Intervista a Lucy Lombardi, responsabile Innovation and Industry Relations di TIM, sulle novità del bando che dal 2009 ha coinvolto 289 startup
Quella lanciata dall’acceleratore corporate Tim #Wcap quest’anno non è più una Call for ideas, ma una Call for Startup. E con gli anni, insieme alle responsabilità, crescono anche i grant, che da 25 mila euro per ciascuna delle 40 giovani imprese selezionate arrivano a 40 mila. Sono queste alcune delle novità oggi presentate a Bologna, in occasione del lancio del bando 2016 di un programma che negli ultimi sette anni ha raccolto oltre 8000 progetti, supportato 268 startup e assegnato 5,5 milioni di euro, fornendo così un importante contributo all’intera filiera dell’economia digitale e contribuendo allo sviluppo dell’ ecosistema italiano dell’innovazione. Ogni anno infatti TIM Wcap, l’acceleratore d’impresa del gruppo Telecom Italia, seleziona e accelera 40 startup a partire da migliaia di business ideas e progetti ricevuti. Le startup selezionate vengono seguite nei 4 acceleratori di Roma, Milano, Bologna, Catania (10 startup per ogni acceleratore).
Durante la prima fase di accelerazione, che dura 4 mesi, le startup sono guidate da tutor e mentor qualificati in un percorso orientato alla crescita del progetto sia dal punto di vista tecnico sia di business. Sono previsti momenti d’aula, incentrati sui temi di impresa, e occasioni di confronto e supervisione individuale. Al termine di questo primo periodo arriva il Demo Day, la giornata di pitch session in cui i founder hanno la possibilità di presentare il proprio progetto a investitori, imprese e influencer del settore.
Dopo l’accelerazione, per altri 8 mesi le startup possono continuare a lavorare al loro progetto negli acceleratori TIM Wcap, beneficiando della mentorship e degli spazi di coworking.
Le startup selezionate da TIM Wcap entrano subito nell’Albo Veloce del Gruppo Telecom Italia che le certifica per diventare fornitori dell’azienda. E, già nella fase di accelerazione, hanno riscontri da parte delle business unit aziendali che, grazie al Basket Innovazione, un budget dedicato, sono incentivate all’acquisto delle loro soluzioni. Alcune delle startup TIM Wcap hanno inoltre ogni anno la possibilità di beneficiare direttamente nel proprio capitale dei seed investements di TIM Ventures, il corporate venture capital del Gruppo Telecom Italia.
Startupitalia ha intervistato Lucy Lombardi, responsabile Innovation & Industry Relations di TIM, per capire qualcosa in più delle ultime novità della call 2016.
Chi cercate, quali sono la caratteristiche che i founder e le loro startup devono necessariamente avere per entrare a far parte del vostro progetto? Quali invece gli errori che fanno quelli che scartate?
«Cerchiamo delle belle squadre, la cui valutazione concorre poi con quella dell’idea. La bontà del team, infatti, viene prima di tutto, la composizione deve essere diversificata e possibilmente ci deve essere un bell affiatamento. La seconda cosa che valutiamo è la bontà dell’idea, insieme a quanto sia sinergica con le strategie di Telecom Italia. Siamo attenti anche al fatto che sia stato considerato un business model sostenibile e una road map credibile dell’ evoluzione della proposta».
Quali sono invece gli errori che commettono quelle scartate?
«Spesso alcuni dei ragazzi che incontriamo sono giovani e inesperti riguardo al mercato del lavoro. Uno degli errori che commettono di più è quello di rischiare di disperdersi, non focalizzandosi sul prodotto e su come si possa poi posizionare sul mercato. Il problema più comune è infatti quello di non concentrarsi sullo sviluppo, ma innamorarsi dell’idea e focalizzarsi troppo su quella, sviluppandola poi in maniera troppo creativa. Un secondo errore è la mancanza di affiatamento del team, una lacuna che proprio non lo fa funzionare. Nei gruppi deve esserci capacità di ascolto, di lavorare in squadra, e di riuscire anche a cedere ad alcuni compromessi».
Ci sono dei settori d’attività particolari a cui siete più interessati?
«Quest’anno la call si focalizzerà su 5 filoni principali:
1) Market Environment & Spaces: in cui includiamo tutto ciò che riguarda lo spazio fisico (automotive, casa ufficio, negozi e smart city)
2) Trust Data: in cui ci concentriamo sia sul concetto di big data che su quello di personal data (ossia lo sviluppo di servizi che possano proteggere i dati, o almeno far ritornare alla persona un valore per i dati che espone), ma anche su analitcs e via dicendo.
3) Industrial Automation: dedicato all’agricoltura e all’industria 4.0
4) Digital life & Sharing economy
5) Everything as a service»
Quali sono le novità di questo bando rispetto a quelli degli anni passati?
