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Come nasce un genio? Prova a spiegarlo il giornalista Ashlee Vance nella biografia che dedica a Elon Musk, l’imprenditore noto nel mondo per i suoi business visionari, auto elettriche, razzi spaziali, viaggi turistici su Marte, treni iper veloci. Nel libro troviamo diversi particolari inediti sulla giovinezza dell’imprenditore, dalla persona che più lo ha ispirato, suo nonno, ai pestaggi a scuola, dove per poco ci “lascia le penne”, ai lavori più disparati che ha dovuto fare per pagarsi gli studi, come il contadino e la pulizia di locali caldaie. Fino al viaggio su una vecchia BMW per cavalcare l’onda della dotcom.

SmartMoney dedicherà ad Elon Musk, uno dei più grandi imprenditori (e visionari) del secolo una serie di articoli a puntate. Ecco il primo, con 6 cose che poco note dei primi vent’anni del giovane Elon Musk.

1. I genitori pensavano fosse malato

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Non ha bei ricordi Musk della sua infanzia passata a Pretoria in Sudafrica, in pieno apartheid. Lui è figlio di Errol Musk, un ingegnere elettronico, e di una dietista con un passato da modella, Maye Musk. Da piccolo ha già i tratti del sognatore, ama perdersi nei suoi pensieri, tanto da preoccupare i suoi genitori: «A volte le persone gli parlavano e lui aveva lo sguardo completamente assente», ricorda sua madre. Gli strani comportamenti si ripetono tanto che i suoi hanno paura che soffra di sordità, o di qualche forma di autismo. Preoccupati, portano il piccolo Elon in giro per ospedali, ma è sano come un pesce, per fortuna: «Non è cambiato. Ancora oggi si perde nei suoi pensieri ogni tanto e capisci che è in un altro mondo. Quando succede ora lo lasciamo in pace perché sappiamo che nella sua mente sta progettando un nuovo razzo spaziale, o qualcosa di simile», spiega la madre.

2. Il suo mito, un nonno all’Indiana Jones

Joshua Norman Haldeman è l’uomo che più di altri ha influenzato il passato, il presente e anche il futuro di Musk. Suo nonno è un uomo eccentrico e a suo modo eccezionale. Nel 1952 compie un viaggio di ben 30mila miglia con un aeroplano privato per sorvolare l’Africa, la Scozia, la Norvegia e giungere alla fine in Australia. La coppia passa alla storia per essere stati i primi passeggeri di un aereo privato ad aver decollato dall’Africa all’Australia. Musk da piccolo ascolta i racconti di sua nonna, le mille avventure passate, e da questi acquisisce quello spirito da esploratore e pioniere che è così evidente nei suoi business. «Volava senza avere letteralmente nessuno strumento con sé. Non una radio, neanche delle mappe. Mio nonno aveva un debole per l’avventura, l’esplorazione e le cose folli», spiega Musk. Tuttavia, quello che più impara da Joshua è la sua filosofia di vita, l’idea che si può fare tutto. “Devi solo prendere una decisione e portarla avanti”.

3. Un libro che gli cambia la vita

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Da piccolo Musk è un lettore avido, ha sempre un libro in mano: «Non era raro vederlo leggere anche per 10 ore al giorno. Nel weekend divorava anche due testi nella stessa giornata» racconta Kimbal, uno dei suoi fratelli. Nella libreria del giovane Musk ci sono alcuni cult della letteratura di fantascienza, come il Signore degli Anelli e la Guida Galattica per gli autostoppisti. Da questo secondo libro, il capolavoro di Douglas Adams, apprende un’importante lezione, che una delle cose più dure della vita è capire che domande porsi: «Una volta che hai individuato la domanda, rispondere è un attività relativamente semplice», spiega Musk. La sua domanda è “come salvare il mondo dalla distruzione?”. La risposta, “vita su altri Pianeti ed energie rinnovabili”. «Forse ho letto troppi fumetti da bambino. Nei fumetti tutti cercano di salvare il mondo, renderlo un posto migliore. Anche perché fare l’inverso, non ha alcun senso».

