Cosa fa di un leader un buon leader? Stefano Mosconi (Jolla) ha scritto un post su medium illuminante. Qui una breve sintesi (e qualche aggiunta)
Dopo aver parlato con un manager senti che lui (o lei) sono persone importanti, dopo aver parlato con un leader sei tu a sentirti importante.
Ci sono persone che ti danno l’ispirazione per fare sempre meglio. Ma per fare meglio – ed essere migliori – è necessario volerlo. Significa che bisogna essere motivati e la motivazione è qualcosa che è molto difficile trovare e molto facile perdere.
Mi sono chiesto negli ultimi anni, ossia da quando ho dato vita alla mia azienda, che cosa serve per essere un leader. Ho letto molto e fatto anche molta pratica, tuttavia, l’arte della leadership è molto complessa, qualcosa di magico quasi per me ed ha così tante sfumature che probabilmente sono già state scritte troppe cose per poterle prendere sul serio.
Qualche tempo fa ho tenuto una conferenza ad AVP (Aalto Venture Partners) e qualcuno mi ha chiesto se ritengo ci sia una differenza tra manager e leader. «Certo», ho risposto, «un manager su 10 è un leader e anche uno tra 10 persone che non sono manager».
Management e leadership sono due cose diverse e possono coesistere ma anche no e una non conduce all’altra. Se il management è in genere un lavoro (“Faccio il manager nell’azienda X”) la leadership è uno stato mentale, non puoi lavorare come leader, o lo sei o non lo sei, e se lo sei è meglio che non sia tu a dirlo, ma lasciare che siano gli altri a decretarlo (“È proprio un leader”).
(Questo non significa che il management è intrinsecamente cattivo e la leadership intrinsecamente buona, solo che sono due cose diverse).
Cosa fa un leader
Il lavoro di un leader è far emergere il potenziale da chiunque si trovi sotto la sua guida, dirigendo ma senza dire cosa fare, ascoltando e tenendo in considerazione le opinioni degli altri, tutte, lasciandoli poi fare ciò che sanno fare meglio.
La grande domanda è cosa serve per essere un leader, che tipo di caratteristiche bisogna coltivare per diventarlo. Ho visto molti leader senza potere e molte persone potenti senza leadership. Alcuni sono leader nati, altri possono imparare, altri non ci riusciranno mai. Una cosa che hanno i leader è il carisma, quella capacità di attrarre o quel fascino in grado di ispirare devozione da parte degli altri. Non ho idea di come si impari, ma so riconoscerlo nelle persone. È la parte più difficile per chiunque aspiri a diventare un leader.
Al leader il potere viene dato
David Foster Wallace disse: «La vera autorità del leader è un potere che gli è stato dato volontariamente e questa autorità gli viene garantita senza risentimento o rassegnazione, ma felicemente».
Esercitare la leadership con la dominanza (in altre parole il costante esercizio del potere in maniera brutale), anche se è il modo più antico di farlo, è anche quello più pericoloso perché si finisce per dover dominare sempre, avere sempre il controllo di ogni aspetto del business che si sta gestendo. Inutile dire che non si può avere il tempo di farlo. E che quando si esercita la leadership in questo modo non ci si può fidare di nessuno. Perché tutti non faranno altro che aspettare il momento di debolezza per attaccarvi.
I leader restano leader finché gli viene consentito
Per avere una leadership lunga e duratura bisogna dare il buon esempio, ascoltare e fidarsi delle persone. Valutare non solo la loro opinione, ma soprattutto la loro esperienza. È quello che io chiamo leadership gentile, morbida ma abile. Un costante flusso di informazioni, estrema trasparenza e consistenza. Assorbire gli errori e evidenziare i successi dei propri collaboratori.
Se volete farlo bene è un lavoro duro e bisogna avere l’elasticità e la determinazione per immergersi completamente. Soprattutto non c’è modo di fare i leader solo di facciata, proprio perché è necessario credere nella trasparenza e accettarne le conseguenze. E, sì, ci sono conseguenze perché «Con il grande potere ci sono anche le grandi responsabilità».
Far sentire le persone importanti non è un gioco da ragazzi e se lo fate solo perché lo state leggendo, allora rinunciate dall’inizio. Non c’è finzione più facile da riconoscere.