«Fare una startup è come lanciarsi in un burrone e pensare di costruire un aereo mentre si cade», spiega Reid Hoffman di LinkedIn. Siete d’accordo?
Una delle immagini più efficaci per descrivere cosa prova uno startupper è quella celeberrima di Reid Hoffman cofounder di LinkedIn:
«Fare una startup è come lanciarsi in un burrone e pensare di costruire un aereo mentre si cade».
Hoffman è stato molto abile nel tirare “fuori dal cilindro” una frase capace di catturare le emozioni, le paure e i pericoli della vita di uno startupper. Ed è per questo che molti founder si sono riconosciuti nelle sue parole.
D’altronde, non è facile trasmettere ciò che prova uno startupper mentre lancia una sua idea sul mercato, ed è per questo che molti ricorrono a similitudini e a metafore che riescono meglio nel compito.
Ne abbiamo raccolte alcune delle più significative. In quale vi riconoscete di più?
1) Uno startupper è una tartaruga
Come una tartaruga cerca la spiaggia più idonea per depositare le sue uova, uno startupper ha bisogno di trovare la nicchia di mercato più adatta per lanciare le sue idee. Una volta dischiuse le uova la baby tartaruga deve dirigersi verso l’oceano seguendo la direzione della luce, del sole o della luna. Ma la presenza di una luce artificiale può complicare il suo cammino e farle sbagliare strada. Allo stesso modo, uno startupper può perdere la bussola, colpire il target sbagliato di pubblico o sopravvalutare l’efficacia di una sua beta.
Chi riesce a superare questa fase, con tutti i pericoli che abbiamo citato, finisce nell’oceano (il mercato) dove le complicazioni aumentano e la tartaruga e lo startupper rischiano di essere fagocitati dai predatori delle acque (le grosse aziende). L’oceano può portare anche buone notizie, tuttavia. Lo startupper e la tartaruga crescono, trovano nutrimento e possono, a loro volta, mangiare (inglobare) altre startup e crescere. Fino a decidere a loro volta di riprodursi, diventando angel e investendo in altri business, così da permettere al ciclo della vita (e delle startup) di manifestarsi ancora e ancora.
2) Uno startupper è come in un labirinto
Uno startupper sa di non avere di fronte a sé un cammino dritto. Non c’è una direzione precisa da seguire, o una “stella” che lo aiuti ad orientarsi. Sa che, al contrario, deve muoversi all’interno di un labirinto. In questo spazio, non avrà regole chiare che può seguire e, le poche a disposizione, sono destinate a cambiare continuamente. È sufficiente infatti l’entrata in vigore di una legge in un mercato per distruggere anni e anni di ricerca e sviluppo di un progetto.
Uno startupper sa bene tutto questo, ma allo stesso tempo procede nel labirinto e cerca di trovare la direzione per uscirne, senza farsi troppo male. Man mano che avanza le difficoltà aumentano. Quando svolta l’angolo non sa mai cosa si troverà di fronte. E sarà la sua capacità di adattarsi e di cambiare (il cosiddetto pivoting) quella che gli consentirà di non perdersi lungo la via.
3) Uno startupper è come Charles Darwin
Uno startupper assomiglia a uno scienziato. Deve valutare il suo business e i suoi clienti come materia di studio del suo laboratorio. La natura stessa della startup lo obbliga a fare test continui e la sua abilità sarà proprio quella di trovare i giusti strumenti e parametri di valutazione.
Per farlo dovrà seguire i passi di un esperimento scientifico. Innanzitutto, dovrà costruire un’ipotesi, immaginare un prodotto e che tipologia di persone sarebbero disposte a spendere soldi per averlo. La seconda fase è quella che concerne la progettazione dell’esperimento, nella quale costruirà il prodotto e si preparerà al lancio. La terza è quella che riguarda poi la gestione dell’esperimento: dovrà monitorarne le fasi e capire se quello che ha costruito ha una qualche possibilità di successo.
4) Uno startupper è come Steven Spielberg
Uno startupper sa di essere come un regista a Hollywood. Sa che anche quando ha la fortuna di trovare un finanziamento, ci saranno tante altre startup, anche nel suo campo in una parte del mondo, che hanno ricevuto molti più soldi per fare la sua stessa cosa. Come accade con i film di Hollywood, ogni anno dozzine di pellicole costose sono prodotte e tutte sperano di diventare dei colossal.
Uno startupper sa che è difficile prevedere il successo di un business (e sono troppi i fattori da considerare). E anche quando le cose vanno bene e tutto sembra portare al successo, non si esalta. Solo pochi film diventano blockbuster, così come pochissime startup riescono a conquistare il cuore dei consumatori.
5) Uno startupper è come un neonato
Uno startupper sa di non potercela fare da solo. È come un bambino e la sua esistenza dipende dal supporto di chi ha attorno. Questo spiega perché solo gli startupper che hanno costruito un buon network, sono quelli che riescono ad attrarre i maggiori investimenti.
Uno startupper sa di avere bisogno degli altri per imparare a camminare. Questo è un processo complesso che ogni bambino attraversa. Sa che cadrà, sbatterà la testa sul pavimento, si farà male sbucciandosi magari le ginocchia. Ma tutte queste fasi gli insegneranno qualcosa. Imparerà dai suoi errori e sarà ancora più forte e determinato a fare il prossimo passo.
Dopotutto, vale sempre la pena. Andare avanti per scoprire nuove cose, e soprattutto diventare imprenditori e uomini migliori.