Una mossa che gli esperti leggono in un quadro geopolitico più ampio. A gennaio si vota a Taiwan e il fondatore della Big Tech corre per diventare presidente
La Cina ha avviato un’indagine per fare luce sulle attività di Foxconn, il gigante taiwanese che assembla i prodotti Apple in Oriente. Come si legge sulla BBC, il Global Times – il giornale controllato dal partito comunista cinese – ha citato ispezioni fiscali in due province del Paese e controlli sull’utilizzo delle risorse naturali. Foxconn ha già fatto sapere che intende collaborare. La vicenda si inserisce all’interno di un contesto ancora più ampio: la guerra commerciale tra USA e Cina prosegue da anni, con rapporti diplomatici tesi; in più il futuro politico di Taiwan è in cima alle preoccupazioni di Washington, che teme operazioni militari da parte di Pechino per riannettere quella che viene definita una provincia ribelle (indipendente dalla metà del Novecento).
A inizio 2024 a Taiwan si voterà e il fondatore di Foxconn Terry Gou è in corsa per diventare presidente. Come vi abbiamo raccontato la sua linea politica non punta a peggiorare i rapporti con la Cina: è stato uno dei primi imprenditori taiwanesi a investire sul continente. Non è ancora chiaro che seguito avrà l’indagine della Cina sulle attività di Foxconn. Prendere di mira la Big Tech di Taiwan è anche una mossa rispetto allo scontro con gli Stati Uniti, dal momento che si va a colpire uno dei principali fornitori di Apple, tra le società tech americane più famose al mondo. L’amministrazione Biden ha da tempo avviato una politica per ridurre l’esportazione di tecnologie e know how verso la Cina, spingendo le aziende a localizzare la produzione sul suolo americano.