Un appello a CFO e tesorieri, a chi si occupa delle finanze delle aziende italiane. Per trasformarli nei protagonisti di una nuova rivoluzione del mercato per le PMI
La rivoluzione del fintech è in larga parte ancora un cantiere in costruzione. La tecnologia applicata ai sistemi finanziari è in grado di cambiare, per sempre, il panorama economico mondiale: ma non ha ancora compiuto quel balzo decisivo che permetta al settore di esplodere definitivamente. I tempi, però, sono maturi: l’Italia potrebbe giocare un ruolo chiave in questo mercato, grazie alla natura stessa del suo tessuto economico fatto di piccole e medie imprese a cui si affiancano autentiche multinazionali di rilevanza planetaria.
Lo stato dell’arte
Facciamo un passo indietro. Analizziamo per un momento il quadro attuale: ci sono aziende, pensate alle multinazionali che operano sul mercato delle materie prime, che ogni giorno generano movimenti di capitali enormi. Il CFO di FCA, quello di Exxon Mobil – scegliete voi quale esempio calza meglio! – probabilmente nel corso di una giornata assieme ai suoi collaboratori agisce su centinaia di conti correnti e trasferisce più denaro di una banca italiana di media grandezza, spesso prigioniero di multiple connessioni “home banking” con decine di banche. L’ultima grande innovazione in questo campo è stata prodotta da SWIFT (e modestamente fui tra i primi a promuoverla, in assoluto: è il sistema SWIFT for Corporate dove l’interfaccia è unica ed esattamente analoga a quella della banca. Una interfaccia, tante connessioni bancarie a disposizione.
Ma ci sono altri aspetti da considerare: ricordate il mitico film The Founder, sulla storia di McDonald’s? A un certo punto, l’avvocato che sta aiutando il fondatore a strutturare il business gli dice: “McDonald’s non è nel business degli hamburgers: è in quello del real estate!”. Allo stesso modo Airbnb, Uber, Booking, sono anche e sempre di più delle piattaforme potenzialmente finanziarie, strutturate con divisioni data, payment, scoring, factoring, lending e così via del tutto analoghe al business delle banche.
Tra tutte queste realtà c’è un fattore comune da tenere in considerazione: molte, se non la quasi totalità, operano in contesto B2C. Ovvero sono pensate per mettere in contatto le aziende coi consumatori. Poche, si contano sulle dita di una mano forse, sono autentici servizi B2B per le PMI: non esiste (ancora) una Revolut per le piccole e medie imprese. Non in Italia, per ora.
Ed è qui che nasce un’opportunità che dovremmo cogliere: c’è una larghissima fetta del sistema produttivo, italiano ma non solo, che oggi viene quasi completamente trascurato dalla rivoluzione fintech. Ci sono realtà, come le grandi aziende, che sono a tutti gli effetti soggetti finanziari e possono diventare protagonisti nell’offerta di servizi fintech alle altre aziende: settori come il liquidity management, il factoring digitale, potrebbero uscire completamente trasformati dall’ingresso di questi nuovi player.
La nascita di un’opportunità
Per questo FintechStage ha deciso di lanciare un appello ai CFO, ai tesorieri, a chi si occupa delle finanze nelle imprese del Belpaese: l’Italia, con la sua galassia di PMI a cui si affiancano grandi imprese, è il terreno ideale per creare un progetto pilota capace di dare vita a un vero fintech 2.0. Quello in cui nasceranno le digital bank per le PMI, in cui gli interlocutori non saranno soltanto le banche tradizionali che pure stanno investendo in questa direzione.
Le opportunità di collaborazione tra startup che si occupano di cash management, di lending, di pagamenti, di smart contract, e le istituzioni finanziarie sono enormi: l’intero mercato delle PMI è in attesa della nascita di nuovi servizi che rispondano alle loro richieste di liquidità. Allo stesso tempo, per le grandi imprese si apre l’opportunità di valorizzare asset per milioni, miliardi, che ogni giorno transitano nelle loro casse, ma che spesso restano infruttiferi. Abbiamo individuato nell’Italia il terreno ideale in cui circoscrivere il problema, elaborare soluzioni e in cui operano già i professionisti giusti capaci di dare il via a questo movimento.
Anche di questo parleremo a StartupItalia! Open Summit: daremo inizio a un percorso di confronto che continuerà nel corso del 2019 e che vedrà in FintechStage Festival un altro capitolo fondamentale. Come avevo già detto in audizione al Parlamento italiano, l’Italia ha davvero un’opportunità incredibile: quella di diventare l’ispiratore e il vettore di un’innovazione finanziaria digitale globale per le piccole e medie imprese. E, come sempre a SIOS, per trasformare quest’opportunità in realtà lavoreremo assieme a tutti voi.