Una tecnologia, la blockchain, che per il suo impatto è paragonabile a Internet e i suoi sviluppi tra piccole medie imprese e consumatori
Qualche mese fa Mauro Del Rio, fondatore di Buongiorno, spiegandomi il suo coinvolgimento in Iconium (il più grande blockchain venture fund italiano) mi ha fatto notare come in questo momento la blockchain sia un po’ come internet a metà degli anni ‘90. Non si capisce ancora cosa sia, ma si intravede un potenziale enorme.
I suoi sostenitori affermano che trasformerà ogni attività e che influenzerà la vita di tutti noi in pochi decenni.
La blockchain è un database decentralizzato, condiviso, distribuito dove tutti i partecipanti possono vedere e convalidare tutte le transazioni, creando trasparenza, fiducia e sicurezza ed eliminando tutti gli intermediari.
In Italia secondo l’ultimo report dell’ Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano diretto da Valeria Portale, nel triennio 2016-2018 sono stati 579 i progetti basati su questa tecnologia in giro per il mondo.
Dallo studio emerge che il 59% dei progetti relativi al 2018 è al livello di annunci (+94% sul 2017), ma sono risultati in aumento anche i prototipi (27%) e i progetti già operativi (14%), che insieme hanno registrato un incremento del +56% sull’anno precedente. I soggetti più attivi su questo fronte nell’arco del triennio sono i player finanziari (48% dei progetti), davanti alle pubbliche amministrazioni (10%) e agli operatori logistici (8%).
L’Italia è risultata il terzo paese europeo per numero di progetti: sono 19 che hanno avuto visibilità mediatica, ma ampliando l’orizzonte anche alla formazione e alla consulenza si arriva a quota 150.
Un mercato che entro il 2021 dovrebbe raggiungere i 2,3 miliardi di dollari e si stima che entro il 2027, ovvero tra meno di dieci anni, il 10% del Pil mondiale sarà generato da prodotti e servizi erogati tramite blockchain.
Un settore dove non a caso stanno spuntando una startup dietro l’altra. Dalla più famosa di tutte, Conio, fondata dall’ex AD di CheBanca! Christian Miccoli e Vincenzo Di Nicola, Fondatore di GoPago a Simone De Gaspari con Bitboat, Luca Sannino di Inbitcoin, Giuseppe Cardinale Ciccotti di Uniquid e Marco Vitale di Foodchain per citare solo i principali e dove il MISE ha nominato anche un team di esperti dedicato.
Difesa dell’eccellenza dei nostri prodotti sui mercati internazionali, lotta alla contraffazione e sostegno alla competitività delle imprese manifatturiere sfruttando il potenziale abilitante del digitale: è questa la finalità del progetto pilota “La Blockchain per la tracciabilità del Made in Italy”, che vede il Ministero dello Sviluppo Economico in prima fila con il supporto di IBM e la collaborazione di associazioni e aziende della filiera del tessile italiano che rappresenta 54 Miliardi di Euro di fatturato
Il progetto è stato introdotto dal Direttore Generale per la politica industriale, l’innovazione e le piccole medie imprese Mario Fiorentino e Loredana Chianelli, italy blockchain practice leader e associate partner IBM Italia che in mezzo a questa fuga dei cervelli rappresenta un giovanissimo talento che ha già fatto il giro del mondo ma che proprio grazie all’esperienza su temi come questi è tornata ad innovare nel nostro Paese.
