Durante la tre giorni c’è stato spazio anche per le startup italiane. Tooteko, Iscleanair e 3DSign, portate da Italia Startup, hanno vinto nelle rispettive categorie. Ecco che cosa abbiamo visto a Istanbul
Metà expo, metà parata militare con ampio sfoggio di aerei da caccia, elicotteri d’assalto e missili, oltre a una sezione dedicata alla giovani aziende provenienti da tutto il mondo. Teknofest, la tre giorni organizzata dal governo turco nello scorso fine settimana, è stata la maniera di Ankara di presentare alla popolazione l’arsenale che dovrebbe garantire la sicurezza del paese. Alla manifestazione, che ha visto anche la presenza del presidente Erdogan, hanno preso parte 1000 aziende, tra cui nove italiane, alla ricerca di visibilità internazionale, sbocchi commerciali e nuovi mercati.
Missili e startup nel nuovo aeroporto di Istanbul
Organizzata in due mesi nel nuovo aeroporto di Istanbul che ambisce a diventare il più trafficato del mondo con 150 milioni di passeggeri all’anno, l’expo ha mostrato il potenziale, le ambizioni e i limiti di un paese in perenne tensione fra Oriente e Occidente.
Una veduta dall’alto di Teknofest.
La demografia è dalla parte di Ankara. Metà della popolazione ha meno di 30 anni, le università sfornano decine di migliaia di laureati: numeri che fanno invidia, soprattutto dalle nostre parti. Il territorio gode – è risaputo – di una posizione strategica: la compagnia di bandiera (Turkish Airlines) si vanta di essere il vettore con più collegamenti al mondo, e in effetti tra le destinazioni servite quotidianamente ci sono tutte le grandi città europee, arabe (comprese quelle “difficili” come Baghdad), ma anche i paesi africani e l’Asia.
Conviene investire in Turchia? Dipende. La tempesta valutaria dovuta allo scontro con gli USA ha reso il paese estremamente economico per chi vuole aprire un ufficio di rappresentanza: può diventare una scelta interessante per chi guarda al medio Oriente, fatto salvo il rischio-paese che la rende adatta ad attori esperti, soprattutto nel caso dell’acquisto di importanti asset produttivi.
I dati, del resto, sono recenti, e parlano chiaro. La stime di crescita per il 2018 sono state riviste nei giorni scorsi al 3.9%, una netta sforbiciata rispetto al 5.5% di qualche mese fa. Annunciato un taglio degli investimenti infrastrutturali: il nuovo aeroporto di Istanbul potrebbe essere uno degli ultimi. L’inflazione è un problema estremamente serio: quest’anno, secondo dati governativi, dovrebbe attestarsi al 20,8%, mentre l’anno prossimo, secondo le attese, si fermerà al 15,9%. Una conseguenza della perdita di terreno della lira sul dollaro (-40% da gennaio). Per rassicurare i mercati, il ministro del Tesoro e delle Finanze Berat Albayrak ha dichiarato di volersi concentrare su stabilità, tenuta dei conti pubblici e settori ad alto valore aggiunto, per aumentare esportazioni e capacità produttiva a lungo termine. Ma molto dipenderà dalla politica estera, cioè dal ruolo internazionale che il paese sceglierà di interpretare, e dai nemici che si farà.
L’avventura delle italiane: Tooteko vince il premio Education
Per le aziende italiane atterrate in Turchia sotto l’egida di Italia Startup, la più grande associazione di categoria, si è trattato, ad ogni modo, di un’occasione di confronto interessante. Si tratta di Carepy, Agricolus, Iscleanair, ADPM Drones, Biospremi, Tooteko, 3Dsign, Officina del Sole, EOS.
La cerimonia finale di premiazione.
La veneziana Tooteko ha vinto il primo premio nel settore Education ed è ormai pronta per crescere. La attendono un anno di spazi ad uso gratuito in Turchia e sevizi di mentoring e supporto, oltre a un bonus di mille dollari al mese. “E’ un mercato interessante per noi con una tradizione artistica ricca a cavallo tra l’Oriente e l’Occidente” racconta a StartupItalia! Fabio D’Agnano, uno dei tre soci fondatori. Tooteko produce un anello che, abbinato a sensori, una volta indossato trasmette ai non vedenti una descrizione audio delle opere d’arte scultoree presenti in musei e luoghi d’arte. Se l’opera originale non può essere toccata, un sistema di stampa 3D provvede a realizzarne una replica ad uso e consumo dei visitatori. Docente allo IUAV di Venezia, l’idea della startup si è affacciata nel 2012, dopo la tesi di laurea di una studentessa, subito diventata socia. “La svolta, però, è arrivata quando abbiamo assunto Debora, una ragazza non vedente con la passione per l’arte: grazie a lei i nostri contenuti si sono adattati perfettamente alla prospettiva degli utenti. Perché, in fondo, c’è sempre uno scarto tra la nostra sensibilità e la loro”.
