Dopo le elezioni di primavera 2017, il presidente della Repubblica Islamica Hassan Rohani ha lanciato un ambizioso piano per attuare una vera e propria rivoluzione digitale in Iran
Quasi 80 milioni di abitanti, un territorio sterminato e un mercato che aspetta solo di essere lanciato e sfruttato. Basta questo per far capire i margini di crescita, sotto diversi punti di vista, dell’Iran. Ora, dopo la vittoria alle elezioni di maggio 2017, il presidente della Repubblica Islamica Hassan Rohani ha lanciato un ambizioso piano per attuare una vera e propria rivoluzione digitale. Certo, i rapporti internazionali a dir poco complicati con i paesi del Golfo e soprattutto con gli Stati Uniti rappresentano un ostacolo di non poco conto. Ma la sensazione è che l’Iran possa ritagliarsi uno spazio importante tra i paesi emergenti sulla scena tech.
Alfabetizzazione digitale completa entro il 2021
L’obiettivo del moderato Rohani è chiaro: ottenere entro la fine del suo secondo mandato da presidente un Iran 4.0. Impresa non facile vista la disomogeneità economica e sociale tra le diverse aree del paese. La diffusione del Web da queste parti non è un tema per nulla scontato. E’ già dal primo mandato che Rohani ha iniziato a mettere le base per quella che nei suoi piani dovrà essere la quarta rivoluzione industriale dell’Iran, quella digitale. Nella prima fase del piano, è stata ottenuta la diffusione di Internet in 932 città e 28 mila villaggi, per un totale di 45 milioni di utenti collegati, più della metà degli iraniani. La velocità di connessione, grazie alla tecnologia 4G, è stata moltiplicata del 300% negli ultimi tre anni. Ma non è ancora abbastanza. L’amministrazione Rohani vuole di più. L’intenzione è quella di arrivare a coprire la quasi totalità del territorio.
Entro il 2021 vogliamo arrivare a una completa alfabetizzazione digitale e informatica dell’Iran
, ha affermato il ministro delle telecomunicazioni e della tecnologia dell’informazione Mahmoud Vaezi durante un meeting internazionale sull’industria 4.0 tenutosi a Teheran nelle scorse settimane.
La Silicon Valley iraniana
Ma per diventare un attore protagonista della rivoluzione 4.0, Teheran ha bisogno di innovazione. Per questo, tra le altre cose, si punta molto sulla scena tech. L‘Iran sta investendo moltissimo sulla nanotecnologia, tanto che è il sesto paese al mondo per la produzione di articoli scientifici nel settore. Una spinta decisiva in materia di innovazione può arrivare da una popolazione anagraficamente davvero giovane. Il 60% degli iraniani, infatti, ha un’età compresa tra i 20 e i 32 anni. Vale a dire all’incirca 45 milioni di persone. Un numero immenso dal quale non possono che scaturire idee e progetti che non aspettano altro di essere sostenuti. E i primi segnali in tal senso sono già arrivati. Negli ultimi anni dall’Iran sono emerse realtà importanti e startup che stanno facendo passi da gigante anche a livello internazionale. Uno dei punti cardine di questa nuova vitalità è l’incubatore Finnova, che si trova a pochi chilometri a Nord di Teheran, in una zona che è già stata ribattezzata la Silicon Valley iraniana. Un altro attore protagonista è Avatech, acceleratore di startup che ha puntato su 30 team nel corso di cinque cicli di investimento.
Zoraq, ZarinPal, Aparat e le altre
I giovani imprenditori iraniani che si stanno cimentando con la creazione di software sono tanti. Tutto sta accadendo in modo molto veloce. Qualche esempio? Partendo dalla scuderia Finnova, Zoraq è il primo portale iraniano per la prenotazione di viaggi, un tema sempre molto delicato viste le difficoltà burocratiche con le quali gli iraniani, specialmente i più giovani, devono scontrarsi prima di potersi recare all’estero. Takhfifan si sta ritagliando un ruolo da leader degli acquisti online all’interno dell’Iran ispirandosi a Groupon. ZarinPal è una sorta di PayPal in salsa persiana, mentre Cafe Bazaar è un’app per smartphone che funziona sulla falsariga di Google Play e può vantare già 20 milioni di utenti. Due startup promettono invece di rivoluzionare lo stile di vita di Teheran, megalopoli di 14 milioni di abitanti abituati a muoversi sempre in auto o con le famigerate e spregiudicate motociclette che invadono quotidianamente le strade della capitale. Snapp e Tap30 offrono una pratica ed economica alternativa ai taxi, alla stregua di quanto accade con Uber. C’è poi chi ha fatto il grande passo e da startup è diventato un’azienda a tutti gli effetti con tanto di milioni di dollari di fatturato. E’ il caso di Digikala, sito di e-commerce costruito sul modello di Amazon e valutato sui 150 milioni di dollari, e di Aparat, una sorta di YouTube in salsa persiana. Da Avatech, che ha la sua sede all’interno della facoltà di Ingegneria dell’Università di Teheran, sono invece usciti Reyhoon, un’app di food delivery di grande successo per le strade della capitale, Navaar, un immenso mercato virtuale di audiolibri, e Taskulu, una piattaforma di project management che ha rapidamente assunto un profilo internazionale. Tra le startup che fanno parte dell’ultimo ciclo si sta mettendo in luce Chegovara, un servizio di consegna di acqua porta a porta. Cosa non banale in un paese che, tra le sue principali preoccupazioni per il futuro, annovera proprio la mancanza d’acqua potabile. Ma, se la rivoluzione digitale voluta da Rohani dovesse andare in porto, l’Iran avrà la freccia dell’innovazione da poter scagliare dal proprio arco.