Alex Giordano, pioniere della trasformazione digitale in Italia e direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing4.0 dell’Università Federico II° di Napoli, ci ha raccontato il contesto nel quale PIDMed ha proposto l’innovazione 4.0
2019 e inizio 2020 vedono consumi e investimenti fiacchi, produzione in flessione, prestiti in frenata, export in ripiegamento soprattutto fuori dalla Ue. Inoltre stiamo assistendo al crollo tedesco e valga a testimoniarlo un dato su tutti: in Germania la minore produzione di auto ha frenato la crescita del Pil di tre quarti di punto. Sono inevitabili le ripercussioni di questa crisi per l’Italia, soprattutto per le consegne di macchine utensili, robot e automazione. Il risultato è una previsione per il 2020 di ulteriori cali della produzione (meno 8,4%), dell’export (meno 5,3%) e della domanda nazionale (meno 10,1%). Eppure, per i produttori di macchine utensili questa sonora battuta d’arresto non sembra costituire un dramma, perché i livelli di partenza ai quali il settore era arrivato nel 2017-2018 erano da autentico record: «Un record al quale aveva contribuito — spiega l’Ucimu — l’effetto dirompente delle misure industria 4.0 introdotte dai governi di allora».
Le novità del Piano Transazione 4.0
Il Piano Transizione 4.0 (questo il nuovo nome attribuito al Piano Impresa 4.0) si concentra sugli investimenti green e sulla valorizzazione del Made in Italy attraverso facilitazioni per le attività di design e ideazione estetica a vantaggio di settori come il tessile e la moda, il calzaturiero, l’orafo, i mobili, l’occhialeria, le ceramiche.
Le misure previste nella Legge di Bilancio, in particolare, rivedono alcuni meccanismi soprattutto con l’intenzione di ampliare la platea dei beneficiari. In particolare il super e l’iper ammortamento sono stati trasformati nel nuovo credito d’imposta per beni strumentali. Questa misura dovrebbe essere fruibile anche dai soggetti senza utili e in regime forfettario come le imprese agricole. Inoltre è stato introdotto un incentivo per l’acquisto di software; è stata lanciata la misura dei manager dell’innovazione (esperti che sappiano contribuire all’accelerazione tecnologica di un’azienda e guidarne il cambiamento) e si sta lavorando alla creazione di una “solida e stabile connessione tra il mondo produttivo e quello della ricerca”. Su questo il Ministro Patuanelli ha annunciato il Progetto Atlante 4.0, realizzato in collaborazione con Unioncamere “per far conoscere le strutture che operano a supporto dei processi di trasferimento tecnologico e trasformazione digitale delle imprese”. In parallelo si sta lavorando (anche con Enea) per far crescere gli investimenti in innovazione nel nostro Paese attraverso il Fondo Nazionale Innovazione sotto la direzione di Francesca Bria di recente nomina.
La sfida del 4.0: un modello mediterraneo
La lettera inviata dal Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, al Sole 24ORE pochi giorni prima di Natale (nella quale il Ministro indica le principali novità del Piano Impresa 4.0 per il 2020) si chiude con un auspicio: “La Transizione è una grande sfida, ma il nostro tessuto imprenditoriale saprà coglierla avendo il MiSE come primo alleato”.
Questo auspicio si trasforma in un dubbio soprattutto se pensiamo alla possibilità di applicare processi di innovazione digitale all’interno di certi contesti imprenditoriali che non sono esattamente in linea con le realtà produttive industriali ai quali si ispira il Piano Industry 4.0.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Alex Giordano pioniere della trasformazione digitale in Italia e direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing4.0 dell’Università Federico II° di Napoli che segue il progetto PIDMed, una prototipazione di Punto Impresa Digitale a vocazione Mediterranea voluto da Unioncamere attraverso le Camere di Commercio di Salerno e di Caserta, e realizzato proprio con un protocollo d’intesa con l’Università Federico II.
