Il filosofo australiano Peter Singer è tra le persone più influenti al mondo. Analizza il presente riportando tutto, guerre, terrorismo, crisi, alla giusta proporzione: «In prospettiva storica, oggi è il migliore dei mondi possibili»
Per capire cosa pensa Peter Singer del presente, bisogna considerare quello che ha detto in passato. È uno studioso di etica, una delle persone più influenti del mondo e soprattutto un intellettuale convinto che la moralità di un’azione dipenda dalle sue conseguenze. Se, quindi, Singer ci dice che oggi stiamo messi meglio di 10, 20, 30 o 40 anni fa, lo afferma in base a un principio utilitaristico. Sono le sue convinzioni ad aver portato alla nascita dell’altruismo efficace (effective altruism). In sostanza, un movimento che si fonda sull’analisi dei fatti e sulla concretezza per aiutare gli altri.
«Bisogna essere ottimisti»
Guardando a quello che accade intorno a noi ci sono tutti gli elementi per essere portati a disperare secondo Singer: la diffusione della xenofobia rappresentata dalla Brexit, la crescita dei movimenti populisti e di estrema destra, il livello basso della politica statunitense.
Nonostante questo, il filosofo si dice ottimista: «Globalmente, il mondo è in una situazione molto migliore che nel passato, nonostante i titoli sulla guerra in Siria e in altri luoghi dove stanno accadendo cose brutte. Ci sono state meno persone uccise in guerre, genocidi o altre forme di violenza nell’ultimo decennio che in ogni altro periodo. Dobbiamo consolarci con questo».
Anche quando si parla di terrorismo l’approccio di Singer è pratico: «Dopo tutto, il numero di persone uccise dai terroristi è piccolo se paragonato alle persone morte in incidenti stradali».
Perché nonostante tutto il mondo sta migliorando
Anche sulla crisi dei rifugiati la posizione è simile, dato che il numero di individui senza sistemazione in giro per il mondo è comunque inferiore a quello di chi ha sperimentato l’estrema povertà negli ultimi 50 anni. Il mondo, in generale, sta migliorando.
Anche se il saggista australiano conserva l’ottimismo, non abbandona comunque la preoccupazione per ciò che accade nei Paesi da cui viene l’ondata migratoria. Singer, però, ha una soluzione pratica anche per questo problema: costruire i campi profughi nelle nazioni meno ricche vicini ai luoghi di conflitto.
I diritti degli animali: un segno di speranza
Ma non si ferma a questo. Singer parla a ciascun individuo e invita ad aumentare le donazioni agli enti caritatevoli. Il suo contributo per lo scorso anno è stato del 40 per cento delle sue entrate.
E a questo ha aggiunto la sua battaglia contro il consumo della carne, un altro dei temi a lui molto cari e che lui usa per dimostrare quanti progressi sia possibile fare nel tempo. «Negli ultimi 15 anni, c’è stata una legislazione che ha cambiato il modo in cui gli animali possono essere tenuti negli allevamenti in Europa. Quando ho cominciato a occuparmi di animali negli anni ’70, la gente rideva e diceva che non sarebbe mai cambiato nulla, che stavo provando a combattere un’industria enorme. In realtà, però, il movimento animalista ha cambiato molto», dice.
La proporzione degli eventi
È proprio dai risultati positivi che ha accumulato durante la sua vita che Peter Singer deriva la sua convinzione che un futuro migliore sta arrivando.
La sua prospettiva è storica: gli eventi tragici di oggi sono senza dubbio gravi, ma appaiono molto meno allarmanti se si guarda al passato e a tutto il corso della vicenda umana. Bisogna riportare tutto alla giusta proporzione.