In corso il Consiglio Europeo sugli aiuti e sulle risorse a fondo perduto. L’Italia deve convincere i rigoristi
Ci sono Olanda, Austria, Svezia e Danimarca. Non è una barzelletta, ma la formazione dei Frugal Four che faranno muro al Consiglio Europeo appena partito a Bruxelles. L’appuntamento – come spesso accade con le faccende Ue – è definito cruciale per il futuro del Vecchio Continente ancora alle prese con la recessione provocata dall’emergenza pandemia e dal conseguente lockdown. Il nodo da sciogliere riguarda il Recovery Fund, uno strumento al centro di mille polemiche: da una parte c’è l’Italia, con il Governo Conte che punta a strappare un accordo vantaggioso per Roma. Dall’altra i rigoristi, i falchi, i paesi del nord: soprannominati i frugali. Il premier olandese Mark Rutte è stato tra i più fermi oppositori del piano a fondo perduto che invece Palazzo Chigi chiede a gran voce per reagire alla crisi.
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I Frugal Four
Obiettivo dei Frugal Four: meno soldi
Dovendo rispondere ai propri elettori, molto critici nei confronti della Roma sprecona, i Frugal Four si oppongono al Recovery Fund da 750 miliardi di euro, suddiviso in 250 miliardi a fondo perduto e in 500 miliardi sotto forma di prestiti. Troppo per chi ha bilanci pubblici ben più rosei dei nostri. Di mezzo, tuttavia, c’è l’intera infrastruttura europea, un condominio abitato da oltre 400 milioni di persone che, di fronte alla peggior crisi della sua storia, rischia di crollare per litigi interni.
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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Il premier olandese Rutte non ha mai celato lo scetticismo verso l’Italia. Settimane fa fece clamore un video in cui rassicurava un suo concittadino mentre lo implorava di non dare soldi agli italiani: “No, no”, fu il commento del politico, con tanto di risata. Ecco perché l’obiettivo dei Frugal Four è quello di ridurre il peso economico del Recovery Fund, guardando soprattutto alla voce delle risorse a fondo perduto e chiedendo una vigilanza adeguata per far sì che Roma spenda bene le risorse. Non c’è alcuna garanzia che la due giorni a Bruxelles arrivi a una conclusione positiva per (tutti) i Ventisette. Quel che è certo è che la pandemia – e la sofferenza patita in primis da Roma – non ha affatto ammorbidito i primi della classe.