Intanto parliamo del contesto nel quale PIDMed ha proposto l’innovazione 4.0…
Il tessuto delle imprese di questi territori è molto frammentato ed è fatto da una moltitudine di soggetti diversi tra i quali si trovano anche imprese altamente tecnologizzate che sono imprese-guida sulla robotica, sull’automazione… e sono talmente avanti che non sono state interessate dalla proposta dei voucher delle Camere di Commercio. Il contatto di PidMed con queste aziende è stato funzionale ad avere un sistema di relazioni attivo anche con i best in class che sono diventati dei testimonial. Negli ultimi due anni, infatti, abbiamo lavorato con centinaia di imprese e possiamo dire che gli imprenditori, guardinghi di fronte alla proposta di una nuova rivoluzione industriale, accettano di incamminarsi verso qualche tipo di cambiamento proprio demistificando la propaganda delle tecnologie che, troppo spesso, è stata lanciata come una pallottola d’argento salvo poi non generare reali ed evidenti cambiamenti e portando nuovi oneri a carico delle imprese. E’ importante ricordare che ci siamo rivolti alle piccole e piccolissime imprese delle province di Salerno e Caserta dove il 96% delle imprese ha meno di 10 addetti, prediligendo le imprese di quei comparti iconici delle eccellenze del Made in Italy che possono godere di una eco mediatica forte così da spingere meccanismi virtuosi di emulazione sui territori. Le imprese di questi territori sono principalmente piccolissime imprese artigiane e agricole che basano i loro successi sull’estro e sull’operatività degli imprenditori e sono spesso imprese che stanno fisicamente distanti dai “distretti della conoscenza” essendo ubicate in aree interne. La dimensione e la collocazione territoriale rendono più complicata l’introduzione innovazioni tecnologiche perché, come abbiamo cercato di spiegare, digitalizzare un’impresa non significa solamente acquistare nuovi macchinari o tecnologie, bensì ripensare alle modalità operative che supportano la definizione di processi ben organizzati, le strategie per la creazione di nuovi prodotti, la trasformazione dei prodotti tradizionali e anche la creazione di nuovi business”
Quali proposte ha portato PIDMed ?
“Lo staff di PidMed ha incontrato tante imprese di natura diversa e questa è stata (anche) una scelta per provare ad introdurre il cambiamento in contesti differenti. Ci si è rivolti anzitutto ad attori che fossero dei possibili change makers, partendo quindi dagli imprenditori più sensibili ai temi delle innovazioni tecnologiche. Alcuni imprenditori, in realtà, si sono autoselezionati e altri sono stati coinvolti dallo staff di PidMed come, per esempio, l’azienda agricola San Salvatore, produttrice di vini pluripremiati in tutto il mondo, un’impresa rilevante del territorio che produce vino e che aveva già fatto innovazioni importanti prima di incontrare PidMed. Giuseppe Pagano incarna lo spirito del vero innovatore, la conferma del suo interesse e della sensibilità verso le tecnologie 4.0 e la qualità del progetto che ha proposto e che PidMed, poi, ha supportato, hanno fatto da traino per un comparto interessante per il territorio. Abbiamo proposto soluzioni semplici come le tecnologie open source e sistemi (meno costosi) di retrofitting (misure adottate per consentire l’installazione di parti nuove o aggiornate su macchinari vecchi o obsoleti). Ed effettivamente queste sono state accolte anche da piccolissimi imprenditori e rappresentano, di fatto, un primo momento di alfabetizzazione con il 4.0.
Certo, la maggior parte delle piccolissime imprese il 4.0 è ancora distante, anzi non siamo ancora alla fase 2.0 dell’innovazione e a loro, che sono aziende rivolte alla produzione reale, abbiamo proposto tecnologie utili, in questa fase, soprattutto per il marketing, le vendite e la parte di amministrazione e di logistica”
Quali sono le prospettive di sviluppo di PIDMed ?
