I dati di oltre 50 milioni di utenti del social network sarebbero stati acquisiti illegalmente per influenzare il voto delle presidenziali americane
I dati di milioni di persone sono stati utilizzati (illegalmente) per influenzare il voto delle presidenziali americane del 2016. È questa l’accusa mossa dal The Guardian e dal New York Times a Cambridge Analytica grazie alle rivelazioni del whistleblower Christopher Wylie, ex dipendente della società.
Sono per l’esattezza 51 milioni i profili Facebook di elettori americani ad essere stati violati dalla web agency londinese, mentre lavorava sulla campagna di Donald Trump per la Casa Bianca. L’obiettivo è facilmente intuibile: profilare gli utenti e ottimizzare così al massimo la portata della propria propaganda politica.
Secondo quanto rivelato dall’inchiesta, questi dati sarebbero stati raccolti senza la consapevolezza degli utenti e con modalità che violano le condizioni di utilizzo di Facebook. Vediamo come.
Tutto attraverso un semplice quiz
Cambridge Analytica ha collaborato a due delle campagne elettorali vincenti più importanti degli ultimi tempi: parliamo della campagna pro Brexit e, come detto, di quella per Donald Trump.
In quest’ultimo caso, la società avrebbe sfruttato un’applicazione su Facebook apparentemente innocua, chiamata “thisisyourdigitallife”. Doveva essere una sorta di test sulla personalità dalle finalità accademiche, mentre si è rivelato soltanto un espediente per fare incetta dei dati degli utenti.
Oltre 270mila persone hanno partecipato al test. Attraverso la geolocalizzazione, le pagine seguite, i “mi piace” e le attività degli amici, è stato possibile così accedere ai dati di queste persone e dei loro contatti Facebook.
https://twitter.com/EP_President/status/975683240777453569
Il ruolo di Facebook
Anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani ha voluto commentare su Twitter la vicenda: «Le denunce riguardanti il cattivo uso dei dati degli utenti di Facebook sono una violazione inaccettabile dei diritti alla privacy dei nostri cittadini – ha scritto Tajani – Il Parlamento europeo indagherà appieno, chiamando le piattaforme digitali a darne conto».
Qual è dunque il grado di protezione dei nostri dati sul social network di Mark Zuckerberg? C’è sempre il rischio che questi ultimi possano essere utilizzati per finalità che non sono sotto il nostro controllo. Basta, come visto, una banalissima applicazione, come un test sulla personalità appunto, per profilare i nostri dati e quelli di altre persone a noi collegate.
Inoltre, la posizione di Facebook non è ancora stata del tutto chiarita. A quanto pare, la società sarebbe stata a al corrente dell’utilizzo illecito dei dati già dal 2015, ma non avrebbe informato gli utenti della violazione (pur attivandosi per chiederne l’immediata cancellazione).
Suspended by @facebook. For blowing the whistle. On something they have known privately for 2 years. pic.twitter.com/iSu6VwqUdG
— Christopher Wylie 🏳️🌈 (@chrisinsilico) March 18, 2018
Intanto sono stati sospesi gli account di Cambridge Analytica e il social network sta svolgendo anche delle indagini interne per capire se qualcuno dei suoi dipendenti possa aver favorito queste manovre da parte della società inglese.
Come prevedibile, le ricadute dello scandalo e gli strascichi di queste ultime ore sono costate care a Facebook: il titolo a Wall Street è sceso di oltre il 5%. E ora si attendono le parole di Mark Zuckerberg.