A inizio Novecento nel cuore di Napoli il suo bisnonno apre un piccolo angolo di Inghilterra. Oggi il COO di Marinella guida la digitalizzazione dell’azienda di famiglia icona nel mondo. L’ha incontrato Eleonora Chioda per la rubrica Venti di Futuro
«Ho sempre dovuto lottare con chi mi credeva soltanto “il figlio di…” Sono nato e cresciuto con questo pregiudizio. Avevo tre strade davanti a me. Potevo ignorare la questione, scoraggiarmi o viverla come uno stimolo per fare meglio. Ho scelto l’ultima strada, dimostrando dentro e fuori l’azienda che ero lì perché me lo meritavo». Alessandro Marinella, 28 anni appena compiuti, è general manager della E. Marinella, storico brand nato a Napoli che con le sue cravatte ha conquistato il mondo. Quarta generazione. È lui che sta portando l’innovazione in azienda, diversificando ma tenendo ferma l’altissima qualità sartoriale. In questa bottega di soli 20 metri quadri, che qualche anno fa ha vinto il secondo posto tra le aziende al mondo con il miglior rapporto tra metri quadrati e fatturato, è passato tutto il gotha mondiale. I presidenti degli Stati Uniti, tutti i membri della famiglia Kennedy, le famiglie reali, i presidenti della Repubblica Italiana, gli industriali, gli imprenditori. Edoardo De Filippo, Mastroianni, Totò.
Marinella, la nuova generazione
Laurea in economia all’Università Federico II di Napoli, due master, uno in business innovation, uno in gestione d’azienda, Alessandro entra in azienda nel 2018. Sul biglietto da visita ha scritto “brand ambassador”. In realtà oggi è il Chief Operating Officer e si occupa di tutti i processi. «Sono partito dai dati. Ho presto capito che il nostro fatturato dipendeva per l’82% dalla cravatta e che questo poteva rappresentare un rischio imprenditoriale. Ma quando sono entrato in azienda mi sono trovato in una posizione difficile. Volevo cambiare assetti e organizzazioni interne che andavano avanti da molto tempo. Cercavo di cambiare strategie, a volte anche con scarsi risultati. Mio padre diceva sempre: di crescita si muore».
Poi arriva il Covid. Negozi chiusi, niente matrimoni, zero feste. Tutto il mondo in lockdown. Nessuno usa più la cravatta. E Alessandro capisce che è il momento di spingere sull’online e di diversificare. «In quella occasione sono riuscito a trasformare la Marinella in una azienda data driven e a puntare sull’e-commerce. Ho ricevuto il mandato di creare una struttura dedicata. 10 persone, tutte under 30, una piattaforma che replica l’esperienza in negozio. Ho portato i risultati e ho iniziato a ottenere fiducia. Tre anni dopo il 25% del fatturato aziendale arriva dall’e-commerce. Il fatturato del 2019 era di 12 milioni di euro. Quello del 2022 è di 14 milioni e solo il 60% dipende dalla cravatta. Ho cosi diminuito il rischio di dipendere da un sola categoria merceologica». Alessandro oggi ha aperto una nuova struttura di 1400 metri per l’e-commerce, assume sarte, punta al total look. Ma non dimentica le sue origini.
La storia, in breve
Rewind. Anno 1914. In un piccolo negozio, in via Riviera di Chiaia 287 nasce il brand Marinella. «Siamo nel cuore di Napoli. Qui il mio bisnonno Eugenio apre un piccolo angolo di Inghilterra. Importavamo abbigliamento maschile inglese, che all’epoca era considerato il vero simbolo dell’eleganza, La posizione è una di quelle fortunate, proprio di fronte a Villa Reale. Quel luogo era diventato un punto di ritrovo della nobiltà dell’epoca».
Cosi è iniziata una delle più gloriose storie dell’imprenditoria napoletana. «Dopo la seconda guerra mondiale, con la seta che prendevamo in Inghilterra abbiamo iniziato a specializzarci in cravatte. Negli anni 80-90, uno sconosciuto imprenditore americano di nome Donald Trump, scrisse una lettera a mio nonno e a mio padre per invitarli ad aprire gratuitamente un negozio sulla Trump Tower. L’America in quegli anni era un posto lontanissimo e i miei non accettarono. Nel 2017 anche Carlo, fra pochi giorni Re d’Inghilterra, e Camilla sono venuti in negozio: lei ha scelto delle cravatte per lui con ricamato il suo anno di nascita»
Il presente e il futuro
Anno 2018, le cravatte di Marinella conquistano un nuovo traguardo. Arrivano al MoMA di New York, esposte tra i 101 oggetti più rappresentativi del secolo. La mostra si chiama Items: Is Fashion Modern? «Da bambino passavo il tempo fra quella seta e vedevo mio padre tornare a casa sempre col sorriso. Sono cresciuto con l’idea che presto sarei entrato in azienda. Oggi ho una missione: crescere e innovare, senza però snaturare il nome della mia famiglia nel mondo, ambasciatrice di valori. Puntiamo a rimanere a Napoli, migliorando il prodotto dal punto di vista tecnico, di resa ed estetico».
Alessandro ha vinto numerosi premi. Tra i leader del futuro per Forbes, tra gli under 30 più eleganti per Gentleman. E il Corporate Heritage Ambassador 2022, premio organizzato da Leaving Footprints, spin-off dell’Università del Sannio e dell’Università Parthenope di Napoli, e dedicato alle aziende storiche che però guardano alla tradizione come la intendeva Gustav Mahler quando scrisse: “Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri”.