Intervista al direttore dell’Apple Academy e docente dell’Università Federico II di Napoli. «La tecnologia deve essere sì inclusiva, ma anche orientare ai nuovi modelli di economia sostenibile. In Italia c’è una grande tradizione informatica, ma poco abbiamo fatto su app, prototipi e gaming»
Non era facile immaginarsi un anno più complesso e incerto del 2020. Lo scoppio della pandemia ci ha disorientato, facendo crollare molte sicurezze. Poi è arrivato il 2022 con l’invasione russa dell’Ucraina, l’inflazione che erode il potere d’acquisto delle famiglie e le Borse che crollano: ed eccoci dunque di fronte a nuove sfide sia come individui sia come paesi. Pensare al futuro può spaventare, soprattutto se si è giovani, a un passo dal diploma o a pochi esami dalla laurea. Cosa fare? Come sarà il mondo del lavoro che accoglierà la Generazione Z? Ne abbiamo parlato con Giorgio Ventre, direttore scientifico della
Le Grandi dimissioni sono un tema attuale nel dibattito sul lavoro. Crede che avrà comunque a che fare con chi nel mondo del lavoro ancora non è entrato?
Giorgio Ventre: «Credo che il problema delle Grandi dimissioni sia anche legato al fatto che molti lavori in Italia sono noiosi. Diciamocelo chiaramente: certe strutture sono medievali. Ora ci si accorge che i giovani preferiscono lavorare dentro le startup rispetto che dentro le grandi aziende. Sono terrorizzati dall’idea di dover fare continuamente la stessa cosa. Me ne accorgo perché quando i nostri della Apple Academy fanno i colloqui spesso non finiscono nella mega azienda, ma in quella più piccola. Credo sia una scelta che merita rispetto. E cosa dovrebbero fare i più anziani? Evitiamo di banalizzare, perché il paese deve cambiare. I ragazzi devono dire no a certi lavori. D’altra parte devono investire su professionalità, formazione, tenendo la testa alta per capire i trend».
Formazione, appunto. Ci presenta la Apple Academy?
Giorgio Ventre: «Punta a creare una figura professionale che non è quella del coder, ma del developer. Si tratta di gestire progetti di trasformazione digitale. Non soltanto tecnologia, ma anche design, studio dei business model. È un progetto ambizioso e multidisciplinare. Alla Federico II abbiamo capito che la nostra formazione doveva andare oltre la metodologia. Più pratica, più contatto con le aziende. Per partecipare non poniamo nessun requisito se non l’aver fatto un liceo. I corsi sono in inglese, con docenti anche del mondo Apple. Ci piace incoraggiare giovani che hanno background diversi».
Lo sviluppatore come il mestiere più sexy. Si ricorda questa definizione?
Giorgio Ventre: «Dipende da cosa si intende per sviluppatore. Se parliamo di un developer con responsabilità di azione e di ascolto concordo. Ma se devi scrivere una riga di codice e basta credo che non ci sia nulla di meno sexy. In Italia c’è una grande tradizione informatica, ma poca tradizione su app, prototipi, e gaming. Quella è la parte più divertente».
Oggi tra le sfide più urgenti, sentite soprattutto dai giovanissimi, c’è quella dell’inclusione. Anche nella tecnologia. Cos’altro?
Giorgio Ventre: «La tecnologia deve essere sì inclusiva, pensata per ridurre le distanze. Ma credo che dobbiamo cominciare a ragionare con una prospettiva più ampia: bisogna esporre i nostri ragazzi alla sostenibilità, ai nuovi modelli di economia. Tante persone che si sono laureate nella mia generazione si sono sentite poi dire che erano vecchie professionalmente. Questo è un peso enorme per la società. Possiamo davvero accettare che menti brillanti siano state cacciate dalla produzione perché in tanti non sono stati spinti a crescere professionalmente? Ecco la sfide: bisogna investire su se stessi. Non è più il mondo dell’azienda mamma».
E poi ci si mette la tecnologia di mezzo. Molti temono rubi il lavoro. Ora, pare, saremmo addirittura di fronte a una intelligenza artificiale senziente
Giorgio Ventre: «Sull’intelligenza artificiale sono un conservatore. Qualsiasi tecnica legata a macchine elettroniche non può produrre esseri senzienti. Chi dice il contrario mente. Sono software di emulazione efficaci, ma è sempre emulazione. La capacità di sentire deriva dalla chimica del carbonio, da esigenze di sopravvivenza. Finché vedremo modelli di macchine, calcolatori o robot, fatti di circuiti elettronici credo non ci possa essere capacità senziente. In futuro ci sarà, ma sarà legata a modelli biologici potenziati da processori di natura elettronica».
Al prossimo SIOS22 Summer Edition parleremo di nuovi trend nel mondo tecnologico. Tra questi c’è anche il Web3
Giorgio Ventre: «Credo che tutti i grandi cambiamenti derivino da esigenze specifiche. La decentralizzazione ha un suo fascino e sempre lo avrà. Pensiamo al peer to peer: nasce non tanto come ribellione, ma perché ci si voleva scambiare dati con gli amici. Questa era l’esigenza. La decentralizzazione ha un suo senso, ma deve trovare ambiti applicativi. Rimango perplesso quando sento parlare di blockchain come soluzione definitiva. Ci sono molti settori dove può essere utile, così come altrettanti in cui non servirebbe».