Andrea Valenziani è il fondatore di “InCampagna”, rete di produttori che promuovono in Sicilia un’agricoltura sostenibile e giusta verso lavoratori e consumatori, con modelli innovativi di vendita
Un modello agricolo tradizionale, con tutti i suoi limiti: aziende padronali, produzioni spesso monocolturali, e quindi dipendenti dal mercato, forte precarietà in termini di lavoro. Un’ingiustizia, quest’ultima, non solo a livello sociale, ma anche a livello imprenditoriale, perché non consente una seria programmazione e la professionalizzazione della manodopera. Di fatto, un’economia stretta tra mercato locale e filiera della grande distribuzione, con la difficoltà di coniugare qualità e guadagno.
E’ questa la situazione che Andrea Valenziani, imprenditore agricolo, ha trovato quando è rientrato in Sicilia oltre dieci anni fa dopo aver vissuto all’estero per un periodo. Laureato in fisioterapia all’università La Sapienza di Roma, ha deciso di abbandonare il suo settore e di dedicarsi alla terra, sia per dare una mano all’omonima azienda agrumicola di famiglia a Carlentini, nel siracusano, sia per valorizzare il suo territorio d’origine e aiutare gli altri agricoltori locali, cercando di risanare un tessuto rurale antichissimo e sfibrato, ma dal grande potenziale.
Così nel 2014 ha fondato “InCampagna”, rete di produzione sostenibile e offerta solidale, di cui è presidente: oggi conta nove soci fondatori e circa 70 aziende di prodotti freschi e trasformati. Trentasette i dipendenti, tra impiegati e operai, di cui 20 a tempo indeterminato, e vendite in crescita del 30% di anno in anno. Tra le destinazioni principali, oltre all’Italia, Polonia, Francia, Belgio, Lettonia, Lituania ed Olanda.
Una realtà che unisce storie e tradizioni diverse: c’è chi conduce aziende agricole moderne ed efficienti, chi lavora faticosamente per recuperare antiche proprietà agricole rimaste per lungo tempo abbandonate, chi trasforma i propri ingredienti con processi rigorosamente tradizionali, chi gestisce laboratori alimentari moderni e tecnologicamente all’avanguardia.
Come è nata l’idea di fare rete?
“Ho voluto seguire le orme di mio padre, ma in maniera innovativa, non solo a livello tecnologico, ma dal punto di vista dell’approccio più generale, che comprende filiera, produzione e organizzazione. Come singola azienda agricola ho iniziato a spedire cassette postali in Italia e in Belgio, contenenti agrumi di diverse varietà, miele e marmellate. Determinante, poi, è stato il contributo della mia compagna, Justyna, per l’apertura di un canale commerciale in Polonia, suo paese natale. Quest’attività di consegna a domicilio, individuale o in forma aggregata, è cresciuta rapidamente nel tempo e anche altri produttori hanno cominciato ad appoggiarsi a noi. Ho scoperto che tante aziende agricole si ritrovavano a dover affrontare gli stessi nostri problemi, così abbiamo deciso di condividerli per fare rete e trovare soluzioni con le economie di scala, per rendere la produzione davvero moderna e sostenibile sotto tutti punti di vista”.
Che cosa vi unisce?
“Condividiamo la stessa idea di futuro, la stessa meta ideale, la stessa utopia. Uniti affrontiamo le sfide dell’economia globale, quanto le piccole grandi difficoltà rappresentate dal territorio in cui operiamo. La nostra idea di Sicilia è biologica, etica e sostenibile”.
Come scegliete le realtà con cui collaborare?
“Seguiamo una rigida lista di criteri che riguardano diversi aspetti, a partire dalla qualità dei prodotti. Le realtà che collaborano con noi sono al 90% biologiche. Fanno eccezione sono alcuni prodotti trasformati, altri freschi subtropicali. Poi poniamo attenzione al metodo di lavoro, alle condizioni dei lavoratori, al rispetto dei diritti. Nella rete ci sono anche realtà del terzo settore come L’Arcolaio, cooperativa sociale che si occupa del reinserimento lavorativo dei detenuti del carcere di Siracusa, e Libera Terra, consorzio di cooperative che lavorano le terre confiscate alla mafia”.
