Creare un buon rapporto con i dipendenti, rispettare il loro tempo e le loro esigenze ed essere decisi quando è necessario: chi siede in posizioni di comando dovrebbe seguire delle buone abitudini per non rischiare di far scappare i suoi sottoposti
Tutti i lavoratori, almeno una volta nella vita, si sono lamentati del proprio capo. Pare che un cattivo rapporto con chi gestisce aziende e uffici sia la principale causa di licenziamento: il 61 per cento delle persone che lascia un impiego, lo fa per questo motivo. E per quelli che rimangono risulta comunque più facile lavorare se chi comanda contribuisce a creare un clima sereno. Sarà per questo che Travis Bradberry sul sito del World Economic Forum ha cercato di tracciare un profilo del capo di successo. Se non proprio perfetto, quindi, quello che segue è un elenco delle abitudini che aiutano almeno a definire un buon boss. In generale, comunque, quello a cui l’operato del capo deve tendere è sempre la valorizzazione delle risorse attraverso una visione di insieme che aiuti a pensare in grande.
1. Condividere le informazioni
Mettere i sottoposti a conoscenza di ciò che accade nell’azienda non rappresenta una perdita di potere, ma, anzi, aiuta i dipendenti a svolgere meglio le loro mansioni. La buona abitudine di condividere le informazioni è strettamente legata a quella del delegare come scrive per LinkedIn Kevin O’ Leary: il capo non può e non deve far tutto da solo perché, se lo facesse, si perderebbe inevitabilmente nei dettagli, non riuscendo più a controllare l’azienda. Il capo che non fa bene il proprio mestiere ha anche paura di aiutare e chiedere aiuto perché, da un lato teme che non gli venga riconosciuto il merito, dall’altro non vuole dimostrare mai debolezza.
2. Attenti alle assunzioni
La squadra di lavoro deve essere scelta con cura. E non si tratta solo di leggere curriculum e valutare competenze. Il buon capo non si preoccupa solo della performance dei nuovi assunti, ma anche del suo inserimento nel gruppo. In altre parole, fer entrare in un team una persona particolarmente specializzata in un campo non è sempre la mossa giusta. Meglio preferire qualcuno che possa interfacciarsi con tutti su tutto. E attenti ai pianta grane, possono rovinare le dinamiche di un gruppo.
3. Celebrare le vittorie
Buona abitudine è riconoscere sempre le vittorie e congratularsi con chi le ha rese possibili. Fare il proprio lavoro è sì una cosa naturale, ma a volte i dipendenti hanno bisogno di riconoscimenti pubblici e privati per andare avanti e per non sentire sempre e solo l’ansia della scadenza. Sentirsi valorizzati e apprezzati dal capo è importante. Allo stesso modo, è opportuno evitare rimproveri in pubblico. Non aumentano l’autorità del boss, ma contribuiscono solo alla mortificazione del singolo. Lo conferma su Fortune la psicologa clinica Noelle Nelson: «Criticare le persone pubblicamente dimostra incompetenza manageriale», dice.
4. Rispettare il tempo dei dipendenti
È sbagliato per un capo comportarsi in modo che poi il suo dipendente sia costretto a rimanere a lavoro oltre gli orari stabiliti. Il buon leader comprende il valore del tempo proprio e altrui e fa in modo di non arrivare tardi alle riunioni e di essere sempre preparati così da poter centrare subito il problema ed evitare dispersione di energia.
5. Essere empatici
La valutazione della performance di un dipendente non dipende solo dalle sue abilità e dai risultati che ottiene. Il boss dovrebbe mettersi nei panni dei suoi sottoposti e capire il loro punto di vista. Questo comunque non deve poi trasformarsi in una sorta di atteggiamento genitoriale: i problemi personali degli individui devono rimanere il più possibile lontani dal posto di lavoro e il capo non deve lanciarsi in consigli e pacche sulla spalla che poco hanno a che vedere con il suo ruolo. Il capo, però, deve rispondere alle mail, essere accessibile da parte di tutti, non dare l’impressione di essere inarrivabile: il leader non si nasconde e non si isola. Buona norma è anche evitare l’eccesso opposto e cioè lasciarsi andare a pettegolezzi sul luogo di lavoro. Il gossip è una perdita di tempo e di energia e un buon capo non può permettersi che le dicerie incidano negativamente sui risultati.
6. Essere responsabili
Quando qualcosa non va per il verso giusto, chi è al comando deve avere la forza di assumersi le sue responsabilità. Solo i capi mediocri cercano di scaricare la colpa sugli altri. Il ruolo manageriale, invece, presuppone anche un controllo sul lavoro del team e, di conseguenza, una completa integrazione in eventuali scelte sbagliate. Questo ovviamente non significa che il capo non debba correggere gli errori, ma almeno pubblicamente la colpa rimane comunque sua.
7. Dire grazie
È evidente e più che giusto che il lavoro venga retribuito. Questo, però, non significa che tutto sia dovuto. Ogni compito svolto, ogni task completato ha bisogno spesso di un riconoscimento che vada al di là dell’assegno mensile. I capi che lo capiscono riescono a instaurare un rapporto diverso con i loro sottoposti che in molti casi mettono molto di se stessi in quello che fanno.
8. Rispettare la vita privata dei dipendenti
I dipendenti hanno vite oltre il luogo di lavoro: famiglie a cui rendere conto, amicizie da coltivare, hobby e interessi che sono le passioni di sempre. Questo significa che quando un capo chiede a qualcuno di rinunciarci in nome del lavoro, deve essere veramente necessario e deve essere consapevole che si sta chiedendo un sacrificio per il quale sarà indispensabile ringraziare.
9. Essere buoni comunicatori
Non dovrebbero mai sorgere dubbi sulle indicazioni date dal capo. Un vero leader non sceglie la strada dell’ambiguità per evitare le responsabilità e non sfugge alle domande, anche quelle più difficili, perché capisce che una buona comunicazione è uno degli aspetti più importanti del suo lavoro. Tutto infatti si fonda su quello che è in grado di trasmettere ai suoi dipendenti e su come coloro percepiscono ordini e suggerimenti. Niente va lasciato al caso.
10. Creare dei leader
Il capo degno di questo nome è in grado di ispirare, di formare e di far crescere nuovi leader. È inevitabile che questo accada se si sta dando il meglio di sé nel lavoro svolto e nel rapporto con i dipendenti, valorizzandone sempre i punti di forza. È anche un modo per lasciare una sorta di eredità all’azienda in termini di risorse umane.