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Torna ad abbassarsi il tetto alla libera spesa del contante. Per le transazioni e le cessioni di denaro fino a 2000 euro si potranno ancora usare le banconote, mentre superando tale soglia occorrerà ricorrere a strumenti tracciabili. In più, si prevedono bonus per chi userà la carta, anche nel settore delle spese medico-sanitarie. Sono le novità del cosiddetto «Piano per la rivoluzione Cashless» varato dal governo Conte Bis. Ecco le principali.

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Il tetto al contante fissato a 2.000 euro

Segnatevi sul calendario la data del prossimo primo luglio. Da quel giorno, infatti, transazioni, cessioni e dazioni di denaro non potranno più essere in contante se superano quota di duemila euro. In caso contrario, multe da 3 ai 50 mila euro (a seconda dello sforamento) per entrambi i soggetti: chi dà il denaro e chi lo accetta. L’attuale limite di 3 mila euro era stato introdotto dalla legge di Stabilità 2016 sotto il governo di Matteo Renzi, in controtendenza con quanto deciso invece dall’esecutivo di Mario Monti, che nel 2011, in piena emergenza finanziaria, lo aveva abbassato a mille euro.

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Il “tetto al contante” è ritenuto nfatti una misura necessaria per contrastare l’evasione fiscale. Ma nel nostro Paese ha conosciuto limiti assai più generosi: nel 2002 Silvio Berlusconi lo portò a 12.500 euro rispetto al limite che vigeva dal 1991: 20 milioni (10.329,14 euro) di vecchie lire come stabilito dal governo Andreotti VII. Fu Romano Prodi il primo a intervenire per abbassarlo, tra non poche polemiche: 5mila euro. Un limite scardinato nuovamente da Berlusconi nemmeno un anno dopo, per riportarlo a 12.500 euro. Ma nel 2011, quando ormai la crisi finanziaria mordeva i talloni, fu costretto a portarlo a 2.500 euro. L’obiettivo attuale del governo, invece, è portarlo nuovamente a mille euro, come sotto Monti.

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Spese mediche, tracciabili per non perdere i bonus

Meglio dire invece subito addio al contante se si è costretti a mettere mano al portafogli per spese di tipo sanitario. Dal primo gennaio bancomat e altri mezzi tracciabili sono ormai requisito essenziale per accedere alle detrazioni IRPEF al 19 per cento sulle visite mediche, sugli esami da laboratorio e sulle operazioni chirurgiche eseguite da professionisti. E se l’oculista (o il dentista) non ha ancora il Pos? Nessun problema: se accetta, lo si paga con assegno, altrimenti si esegue un bonifico. L’importante è che si tratti di un metodo di pagamento tracciabile (bancomat, carte di debito, carte di credito e prepagate, assegni bancari e circolari) come impone la ratio della norma.

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C’è comunque una deroga importante: ex articolo 1, commi 679 e 680 della legge 160/2019, il contante potrà ancora essere usato per i medicinali, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie rese da strutture pubbliche o private purché accreditate presso il Servizio sanitario nazionale.