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Anche i genii sbagliano. E a volte in modo clamoroso. Come Steve Jobs, quando nel 1985, dopo essere licenziato da Apple, vende l’11% delle sue azioni: oggi quegli stessi titoli avrebbero un valore di ben 66 miliardi di dollari. Se non lo avesse fatto avrebbe reso sua moglie, Laurene Powell Jobs, la donna più ricca del mondo, forse (come spiega Business Insider) anche più di Bill Gates.

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Come Jobs guadagna l’11% di Apple

Per capirlo bisogna fare un salto indietro di 40 anni: 1 aprile 1976, Jobs e Steve Wozniak hanno cofondato Apple e hanno bisogno di soldi per lanciare la compagnia. Quando Apple è apparsa in Borsa, quattro anni dopo, Jobs possiede l’11% delle azioni delle azienda che allora valevano più o meno 130 milioni di dollari.

L’errore che oggi vale 66 miliardi

Tutti ormai conoscono la lite con l’allora Ceo di Apple, John Sculley che ha portato Jobs a mollare tutto e a iniziare una nuova avventura con Next. È un passaggio fondamentale per la vita dell’azienda, sul quale sono stati “sprecati” fiumi di inchiostro e di pellicole cinematografiche. La ricordiamo per i più distratti.

In breve Jobs ha 27 anni, secondo il consiglio non ha l’esperienza per gestire una compagnia. Viene scelto Sculley per i suoi successi con Pepsi. All’inizio sono buoni amici. Le cose iniziano a peggiorare al lancio di Macintosh Office, la stampante laser che si rivela un flop. Per Jobs costa troppo, 2.495 dollari e accusa Sculley che ha voluto un prezzo più alto. Inoltre, vuole che l’ex Pepsi sposti la spesa pubblicitaria da Apple II al Mac: «Se lo facciamo avremo grosse perdite» gli risponde Sculley. Jobs è arrabbiato. E qui le versioni sono due: c’è chi dice che è stato licenziato (lo stesso Jobs parla di “licenziamento” nel suo celebre discorso agli studenti di Stanford). Chi invece come Sculley stesso spiega come Jobs se ne sia andato di sua spontanea volontà.

Steve Jobs e John Sculley

Steve Jobs e John Sculley

Che sia andata in un modo o nell’altra, è qui che Jobs fa la mossa che gli sarebbe “costata” cara. In senso proprio letterale. Vende tutte le sue azioni, tranne una che gli consente di partecipare ai meeting annuali dell’azienda.

L’11% della Apple così come la conosciamo oggi vuol dire un’enormità: 66 miliardi. Ma lui, Jobs, il visionario, quel giorno del 1985, quei miliardi non li ha proprio visti.

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Anche con con Next non ha visto bene

Errare è umano, ma perseverare… Nel 1996 dopo aver venduto Next computer, l’azienda che ha fondato dopo Apple, Jobs ricompra 1,5 milioni di azioni Apple. Ma scontento dalla mancanza di vision del consiglio di amministrazione («avevo perso ogni speranza che quel consiglio potesse fare qualcosa di buono», dichiara al Times) vende di nuovo i titoli. Oggi quelle azioni avrebbero un valore di 4,6 miliardi di dollari.

Per fortuna c’era Pixar

La vendita delle azioni Apple porta Jobs a comprare la Pixar, lo studio di animazione cinematografica. Lo acquista per 5 milioni e questa volta fa un colpo da maestro, rivendendola alla Disney nel 2006 per 7,4 miliardi. Nell’affare era anche previsto l’acquisto dell’8% delle azioni Disney per un valore di 12,7 miliardi, che sono il 90% della ricchezza ereditata da sua moglie.

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