Insieme a noi, a raccontare il progetto fortemente voluto da Marco Bellezza, Consigliere per l’innovazione del MISE, c’erano i veri protagonisti cioè imprese e associazioni della filiera tessile e la moda: Daniele Del Genio, esperto di PNL, ex consulente aziendale che ha fondato nel 2005 Calceviva e poi il brand Rossorame e nel 2015 la società manifatturiera Ametlab, Doriana Marini, Vice Presidente CNA Federmoda e fondatrice di DIENPI specializzata in progettazione e realizzazione di accessori per la moda nel lusso, Luigi Gabriele, Responsabile PA di Adiconsum con focus su tutela del consumatore, regolamentazione, legislazione e relazioni istituzionali, Marino Vago, Presidente di Sistema Moda Italia e AD di Vago SPA a Busto Arsizio, imprenditore ma da sempre impegnato nell’associazionismo, Matteo Cavelli, Presidente di Tessili Vari, associata di Confapi e titolare di Mario Cavelli SRL che produce tende e tessuti dal 1933 e Giovanna Baglio, Chimica, Sustainability Manager di Ostinelli Seta che si occupa di progetti di CSR, è esperta di certificazioni aziendali e di sostenibilità e si occupa da anni di validare la supply chain (la catena dei fornitori) per lo sviluppo delle materie prima nella produzione di tessuti e accessori per l’alta moda.
Si tratta di un primo modello sperimentale che risponde a precisi bisogni e che può crescere con un approccio progressivo e una visione di lungo termine, oltre a risultare di facile replicabilità in altri contesti industriali. Il MiSE sta valutando le opzioni disponibili per lo sviluppo di questa tecnologia e lancerà delle nuove sperimentazioni su altre filiere produttive.
La piccola e media impresa ha oggi il forte bisogno di un sostegno sistemico per poter migliorare la trasparenza e la tutela dei propri marchi, sotto molteplici punti di vista, sia all’interno della filiera di appartenenza sia nei confronti dei consumatori finali.
Di fronte a uno scenario che mette in luce una frammentarietà di sistemi, approcci e iniziative, la Blockchain mette a disposizione caratteristiche da paradigma di riferimento con cui garantire la standardizzazione, l’immutabilità e l’autenticità di dati e documenti, la loro sicurezza, la riduzione dei contenziosi sulle transazioni e l’automazione dei processi, con un deciso miglioramento della produttività complessiva.
“Oggi presentiamo i risultati di una prima sperimentazione del MiSE che utilizza la Blockchain e le tecnologie basate sui registri distribuiti – dichiara Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico. Stiamo lavorando a livello europeo nell’ambito della European Blockchain Partnership al fine di esportare il modello italiano di protezione delle filiere produttive attraverso le tecnologie emergenti. Pensiamo che in questo ambito il nostro Paese possa giocare un ruolo di leader a livello comunitario”.
“L’apertura alla competizione dei mercati globali pone il brand Made in Italy nella condizione di dover assicurare la massima trasparenza e tracciabilità, dichiara Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di IBM Italia. L’uso della Blockchain è l’innovazione che può consentire alle nostre imprese di garantire i propri prodotti, differenziandoli in termini di qualità e sostenibilità. Questo permetterà ai consumatori di scegliere con la massima consapevolezza, garantendo alle aziende un ritorno importante in termini di fiducia”.
Lo studio di fattibilità del MiSE è partito dall’individuazione delle principali problematiche della filiera da cui, applicando metodologie innovative come il design thinking, sono emerse sia le esigenze più significative – si va dalla semplificazione delle interazioni all’accesso immediato alle informazioni, dalle logiche di integrazione con i gestionali delle imprese alla semplicità d’uso – sia le proposte di miglioramento dei processi di tracciamento interfiliera.
Con IBM, la fase di sperimentazione ha quindi prodotto un primo prototipo basato su piattaforma Blockchain, messa a disposizione delle aziende partecipanti via Cloud. Come caso di riferimento è stato scelto quello di un’azienda che emette al suo fornitore un ordine per un lotto di lino, verifica che la fibra sia certificata come biologica e ne realizza delle camicie per un particolare brand. Con un obiettivo di fondo: migliorare la tracciabilità, ostacolare la contraffazione e offrire al consumatore finale tutte le informazioni necessarie per un acquisto consapevole.
Torneremo a parlare di blockchain il prossimo 16 dicembre a Milano nella prossima edizione di StartupItalia Open Summit dove proprio il MISE, in collaborazione con ICE, organizzerà la prossima riunione del Gruppo Policy della European Blockchain Partnership, in cui l’Italia ha la co Presidenza.