4. A 10 anni sviluppa il primo gioco e a 12 guadagna

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Musk si trova nel centro commerciale di Johannesburg. Dopo averlo visto fa di tutto per convincere suo padre a comprarne uno. Nel 1980 ha in regalo un Commodore VIC-20, insieme a qualche libro per imparare a programmare. Sviluppa il primo gioco, chiamato Blastar, una lotta tra esploratori dello Spazio e astronavi aliene, che viene pubblicato sulla PC and Office Technology, rivista sudafricana nel gaming. Segue un altro e raccoglie i primi soldi, piccole cifre, ma Musk all’epoca ha solo 12 anni: «Il gaming mi ha insegnato un’importante lezione. Se fai qualcosa che le persone vogliono, saranno disposte a pagarti», racconta.

5. Quando lo pestarono a sangue

Un giorno terribile per lui. È a scuola con suo fratello Kimbal, seduti in cima a una scala, quando arrivano alcuni teppisti. Offendono e deridono Musk e suo fratello e uno di loro gli sferra un pugno, così forte che lo fa ruzzolare giù dalle scale. Poi in gruppo lo raggiungono e gli sferrano calci e pugni. Quando il personale della scuola lo soccorre, Musk è a terra in una pozza di sangue. Per rimettersi è costretto a trascorrere una settimana in ospedale. Inizia a sognare di andare via. L’America è la metà dei suoi sogni.

La via per arrivarci è il Canada. Sua madre ha origini canadesi e lì può arrivarci più agevolmente. Frequenta l’Università di Kingston, nella regione dell’Ontario, e per pagarsi gli studi lavora part-time, come bracciante nella fattoria di suo cugino a Waldeck, o come addetto alla pulizia del locale caldaia di una segheria per 18 dollari all’ora: «Se fossi rimasto all’interno per più di 30 minuti, sarei morto per il troppo calore», racconta Musk. Tra un lavoro e l’altro, trova il tempo di vincere una borsa di studio alla Wharton University in Pennsylvania e sbarca in Usa. Qui consegue il diploma universitario in Economia e Fisica. Gli ottimi risultati conseguiti gli aprono le porte di Stanford. Ma come in ogni storia di startupper che si rispetta (da Bill Gates, a Mark Zuckerberg), lascia la prestigiosa università per fondare con suo fratello la sua prima startup.

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6.  La prima startup (e l’exit di 307 milioni)

In Usa, Musk e suo fratello provano ad “afferrare” il sogno americano. Con i soldi che hanno risparmiato comprano una BMW 32OI ed iniziano un viaggio in California, per fermarsi a San Francisco. Il web è in piena espansione. Sono appena nati siti come Yahoo! e Netscape, e i due vogliono cavalcare l’onda e fondare una loro startup. L’idea arriva qualche mese dopo quando Musk incontra un venditore delle pagine gialle che cerca di vendere una versione online del servizio alle aziende. Musk si rende conto che il venditore ha le idee un po’ confuse sul web, ne parla con suo fratello: «Forse è una cosa che possiamo fare noi», dice a Kimbal.

È il 1995 quando nasce Global Link Information Network, la startup che viene poi ribattezzata, Zip2. Musk e Kimbal provano a convincere ristoranti, parrucchieri, negozi di vestiti, ad avere una presenza sul web. Un’idea che oggi fa sorridere, ma all’epoca rappresenta una rivoluzione. Zip2 punta proprio a creare una directory per ricercare attività di business e legarle a una mappa.  Pensiamo a una sorta di Google Maps che incontra Yelp, tanto per avere un’idea.

Per partire chiedono un prestito a loro padre, 28mila dollari, ben investiti. Nel tempo la startup trova clienti nel mondo editoriale, New York Times, Chicago Tribune, usano le sue mappe interattive e la directory, intanto un investitore, Mohr Davidow mette 3 milioni nell’azienda. La nuova proprietà si scontra con Musk che perde il ruolo di Ceo, gli succederà altre volte, come vedremo.

Ma la storia ha un lieto fine con la Compaq che fa una richiesta di acquisizione e fa sua Zip2 per 307 milioni di dollari e 34 in azioni, 22 milioni vanno a Musk.

To be continued…