La partita dei pagamenti mobili è ancora tutta da giocare. Tecnologie come l’Nfc esistono da anni mentre la disponibilità di soluzioni che permettano effettivamente all’utente finale di usare lo smartphone per fare acquisti è più recente. Apple, con il servizio Apple Pay, è l’ultima ad essere scesa in un campo già popolato da attori come Google e gli operatori di telefonia mobile o i vari circuiti Mastercard e Visa e naturalmente il precursore Paypal. Quando si parla di trasferimenti di denaro da un dispositivo all’altro ci sono persino di mezzo Twitter e Facebook. Vincerà chi sarà conquistare la fiducia degli utenti, condizione necessaria quando si parla di soldi, e soprattutto chi metterà a disposizione uno strumento semplice e interoperabile, in grado quindi di controllare in modo unitario il numero maggiore di azioni disponibili.
CheBanca! ha fatto un primo passo interessante in questa direzione con l’applicazione mobile Wow. Disponibile gratuitamente per iOs, Android e Windows Phone, nasce per collegare a un unico portafoglio elettronico tutte le carte di debito e di credito, indipendentemente dalla banca di appartenenza, il proprio conto Paypal e per permettere di pagare ricariche telefoniche e bollette (Telecom), acquistare online sfruttando il circuito Masterpass o, ancora, inviare denaro ai propri amici con la funzione SendMoney di Paypal (qui è disponibile una guida delle funzioni). In queste prime settimane, in cui più di 7mila utenti l’hanno già scaricata, l’app è partita con i conti CheBanca! e Paypal. Dal 23 ottobre le porte saranno aperte al resto dell’utenza.
Roberto Ferrari, general manager di CheBanca!, spiega a SmartMoney come l’apertura verso l’esterno sia “un’opportunità e non un rischio. In questo momento nessuno sta ragionando così quindi per noi è un vantaggio competitivo e un ulteriore modo per attirare clientela digitalizzata”. Per il futuro Ferrari è aperto a qualsiasi tipo di circuito, “si tratti di Apple Pay o di soluzioni peer-to-peer. È un open wallet”.
Più avanti potrebbe esserci spazio anche per i pagamenti Nfc, anche se il manager tradisce un certo scetticismo nei confronti della penetrazione della soluzione: “Dobbiamo ancora capire se funzionerà in Italia. Abbiamo 6 milioni di carte contactless (che funzionano quindi con il meccanismo di avvicinamento al Pos alla base dei pagamenti con smartphone, nda), ma vengono usate come tali solo 300mila”, afferma. “Bisogna poi considerare che i pagamenti Nfc con lo smartphone vanno per la maggiore per le transazioni basse, un caffè o un pacchetto di sigarette al bar: gli esercenti saranno disposti?”, incalza. Se prenderà piede sarà interessante vedere quale modello avrà la meglio. Da quello degli operatori di telefonia mobile, che mettono sulla Sim informazioni e sicurezza; a quello di Apple, con il sistema concentrato sul dispositivo, passando per quello di Google, che affida tutto al cloud. Ferrari ritiene che la notorietà del marchio di Cupertino potrebbe fare la differenza ma sottolinea come anche in questo caso sarà l’interoperabilità a fare la differenza.