Oltre che in Italia, oggi Tooteko è presente in Irlanda (a Cork), dopo esperienze di incubazione che l’hanno vista anche in Germania, a Berlino. Il prossimo passo è puntare sul marketing. “Essendo designer abbiamo lavorato moltissimo sul prodotto, che funziona bene, come testimoniano i riscontri che abbiamo raccolto. Ora è arrivato il momento di avviare una campagna di business development mirata”.
Gli altri imprenditori: “L’open innovation in Italia? Spesso resta sulla carta”
Altre due aziende italiane si sono classificate prime a parimerito nei rispettivi settori. Si tratta di Iscleanair, che produce una tecnologia per la purificazione dell’aria (categoria Energy and Environmental Technology) e 3Dsign, che aiuta a realizzare planimetrie in modo semplice (sezione Logistics, Space and Defense). Anche per loro, la possibilità di passare un anno in Turchia e un contributo economico da parte del governo. L’esperienza, però, si è rivelata interessante, nel complesso, anche per chi non ha raccolto premi.
Giovani, freschi e di belle speranze, gli italiani “in missione” si sono cercati e trovati subito. La tre giorni sullo Stretto si è trasformata, così, in un momento di networking e confronto tra una comunità che si incontra, periodicamente, alle principali manifestazioni di settore.
Una foto di gruppo degli startupper italiani in Turchia.
Dopo una giornata passata a stringere mani, la sera si smettono gli abiti formali dell’imprenditore e ci si rilassa. Nella hall del Grand Hotel Cevahir, sede delle delegazioni, ognuno racconta la propria storia a colleghi di Israele, India, Dubai. Traspare la frustrazione di non sentirsi capiti da un paese – l’Italia – da sempre poco propenso al rischio. Dall’estero è più facile inquadrare la situazione.
Il pitch di Carepy.
“Spesso l’open innovation resta solo sulla carta – concordano Matteo Forte di ADPMDrones, e Davide Sirago di Carepy – I dirigenti che hanno il compito di innovare nelle pubbliche amministrazioni o nelle grandi aziende? Sono terrorizzati dalla paura di perdere il posto investendo sul progetto sbagliato. E così preferiscono non agire”. C’è un esempio virtuoso, chiediamo? “Telepass”, rispondono, “che, invece di produrre internamente un’app per puntare al mercato dei servizi, ha rilevato una startup italo-tedesca (Urbi, ndr). In sei mesi hanno ottenuto il risultato che desideravano. Ma resta un caso isolato”.
Il pitch di Biospremi.
La sera sul Bosforo spira una brezza piacevole. Francesi, indiani, israeliani, tunisini si scambiano impressioni e confrontano gioie (e dolori) della vita da imprenditore. Che resta, a tutte le latitudini, una scelta di coraggio, passione, sacrificio. “Le fiere si impara a farle volta per volta” sintetizza Dina La Greca di Biospremi, che con l’azienda si è spinta fino in Australia. Federica Bordoni di Agricolus annuisce. Appena rientrata a Milano, è già in partenza per gli StartupDays di Berna. “Al di là degli affari conclusi, che restano la parte centrale di ogni viaggio di lavoro, confrontarsi con chi fa impresa all’estero è fondamentale per crescere, restare aperti e, perché no, trovare ispirazione”.
Pare che funzioni. Giovanni De Lisi, vice presidente di Italia Startup, non lo nasconde. L’associazione è stata il raccordo tra le aziende e l’agenzia turca per gli investimenti. “Tre startup italiane sono tra le premiate a Istanbul. E’ la conferma – chiosa – che il nostro sistema può giocare una partita importante nella competizione mondiale, con un’offerta qualificata di startup tecnologiche, sia di prodotto che di servizio”.