Finisce un’era: Greyhound, la più grande compagnia privata di autobus degli Stati Uniti, emblema culturale della mobilità del paese, finisce nelle mani della tedesca FlixBus, la piattaforma di autobus low cost. L’obiettivo è appunto rafforzare la presenza in Nord America. Non si tratta in realtà del primo passaggio di mano: già nel 2007 Greyhound era finita al gruppo britannico FirstGroup per 3.6 miliardi di dollari. Ora la società tedesca l’ha acquistata, facendo un affare, per soli 172 milioni di dollari. La pandemia ma, ancora prima, la stessa concorrenza delle low cost avevano condotto i conti di FirstGroup sul baratro: in effetti il network, che nel 2014 aveva compiuto cento anni, era in vendita da un paio d’anni.
Il trasporto su gomma simbolo di libertà
La rete di Greyhound, che prende nome e logo dal veloce levriero inglese, collega oltre 2.400 città nel Nord America – ma nei periodi di punta hanno sfiorato le 4mila città. Nel complesso, muove quasi 16 milioni di passeggeri ogni anno. L’imprese, nel vero senso della parola, nacque nel 1914 a Hibbing, in Minnesota, dove il 27enne Carl Wickman, un ex minatore svedese, ebbe l’idea di proporre ai suoi vecchi datori di lavoro un servizio di collegamento su vecchie Hupmobile dal dormitorio della città verso le miniere di ferro, realizzando da subito profitti spaventosi specie per l’epoca. Ne racconta la storia un articolo per il centenario del compianto Vittorio Zucconi su Repubblica. Dal 1987 il gruppo ha la sua sede a Dallas, in Texas. Come la cultura popolare testimonia – non si contano le sequenze di partenze e arrivi su un qualche autobus a lunga percorrenza in decine di film – il trasporto su gomma è stato per decenni fondamentale per gli spostamenti dei cittadini. Simbolo di libertà a poco prezzo, di strada verso l’autorealizzazione e di quel che rimaneva della corsa verso il West rappresentato da un levriero che, spiega Simona Sacri nel suo blog, sembra sia ispirato a un dipinto attribuito nientemeno che a George Washington e presente in una villa oggi parte del cimitero militare di Arlington, a Washington D.C., un tempo appartenuta al primo presidente degli Stati Uniti dal 1789 al 1797.
La gomma ha dunque intrecciate le storie e le vite degli americani (e dei canadesi), specie di quelli che non potevano e ancora non possono permettersi un aereo, ben più di una rete ferroviaria che in realtà sarebbe anche ben sviluppata ma che, storicamente, viene poco utilizzata per il traffico dei passeggeri a causa di una serie di fattori culturali, politici, urbanistici (legati per esempio allo sviluppo delle città nel Novecento) ed economici: dalla predilezione delle società di gestione per il trasporto merci alla passione per le automobili e per la strada fino alla percezione degli investimenti ferroviari come “di sinistra”. Il tema venne affrontato dal Post in questo approfondimento.
L’operazione FlixMobility-Greyhound
Flixmobility, questo il nome completo del gruppo tedesco della mobilità che controlla i brand Flixbus e Flixtrains, mette dunque a segno un’acquisizione che “rappresenta un altro passo importante nella visione di Flixmobility di offrire nel mondo trasporti facili da usare, con prezzi accessibili e sostenibili dal punto di vista ambientale“. Più nello specifico FirstGroup ha siglato con Neptune Holding, controllata al 100% da Flixmobilty, un accordo per cedere le attività operative di Greyhound Lines negli Stati Uniti. Flixbus conta al momento più di 2.500 destinazioni in 36 paesi oltre agli Stati Uniti, per una mole di 400mila collegamenti giornalieri. “Gli autobus a lunga percorrenza rappresentano una soluzione cruciale nell’ottica di una rivoluzione sostenibile della mobilità in tutto il mondo, grazie all’eccellente performance in termini di emissioni di CO2. Il recente round di finanziamento chiuso con successo da FlixMobility è un chiaro segno del suo impegno per un futuro più green. Per mezzo dell’acquisizione di Greyhound, FlixMobility si avvicina ulteriormente al proprio obiettivo di una mobilità sempre più sostenibile, economica e alla portata di tutti” si legge in una nota del gruppo europeo guidato da André Schwämmlein.
Greyhound nella cultura popolare
Per tornare all’aspetto per così dire culturale e nostalgico, i bus argentati, bianchi e azzurri del levriero – accompagnati da una fitta rete di fermate-stazioni spesso ben attrezzate e a volte non distanti dalle fermate ferroviarie Amtrak – appaiono per esempio nel film del 1934 “Accadde una notte” di Frank Capra, il primo a vincere il quintetto dei maggiori premi Oscar. Oppure nel seminale, e anche questo premiato con tre Oscar, “Un uomo da marciapiede” del 1969, diretto da John Schlesinger e interpretato da Dustin Hoffman e Jon Voight, basato sull’omonimo romanzo del 1965 di James Leo Herlihy che affrontava per la prima volta e in modo originale temi come omosessualità e prostituzione. E ancora in “A letto con il nemico” di Joseph Ruben del 1991, con Julia Roberts. Ma se ne vedono anche in altri titoli come “Il socio” con Tom Cruise, “Ray” o “Il fuggiasco”. Anche la musica di Simon & Garfunkel ha tributato citazioni a Greyhound in “America” (“Kathy”, I said as we boarded a Greyhound in Pittsburgh/”Michigan seems like a dream to me now”) così come Billy Joel in “New York State of Mind” (“But I’m taking a Greyhound/On the Hudson River Line/I’m in a New York state of mind”). Senza dimenticare Sal Paradise, l’alter ego letterario di Jack Kerouac, che si lancia “On the Road” verso Chicago a bordo di un bus Greyhound.