Persino Bill Gates, fondatore di Microsoft (altra multinazionale statunitense che procede a tutto spiano coi tagli), si è espresso sulla grave situazione in cui versa Intel con parole inequivocabili: “Sono sbalordito dal fatto che abbia sostanzialmente perso la sua strada”, si legge infatti nella sua autobiografia Source Code: My Beginnings.
Una situazione che nel mentre non è affatto migliorata per il colosso californiano che a fine 2024 ha perso oltre alla strada pure il proprio amministratore delegato, Pat Gelsinger (sostituito dal vc Lip-Bu Tan) e oltre 15mila impiegati tra tagli, blocchi alle assunzioni, uscite volontarie e qualsiasi forma di turnover congelata fino a nuovo ordine.
La crisi di Intel in numeri
Nel secondo trimestre 2025, Intel ha registrato una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari, pari a 67 centesimi per azione, peggiorando il dato dell’anno precedente che si era fermato a 1,6 miliardi. I ricavi invece si sono mantenuti stabili a 12,9 miliardi, superando le previsioni di Wall Street, che li stimavano 12 miliardi. Per il terzo trimestre, Intel prevede ricavi compresi tra 12,6 e 13,6 miliardi di dollari, segno di una possibile stabilizzazione, anche se ancora incerta.

L’azienda ha inoltre confermato di essere in linea con gli obiettivi di riduzione dei costi, con un piano che porterà le spese operative a 17 miliardi di dollari per il 2025 e 16 miliardi entro il 2026.
Ancora tagli per Intel
Ma la cura draconiana non è terminata: secondo quanto riportato dalla CNN, entro la fine del 2025 Intel intende passare da 108.900 dipendenti a livello globale a 75.000, che significa una ennesima dieta che brucerà non meno di 25.000 posti di lavoro.
Intel ha poi cestinato tutti i progetti di costruzione di nuove fabbriche in Germania e Polonia a favore di quelli, già esistenti, in Vietnam e Malesia. L’azienda ha inoltre confermato di essere in linea con gli obiettivi di riduzione dei costi, con un piano che porterà le spese operative a 17 miliardi di dollari per il 2025 e 16 miliardi entro il 2026.