«Quest’anno la nostra è una “Call for Startup” non “for Ideas”. L’idea di partenza è che Tim WCap sia un acceleratore corporate, una parte integrante della Open Innovation del Gruppo, non acceleriamo idee tanto per farlo, ma perché abbiamo bisogno di alimentare il nostro canale di innovazione. Altra importante novità è la revisione dei grant, che nell’ultimo periodo erano rimasti invariati e invece quest’anno abbiamo deciso di aumentarli da 25 a 40mila euro. Fra le altre novità di quest’ultima call c’è la disponibilità che Tim WCap offre a tutte le startup selezionate di usufruire delle connettività tecnologiche più moderne e innovative di Telecom Italia (fibra, lte e via dicendo). C’è poi il Trial Corner, con cui all’interno dei nostri acceleratori metteremo a disposizione gli strumenti necessari per testare i loro prodotti (sim, traffico, terminali etc). Altro elemento innovativo è Tim Open. Si tratta di un portale, una innovation platform, in cui mettiamo a disposizione delle startup i nostri core asset (storage e computer prossessing, API, etc…). Non ultima, la Masterclass, abbiamo introdotto infatti un meccanismo per cui le migliori startup alla fine del percorso di accelerazione saranno invitate a venire a Roma, dove Tim ha l’headquarter delle business unit, per seguire un periodo di accelerazione di qualche mese rivolto ad affinare ulteriormente la loro idea, secondo le esigenze del nostro business. Non è una novità, ma vale la pena ricordare cosa sia anche l’albo veloce. Si tratta di un binario parallelo rispetto al processo di contrattualizzazione dei fornitori Telecom Italia. Di solito il procedimento di registrazione è molto complicato e disegnato sulle grandissime aziende, abbiamo quindi creato un binario che avesse senso per le realtà più piccole, come le startup appunto, e l’abbiamo chiamato albo veloce perché è un fast track nel processo di contrattualizzazione».
Dal 2009 ad oggi avete supportato 289 startup, qualche storia di successo che le è rimasta impressa?
«I numeri, mi sono rimasti impressi soprattutto quelli. Ad oggi abbiamo contrattualizzato 30 startup, quindi un 10% di quelle che sono passate attraverso il programma. Si tratta di un segnale molto grande e importante per le startup che si vogliono affacciare a questo mondo. Storie di successo ce ne sono tante, mi colpiscono quelle di tipo un po’ più emotivo come Pedius, ma credo anche tanto nella sicurezza delle frodi quindi anche Unfraud la ritengo molto interessante. Ma mi piacerebbe parlare di qualche startup del 2015 molto promettente come Predixit, una soluzione di data analytics predittiva, oppure Tickete che usa i personal data per ritornare un servizio utile al cliente in termini di guadagno sulla spesa, ma anche Giftsitter che propone una soluzione creative ed efficace alla difficoltà di fare regali e Apio che permette di prototipare in un framework open una qualsiasi applicazione iot. Infine, c’è anche ProntoPro che mette in contatto domanda di servizi con professionisti (fotografi, babysitter, sviluppatori web,…) e molte altre ancora».
Alla fine del Digital Innovation Year quali sono le prospettive delle 40 startup vincitrici del bando?
«Alla fine del percorso, valutiamo le startup per l’accesso al nostro Back End to Innovation e per entrare a far parte dell’albo fornitori prodotti e servizi di Telecom Italia. Abbiamo capito che è la cosa più di valore per loro perché averci come cliente offre un ottimo biglietto da visita. Una seconda opportunità è quella che viene da nostro corporate venture capital (Tim Ventures) che può valutare l’investimento in queste startup e finanziarle. Un ultimo elemento è quello che riguarda la relazione con i player internazionali, i vendor e gli over the top: si crea un network di partnership internazionale, un asset importante anche per la condivisione all’estero di queste startup e per dar loro uno sbocco al difuori del sistema Telecom Italia e dei confini nazionali. Fra i ragazzi che passano da Tim WCap si crea un ecosistema molto autoalimentante, le startup che sono uscite negli anni passati tornano a fare da tutoring o intervengono per spiegare alle nuove come sviluppare il prodotto. E’ un ambiente moto coeso e collaborativo».
Quali sono i vantaggi che Tim trae dall’investire nelle startup?
«Sono tre i principali vantaggi. Il primo è di tipo culturale e riguarda l’energia che si respira negli acceleratori, la volontà di mettersi in gioco, la capacità di collaborare e di lavorare in squadra. Tutte queste caratteristiche sono estremamente contagiose e sono un valore molto importante dal punto di vista della cultura dell’aziendale. Il secondo è la reputation, ossia l’impegno che Tim si prende mettendosi al servizio del sostegno dello sviluppo digitale dell’Italia. Si tratta di una responsabilità che sentiamo profondamente e che portiamo avanti con importanti investimenti a sostegno dell’imprenditoria giovanile. Il terzo è l’innovazione, oggi il 70% innovazione aziendale viene da fonti esterne, noi crediamo molto che Tim Wcap sia un vero e proprio braccio della nostra innovazione».