Che tipo di attività portate avanti?
“Il settore principale della rete è la vendita diretta in una filiera corta e, se possibile, cortissima: pochi intermediari selezionati con un forte legame con il territorio. I destinatari delle spedizioni possono essere consumatori finali, che fanno l’acquisto online per se stessi e per la propria famiglia, oppure gruppi di acquisto solidale, a cui inviamo le pedane con i colli da smistare ai singoli. O, ancora, fornitori di ristoranti ed aziende attente alla qualità e alla provenienza delle maniere prime”.
Come siete organizzati?
“Il magazzino è minimo: la merce non marcisce, perché si prende al bisogno dai produttori. Per quanto riguarda il ciclo di vendita diretta settimanale in Italia, si ordina sul sito web entro il venerdì e la merce parte il martedì successivo. Così garantiamo un arrivo fresco, anche nelle destinazioni più lontane, e un minor impatto ambientale”.
A proposito di ambiente, siete molto attenti anche a un imballaggio rispettoso della natura.
“Evitare le spedizioni semi vuote è la nostra attenzione in più per l’ambiente. La nostra unità di misura è il cubotto, una scatola di cartone resistente e riutilizzabile, progettata per evitare sprechi di spazio durante il trasporto. Se non viene riempita del tutto con la merce ordinata, viene completata con agrumi di stagione – a pagamento, con un apposito calcolatore volumetrico sul sito – anziché imballaggi da buttare”.
Oltre alla vendita, ci sono poi i servizi alle aziende agricole.
“Cerchiamo di risolvere problemi comuni, creando economie di scala, necessarie per risparmiare e impiegare tutto l’anno i lavoratori opportunamente formati. I servizi sono estesi anche a terzi. Ci occupiamo di magazzino di confezionamento fresco e trasformati, gestione dell’e-commerce e delle spedizioni, servizi agricoli come mappatura digitale, potatura, raccolta ed orticoltura, e infine amministrazione, che comprende, per esempio, assistenza per una reportistica trasparente e gestione degli ordini”.
State facendo rete anche contro il CTV, virus appartenente al genere Closterovirus, che causa una patologia detta “tristezza degli agrumi”. Come state agendo?
“Questo virus colpisce gli innesti su arancia amara, che per un secolo sono stati la totalità degli innesti in Sicilia. Da dieci anni nella nostra regione viene portato avanti un piano di eradicazione non del virus, perché non è possibile, ma degli alberi. Ciclicamente ogni azienda deve azzerarsi e ripartire da capo. Oltre a collaborare con le altre aziende nelle azioni concrete di contrasto all’emergenza, sul nostro canale YouTube abbiamo deciso di dedicare a questo tema un ciclo di filmati, con interviste ad agronomi e produttore, per far capire quanto questa emergenza stia cancellando e riscrivendo tutta l’agrumicoltura siciliana. Non è una situazione meno tragica della più conosciuta Xylella in Puglia, che ha un forte impatto perché uccide ulivi millenari. Qui però il danno al comparto produttivo è persino maggiore”.
Tra le innovazioni della rete “In campagna” c’è anche un progetto educativo per l’infanzia.
“E’ un progetto pilota di asilo nel bosco, che abbiamo attivato nell’ultimo anno nella mia azienda. Vogliamo favorire lo sviluppo del territorio rurale facendo impresa in maniera sana, guardando anche al lungo periodo. Per questo, oltre al piano produttivo e commerciale, è importante anche l’aspetto culturale, che va ripensato. Ospitiamo 13 bambini tra i 3 e i 5 anni, seguiti da due insegnanti, a cui si aggiunge l’aiuto di qualche genitore. L’idea per il futuro, anche grazie al crowdfunding, è quella di realizzare asili agricoli nelle aziende del nostro circuito, con un approccio non profit, per avviare percorsi di educazione ambientale. Se imparano da piccoli ad amare gli alberi, da grandi i bambini sapranno prendersi cura del territorio in cui sono cresciuti”.