La nostra esperienza ci ha dimostrato, se ne avessimo avuto bisogno, che questi processi di cambiamento non passano solamente dall’informazione e dalla disponibilità di qualche risorsa ma necessitano di un differente sistema di relazione tra diversi attori. Dove un’azienda anche medio-piccola appartiene ad un sistema imprenditoriale complesso sono le imprese più grandi e strutturate a guidare i processi, nelle realtà come quelle affrontate da PIDMed è stato necessario trovare chiavi di interazione diverse. La proposta di introdurre tecnologie 4.0 è passata dalla mediazione di uno staff di persone fantastiche, adeguatamente formate, che hanno incontrato gli imprenditori presso le loro aziende, hanno ascoltato le storie delle imprese e hanno fatto da ponte tra le soluzioni mappate presso i Centri di ricerca coinvolti e le criticità evidenziate, in modo autonomo, dagli imprenditori. Su queste criticità specifiche sono state co-progettate le soluzioni accolte dalle imprese. Secondo noi è molto importante supportare le reti territoriali ri-componendo la frammentazione con meccanismi tutti da immaginare soprattutto dove non sono disponibili altri dispositivi. C’è un esempio di come abbiamo cercato di intervenire facendo “massa critica”: 8 imprese del Cilento hanno realizzato una piattaforma di destinazione che, attraverso big data, attrae potenziali visitatori con l’intento di destagionalizzare il turismo. Il progetto è stato realizzato dopo un periodo di studio e formazione su Big Data e su come gli strumenti di Intelligenza Artificiale possano essere utilizzati ai fini della promozione turistica., Questo progetto, per altro, è stato selezionato da una short list di 200 progetti (su oltre 10.000 progetti realizzati in tutta Italia utilizzando i voucher per la digitalizzazione 4.0) e premiato, come unico progetto del sud Italia.
Anche grazie al lavoro sul campo che stiamo facendo con PIDMed oltre che con tutte le altre attività di ricerca e supporto, stiamo elaborando un nuovo modello di sviluppo che ci piace connotare come modello mediterraneo (dove il Mediterraneo, come metafora, geografia e metodo, è l’orizzonte verso cui orientare e sperimentare l’innovazione).
Tra gli altri punti di attenzione che sono molto chiari nel nostro modello mediterraneo di sviluppo ecologico e sostenibile orientato alla Green Economy, per noi è importante che le attività di ricerca e azione passino da processi di conoscenza delle realtà alle quali si rivolgono, per definire idee e soluzioni che verifichino la loro utilità ed efficacia alla prova dei fatti. Inoltre è importante creare ponti tra discipline, attori, significati, metodi, territori, tradizione e innovazione, generando idee, esperienze e soluzioni che possono produrre valore collettivo. Il lavoro non è solo sulle imprese, quindi, ma su quell’intelligenza collettiva che mette insieme persone, tecnologie, singoli e comunità verso la generazione di bene comune.
Infine, per tutto quello che abbiamo detto, pensiamo che serva un tempo da dedicare alla formazione e alla crescita ecosistemica dei processi di innovazione tecnologica e sociale. Per questo è decisivo sostenere una diffusa alfabetizzazione a vantaggio di una distribuzione condivisa dei poteri e delle responsabilità delle/nelle comunità. Ciò crea gli anticorpi e i dispositivi che possono favorire il cambiamento ed evitare che intelligenze artificiali -cioè intelligenze che agiscono in autonomia, attraverso le macchine o attraverso dispositivi sociali-economici-tecnici-politici-militari-religiosi… – condizionino in modo negativo la vita delle persone.
Cos’è la prossima azione che avete in campo?
Partirà a marzo Jamme I.A. un programma di formazione sull’Intelligenza Artificiale molto operativo, in modalità learning by doing, che servirà a fornire strumenti pratici ed utilizzabili per aiutare le PMI e i social innovator ad utilizzare e non a subirci l’intelligenza artificiale.
Se volete approfondire potete scaricare qui il report: Industry4.0 – la sperimentazione di un modello mediterraneo.