Il mercato delle aziende che offrono servizi di coworking è in piena espansione. Si stima che più di un milione di persone in tutto il mondo utilizzi questo tipo di servizi (cinque anni fa erano solo 80 mila). Più che semplici operazioni immobiliari, questi spazi stanno diventando il fulcro dell’attuale trasformazione del mercato del lavoro, incentrata sul bisogno di compagnia e contatti professionali di un numero crescente di lavoratori autonomi.
Il coworking come luogo di sperimentazione, contaminazione e sviluppo di nuovi modelli di business. Come quello proposto da Primalbase, una startup di Amsterdam che ha ideato un sistema di membership ingegnoso, che unisce la tradizionale operazione di “affitto” di una postazione alla trasparenza nerd della blockchain.
Un gettone che vale una scrivania
Come funziona? Chi vuole accaparrarsi una scrivania a vita in uno degli spazi gestiti dalla startup non deve far altro che acquistare un “token”, un gettone digitale, pagando in Bitcoin. Il token potrà in seguito essere venduto o noleggiato, per un periodo di tempo limitato, a terzi: il numero limitato di gettoni emessi (Primalbase ne distribuirà soltanto mille) garantirà la sostenibilità economica dell’operazione.
“Siamo stati impegnati nei progetti della comunità blockchain per diverso tempo – spiega a StartupItalia! il presidente Dmitry Faller – e una delle frustrazioni era che non erano basati un prodotto reale e tangibile. Volevamo cambiare questo e data la nostra esperienza nella gestione di spazi di coworking ci è sembrato naturale iniziare da lì”. La soluzione è stata appunto quella di mischiare l’economia legata alle cripto-valute a quella più tradizionale. “In questo modo abbiamo trasformato quello che una volta era un costo, l’affitto, in un investimento – il gettone che garantisce l’accesso a vita”.
Via alle contrattazioni
In effetti data l’elevata volatilità del bitcoin potrebbe trattarsi di un investimento altamente remunerativo, o molto azzardato, e in parte dipenderà anche da quando il gettone verrà acquistato. Lunedì 26 giugno, primo giorno dell’Initial Coin Offering (ICO), il rapporto sarà di 3 a 1, tre bitcoin per ogni Primalbase Token (PBT). Al cambio attuale, nel momento in cui scriviamo, circa 8100 dollari in tutto. Dal secondo al settimo giorno dall’ICO salirà a quattro bitcoin per PBT, per poi assestarsi su un valore di cinque a uno.
Il token sarà “spendibile” nel coworking di Primalbase di Amsterdam, il primo di una serie di spazi che dovrebbero essere aperti presto a Berlino, Londra, New York e Singapore. Al di là della di disponibilità economica o meno di una cifra non piccola, seppur legata a una membership a vita, ne vale la pena? O è un rischio eccessivo? “Se non ci fosse niente di concreto dietro al gettone – sostiene Faller – è vero, la speculazione potrebbe andare in un senso o nell’altro. Tuttavia i nostri token, a differenza di BitCoin o Ethereum, per dire, sono legati a un asset tangibile, quello immobiliare, che ha un costo di mercato nel mondo reale, per cui è improbabile che il valore scenda più di tanto”.
Token scambiabili e modello di business misto
L’altra strategia per coprirsi le spalle che i possessori di PTB potranno adottare, è quella di mettere a frutto l’investimento, cedendo l’utilizzo (non la titolarità) del token per qualche tempo a un amico in cambio di un corrispettivo.
Tutto avviene tramite un meccanismo peer-to-peer: il possessore del token lo invia al portafogli digitale del compratore, per un tempo predefinito. Le condizioni precise devono essere stabilite fra le parti, ma il tutto viene poi scritto nella blockchain e il contratto viene eseguito automaticamente. In pratica, è come se cedeste la tessera della palestra a un amico, che la può essere per passare i tornelli, ma non è titolare del contratto. Per ora, quello proposto da Primalbase è soprattutto un concept interessante, uno dei primi esempi di economia “parallela” a quella ufficiale, basata sulla blockchain ma legata ad asset fisici. Un’idea originale, forse perfino troppo in anticipo sui tempi, ma che potrebbe aprire scenari inediti per il prossimo futuro.
In ogni caso, i fondatori, sono visionari sì, ma con i piedi per terra. La loro intenzione è quella di adottare un modello di business misto: da un lato i guadagni provenienti dall’affitto degli uffici secondo i metodi tradizionali, che costituiranno il grosso dei profitti; dall’altro i proventi legati alla community di possessori di token. Comunque vada, la sostenibilità dovrebbe essere assicurata.