Cresce l’ammontare investito sia nelle startup italiane, che sfiora il miliardo di euro (erano 543 milioni nel 2020), sia nelle startup estere fondate da italiani, che si attesta a 919 milioni di euro (erano 52 milioni). I numeri del Venture Capital Monitor 2021
I numeri dell’ecosistema italiano iniziano ad assumere dei connotati degni di nota. Il 2021 si è chiuso con 317 operazioni (initial e follow on); erano 234 lo scorso anno (+35%). Se si guarda solo ai nuovi investimenti, initial, questi sono stati 285 rispetto ai 200 del 2020. Per quanto riguarda l’ammontare investito sia da operatori domestici che esteri in startup italiane, il valore si attesta a 992 milioni di euro distribuiti su 291 round, in aumento rispetto ai 543 milioni per 223 operazioni del 2020. Allo stesso modo, cresce anche l’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani che passa da 52 milioni a 919 milioni di euro e da 11 a 26 operazioni. Sommando queste due componenti, il totale complessivo si attesta a 1,9 miliardi di euro (erano 595 milioni nel 2020).
Questi i dati del Rapporto di ricerca 2021 del Venture Capital Monitor – VeMTM sulle operazioni di venture capital nel mercato italiano. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeMTM attivo presso Liuc Business School e realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital SGR e IBAN, con l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale svolta nel nostro Paese.
Technology Transfer, Corporate venture capital e filiera dell’early stage
Il totale degli investimenti in TT (Technology Transfer) 2021 è stato pari a 76 milioni di euro su 49 operazioni. Questi risultati sono arrivati grazie anche all’impatto dei fondi della piattaforma ITAtech che a oggi hanno raccolto complessivamente oltre 300 milioni di euro realizzando, dal 2018, 90 investimenti per un ammontare totale pari a circa 120 milioni di euro (compresi i co-investitori).
Per quanto riguarda l’attività di corporate venture capital, nel 2021 si conferma l’evidenza recente che vede una notevole presenza di imprese nei round di venture capital. In particolare, è stata registrata la partecipazione delle corporate negli investimenti a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo in circa il 32% dei round complessivi, in netto aumento rispetto al 2020.
Relativamente alle sole startup con sede in Italia, venture capital e corporate venture capital hanno investito 462 milioni di euro su 184 round, le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno fatto registrare investimenti pari a 530 milioni di euro su 107 operazioni e i soli business angel hanno investito 87 milioni in 95 round. Il totale di queste attività porta la filiera dell’early stage in Italia ad aver investito oltre 1 miliardo di euro su 386 round. Aggiungendo anche gli investimenti in startup estere con founder italiani, il totale complessivo si attesta a oltre 2 miliardi di euro su 417 round.
Distribuzione geografica e vista settoriale
Come per gli anni passati, a livello di investimenti initial, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni, 110, coprendo il 39% del mercato (era il 42% nel 2020, ma con un numero inferiore di deal, 83). Seguono Lazio (9%) e Piemonte (poco meno del 9%).
Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 35% delle società target. L’Ict è costituito per un 37% da operazioni su startup nel comparto dei digital consumer services, e per il 63% su società con focus su enterprise technologies. A seguire, il 14% delle target oggetto di investimenti initial è stato diretto verso i servizi finanziari, il 13% verso l’Healthcare e l’8% verso l’Agrifood.
“La filiera del venture capital ha registrato numeri da record nelle operazioni initial, cioè il primo ingresso in una startup, segno che il mercato è costituito da operatori vivaci e capaci di impegnarsi in nuove iniziative nonostante il contesto di incertezza economica e finanziaria” afferma Anna Gervasoni, professore Ordinario di Economia e Gestione delle imprese alla LIUC – Università Cattaneo e direttore del Centro sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione della LIUC Business School. “L’Italia ha tutti i numeri per competere con l’innovazione internazionale nei settori più all’avanguardia come l’Ict e il lifesciences ma anche in quelli più tradizionali come l’agrifood che nello scorso anno ha catalizzato l’8% degli investimenti”.