Cos’è il carbon farming e perché può rallentare il surriscaldamento globale? Su StartupItalia scrive Bruno Basso, scienziato degli ecosistemi alla Michigan State University e tra i fondatori di CIBO Technologies, startup che adotta la tecnologia per misurare il carbonio sequestrato nei suoli agricoli
L’agricoltura ha il ruolo fondamentale di produrre cibo per le popolazioni che vivono sul nostro pianeta ed è stata in grado di farlo per migliaia di anni. Con l’incremento della richiesta di cibo dovuto all’aumento globale di popolazione, l’agricoltura è continuamente spinta oltre il livello di bilancio positivo tra anidride carbonica sottratta dall’atmosfera mediante il processo di fotosintesi svolto dalle piante e quella emessa dalle pratiche agronomiche necessarie ad ottenere rese sempre più elevate. Inoltre, l’uso eccessivo di fertilizzanti e antiparassitari ha un forte impatto sulla qualità delle acque e dell’ambiente in generale.
Come conseguenza dell’uso inappropriato di risorse e dello sbilancio tra anidride carbonica emessa e fissata dalle piante, il settore agricolo oggi contribuisce ai cambiamenti climatici con emissioni di gas serra in atmosfera nella misura del 24% delle attività antropogeniche globali. I principali responsabili delle emissioni di gas serra da attività agricole sono il protossido di azoto (N2O), fortemente correlato all’uso di fertilizzanti azotati, il metano (CH4), derivante dalle fermentazioni enteriche degli animali in allevamenti zootecnici, e l’anidride carbonica (CO2), risultato delle lavorazioni del terreno e dell’attività microbica nel suolo.
Se da un lato l’agricoltura contribuisce ai cambiamenti climatici, dall’altro ne subisce anche gli effetti negativi con produzioni più basse dovute all’incremento della temperatura, alla riduzione delle precipitazioni, all’aumento di patogeni e specie invasive, e alla maggiore frequenza di eventi estremi come siccità e inondazioni.
La rivoluzione del carbon farming
Il “carbon farming” è considerato un nuovo sistema di gestione del suolo e delle coltivazioni che ha come obiettivo la riduzione netta delle emissioni di gas serra nell’atmosfera e il sequestro del carbonio nel terreno. Le pratiche agronomiche che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del carbon farming sono diverse e il loro successo varia in funzione del clima, del tipo di terreno e delle caratteristiche orografiche del territorio.
Il carbon farming non è configurabile come una pratica specifica, né come una somma di pratiche, ma piuttosto come un approccio di sistema condotto con tecnologie adeguate alla gestione delle complesse interazioni spazio-temporali.
L’“Agricoltura Rigenerativa” è un sistema di gestione delle produzioni agricole in linea con il carbon farming. Essa favorisce rotazioni colturali, le consociazioni, la riduzione o l’azzeramento delle lavorazioni del terreno, il mantenimento costante della copertura vegetale (cover crops), la riduzione di apporto di concimi azotati e la gestione sostenibile degli allevamenti zootecnici.
“Siamo di fronte alla grande sfida di gestire in modo sostenibile il sistema pianeta”
Oltre ad apportare benefici relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra, queste pratiche generano ulteriori benefici (comunemente detti co-benefits) in termini di sostenibilità delle attività agricole, come aumento della biodiversità, riduzione della contaminazione delle acque di falda sotterranee e di fiumi e laghi, aumento della sostanza organica nel terreno e contrasto del degrado del suolo, maggiore efficienza nell’uso delle risorse naturali (precipitazioni, irrigazione, nutrienti) grazie ad un miglioramento della salute del suolo, e maggiori profitti per gli agricoltori.
Alla positiva ricaduta ambientale del carbon farming si associano aspetti economici che possono diventare molto interessanti per le filiere agricole. La maggiore conoscenza del sistema suolo-clima-coltura-gestione agronomica, necessaria per il carbon farming, pur nell’estrema variabilità delle realtà in cui si opera, porta ad un salto di qualità dal punto di vista agronomico e ambientale, mettendo gli operatori del settore in condizione di operare scelte efficaci a livello sistemico e quindi di ottenere vantaggi sia nel breve che nel lungo termine.
Misurare il minore impatto sul clima, grazie alla tecnologia
La Politica Agricola Comunitaria (PAC) finanzierà le aziende agricole che adotteranno sistemi efficaci per il carbon farming. A tal fine sono necessari standard tecnici e sistemi di certificazione che l’Unione Europea sta mettendo a punto. Nei paesi più avanzati (USA, Canada, Australia) le filiere agricole orientate alla neutralità carbonica stanno già premiando le produzioni che possono dimostrare significative riduzioni di emissioni di gas serra.
