Così risparmiano tutti: il paziente, la compagnia di assicurazione privata e anche il governo.

A chiudere il trittico delle startup americane c’è Metromile, fondata da David Friedberg e Steve Pretre, che ha raccolto 295 milioni di dollari. L’idea è di legare il premio assicurativo ai chilometri percorsi dal veicolo, con la formula “per-mile insurance”, ottima soprattutto per chi vive nelle grandi città e limita al massimo l’uso della sua auto.

Per misurare l’effettiva percorrenza del veicolo, usa un suo strumento particolare: un dispositivo wireless che si collega all’auto in modo molto semplice (va inserito nella presa OBD). In questo modo chi percorre meno di 8mila chilometri l’anno, può risparmiare fino al 40%.

 

In Italia, round record di 100 milioni per Prima Assicurazioni

Gli anni più recenti dell’Insurtech in Italia sono stati molto promettenti. Un trend che rispecchia in generale, una maggiore attitudine degli italiani a utilizzare i servizi finanziari digitali: nel nostro Paese sono già 11 milioni gli utenti che hanno provato almeno una volta un servizio tech applicato al sistema finanziario e assicurativo, secondo la ricerca dell’Osservatorio Fintech&Insurtech del Politecnico di Milano.

Tra le startup che hanno saputo distinguersi c’è Prima Assicurazioni, la startup fondata di Alberto Genovese, capace di raccogliere un mega – deal di 100 milioni, record per l’ecosistema italiano, con investitori stranieri, tra cui Goldman Sachs Private. Già founder di Facile.it (con un’exit da 100 milioni), Alberto ha creato un’agenzia digitale che si occupa della distribuzione di polizze RC auto, moto e furgoni di Great Lakes, compagnia del gruppo Munich Re, uno dei maggiori gruppi di assicurazioni del mondo.

La startup è riuscita a ritagliarsi una nicchia di mercato in un settore, quello delle vendite di assicurazioni auto, ancora poco digitalizzato e “user friendly”.

Altro grande protagonista dell’insurtech italiano è  Yolo,  fondata da Simone Ranucci Brandimarte e Gianluca de Cobelli, è un player digitale attivo nell’Insurtech che punta tutto sulla personalizzazione, con micro-polizze e non solo, in settori come beni, persone, salute e viaggi. Su Yolo, per esempio, è possibile sottoscrivere una polizza anche nel caso tu sia uno sciatore e voglia assicurarti per una gita domenicale: «Abbiamo creato una piattaforma che è un e-commerce integrato per supportare le grosse compagnie di assicurazione, che così consentono ai loro consumatori di comprare i servizi di cui hanno più bisogno, in modo immediato», spiega Gianluca, che con la sua innovazione ha conquistato grandi gruppi come Chubb, Helvetia e Zurich, oltre a Intesa Sanpaolo che ha recentemente sottoscritto un aumento di capitale della società.

Yolo_Team

Tre domande a Gianluca de Cobelli

Ex manager nel Gruppo CartaSì (ora Nexi), EY e Reply, Gianluca ha una lunga esperienza nel settore dei pagamenti digitali. Gli Abbiamo fatto tre domande per capire meglio quali sono le opportunità nell’Insurtech e come sfruttarle al meglio.

Come si costruisce una startup di successo nell’insurtech?

«Siamo partiti dall’individuazione delle esigenze del mercato, osservando quello che succedeva in mercati simili. Abbiamo notato dei nuovi trend, dei comportamenti emergenti dei consumatori, che non avevano ancora una risposta in un mercato tradizionale, legato ancora alla vendita con agenti e broker. Allora abbiamo colmato il gap e creato delle nuove offerte per soddisfare una domanda emergente di nuovi prodotti assicurativi fruibili in via digitale. In sintesi, sulla base della nostra esperienza, il mio consiglio è capire bene quale domanda vuoi soddisfare, costruire un’offerta che la soddisfi a pieno, comunicarla bene ed essere operativo nel più breve tempo possibile».

In che modo ci siete riusciti?

«Il punto da cui siamo partiti è stato quello di creare dei canali digitali, degli acceleratori che facilitassero l’incontro tra domanda e offerta. Fatto questo primo step, poi abbiamo deciso che tipo di tecnologie impiegare per rendere la nostra soluzione più sofisticata. Gli algoritmi di intelligenza artificiale e la geo-localizzazione ci consentono oggi di sollecitare la polizza giusta nel momento giusto».

Quali spazi e opportunità ci sono nel mercato delle assicurazioni?

«C’è tanto spazio per nuove startup. Basti pensare a tutti gli aspetti che riguardano la gestione dei sinistri, con la necessità di digitalizzare anche questo processo per offrire una migliore customer experience, per esempio. Poi ci sono le strade che apre l’Internet delle cose, nelle polizze delle case, della salute, oltre a tutto il filone delle auto, con le nuove tecnologie di automazione. Si può fare tanto per apportare un reale valore al consumatore finale».