Europarlamentare dal 2014. Nel corso della legislatura si è occupata di tematiche riguardanti i trattati di libero scambio, la difesa del made in Italy, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile
Ligure, laureata in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Genova e con un corso di alta formazione in Human Resources e Management presso la Mind Business School alle spalle, Tiziana Beghin (qui il sito della candidata) è europarlamentare dal 2014 tra le file del Movimento 5 Stelle. Nel corso della legislatura si è occupata principalmente di tematiche riguardanti i trattati di libero scambio, diritti umani, delle donne, dei lavoratori, la difesa del made in Italy, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Ora è nuovamente in corsa per il secondo mandato. StartupItalia l’ha intervistata sulla sua agenda europea per ciò che riguarda i temi che più ci interessano: innovazione, startup, occupazione giovanile e green economy.
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L’intervista a Tiziana Beghin
StartupItalia: Cosa propone di fare, in Europa, per avvantaggiare l’ecosistema delle startup e per agevolare l’iniziativa imprenditoriale privata, soprattutto in campo giovanile? Ha iniziative per stimolare il sistema di credito?
Tiziana Beghin: Come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre riconosciuto e difeso l’importanza delle PMI, delle startup e dell’imprenditoria giovanile in tutte le nostre azioni politiche e legislative. In particolare, proprio di recente, abbiamo ottenuto la modifica di alcuni criteri prudenziali inerenti le garanzie bancarie, rendendo così più facile per le PMI ottenere prestiti dalle banche. Inoltre, durante questi cinque anni, mi sono molto occupata di commercio internazionale ed ho chiesto ed ottenuto che tutti i nuovi accordi di libero scambio contengano un capitolo specifico per le piccole e medie imprese.
StartupItalia: Cosa proporrà in Europa per rendere maggiormente accessibile il sistema di tutela di marchi e brevetti?
Tiziana Beghin: Per quanto riguarda i brevetti, i marchi e più a grandi linee le questioni inerenti la proprietà intellettuale, sono stata responsabile dell’accesso dell’Unione Europea alla WIPO (organizzazione internazionale della proprietà intellettuale). Questo garantirà ancor maggiori tutele per chi innova in Europa e vuole riconosciuta e tutelata la sua innovazione nel mondo.
StartupItalia: Lavoro e politiche sociali. L’Ue registra un totale di 3,3 milioni di disoccupati nella fascia 15-24 anni e 5,5 milioni di Neet, con un tasso di disoccupazione giovanile al 15%: quali sono le vostre proposte per combattere questo fenomeno?
Tiziana Beghin: La disoccupazione giovanile è stata al centro dell’azione di questo governo fin dal suo insediamento. Grazie al nostro lavoro è stata sensibilmente ridotta rispetto all’oltre 40% registrato durante i governi Letta e Renzi e il decreto dignità ha ridato prospettive a milioni di giovani tenuti in scacco da contratti da fame rinnovati di mese in mese. Ovviamente però non ci siamo fermati, il reddito di cittadinanza, che abbiamo appena introdotto, è principalmente una misura di inclusione sociale, capace di riportare nel mercato del lavoro coloro che ne sono rimasti ai margini. A questo contesto, va aggiunto un approccio europeo, che ci ha visto protagonisti nel dirigere le risorse dell’Unione verso lo sviluppo di posti di lavoro in Italia. I miei colleghi e io abbiamo organizzato seminari sui fondi europei, promosso l’attivazione di finanziamenti per aiutare i disoccupati e sorvegliato l’utilizzo del fondo sociale europeo, il principale fondo rivolto alla formazione professionale di giovani e meno giovani.
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StartupItalia: Green economy: siamo all’alba di una nuova era. C’è l’esigenza di riconvertire la produzione industriale senza danneggiare l’economia già precaria del Vecchio Continente e senza infierire sull’occupazione. Qual è la vostra ricetta per affrontare la transizione?
Tiziana Beghin: Noi vogliamo dimostrare che si può proteggere l’ambiente senza danneggiare il lavoro, ma questo richiede un’azione coordinata a livello europeo: bisogna modificare alcune regole riguardo il mercato interno e fare in modo che gli incentivi alla riconversione non finiscano per essere considerati aiuti di Stato illegali dalla Commissione Europea. In questi anni al Parlamento Europeo mi sono occupata molto di economia circolare, soprattutto dal punto di vista della commissione lavoro e politiche sociali e quindi dalla prospettiva della creazione di posti di lavoro. Per questo credo fermamente nel passaggio da un modello lineare (produzione, utilizzo e discarica) a uno circolare (riduzione, riuso, riciclo) e posso dirvi che il rispetto per l’ambiente e l’economia verde sono delle sfide che presentano molte più opportunità che rischi. I fondi europei possono aiutare questa transizione, tocca a noi verificare che siano usati correttamente.