Più i sistemi di misurazione e monitoraggio saranno affidabili, maggiore sarà l’interesse di queste filiere per le imprese agricole capaci di dimostrare stabili riduzioni nette di emissioni di gas serra e sequestro di carbonio nel terreno. Un’ulteriore opportunità è offerta dal mercato volontario dei crediti di carbonio. Esistono già standard per la certificazione che sono accettati dal mercato e altri sono in via di definizione.
“Il carbon farming è considerato una soluzione vincente su tutti i fronti”
Siamo di fronte alla grande sfida di gestire in modo sostenibile il sistema pianeta. La tecnologia figlia del riduzionismo scientifico (che opera mantenendo separati i modi di osservare e conoscere la realtà) ora può e deve operare con strumenti e linguaggi che tengono conto della conoscenza del sistema, sul quale è indispensabile fare previsioni affidabili.
Esempio concreto di questo nuovo approccio sono i modelli di simulazione di crescita delle piante e l’uso di mappe storiche telerilevate di stabilità delle rese che, integrate con le osservazioni satellitari in tempo reale di suolo, pianta e gestione agronomica, permettono di prevedere e misurare le emissioni nette di gas serra in funzione delle pratiche adottate. Si tratta di sistemi tecnologicamente sofisticati che permettono di rendere praticamente realizzabile ed economicamente sostenibile il carbon farming, grazie alla possibilità di simulare in anticipo gli esiti delle possibili azioni, misurare i risultati delle applicazioni reali e guidare la programmazione degli interventi, nella logica della ciclicità e interdipendenza dei sistemi naturali. Tali sistemi sono offerti da diverse compagnie e start-ups, come Indigo Ag e CIBO Technologies in USA e da Pixag in Italia.
Le barriere all’adozione del carbon farming
Le maggiori difficoltà dell’adozione del carbon farming risiedono: (i) nella corretta determinazione del potenziale di sequestro nei diversi suoli e condizioni climatiche, (ii) nella misura dell’aumento effettivo del carbonio nel suolo in risposta a pratiche di gestione che non siano già state adottate all’inizio del progetto di monitoraggio (addizionalità), (iii) nella garanzia della permanenza del carbonio nel suolo per un periodo lungo almeno 30 anni, (iv) nell’identificazione e quantificazione di possibili perdite indirette di carbonio (leakage, cioè riduzioni di rese che saremmo costretti a compensare mediante coltivazioni in altre località non già coltivate), (v) nella complessità e difficoltà di tecniche riguardanti sia le misurazioni che la valutazione dell’incertezza nei modelli di simulazione, ed infine (vi) nel costo iniziale per convertire la gestione dei suoli necessario per aderire ai progetti di carbon farming.
Foto di Erich Westendarp da Pixabay
Grazie all’approccio di sistema e all’uso degli strumenti cui si è fatto cenno, i vantaggi ottenuti dal carbon farming superano di gran lunga i costi generati dalle difficoltà di implementazione. Una rapida e vasta adozione del carbon farming è possibile attraverso incentivi economici agli agricoltori e proventi da carbon credits, assieme ad una riduzione dei costi di verifica e quantificazione del carbonio nel suolo.
Negli Stati Uniti il carbon farming è in continua espansione con transazioni di crediti di carbonio sia come in-setting, cioè all’interno della stessa filiera, che come off-setting tra settori diversi (finanza, trasformazioni, compagnie petrolifere etc.). Tali transazioni sono il risultato di un sempre più elevato scrutinio da parte dei consumatori e delle comunità che richiedono una maggiore trasparenza nei processi di produzione e una maggiore tutela dell’ambiente.
“Il carbon farming delineerà senza dubbio il futuro dell’agricoltura”
La crescente attenzione alla sostenibilità ambientale generata dal carbon farming è oggi anche evidente nei mercati finanziari con il “sustainable investing” e “ethical finance” (investimenti nella sostenibilità di aziende e paesi) di investitori che ottengono maggiori ritorni economici rispetto a investimenti convenzionali in compagnie ancora basate sull’uso di fossili di carbonio.
In conclusione, il carbon farming delineerà senza dubbio il futuro dell’agricoltura e dei settori associati ad essa (ambiente, agroalimentare, finanza e turismo) e di conseguenza il futuro del nostro pianeta. Il carbon farming è considerato una soluzione vincente su tutti i fronti perché consente ai sistemi agricoli sia di adattarsi meglio agli effetti deleteri dei cambiamenti climatici, sia di mitigare il contributo dell’agricoltura agli stessi con le ridotte emissioni in atmosfera mediante l’adozione di pratiche agronomiche rigenerative e resilienti.