Dalla Scozia alla Spagna passando per l’Islanda. Ma resta il nodo stipendio: identico o ridotto?
Un plebiscito. Lavorare quattro giorni a settimana convince moltissimi tra dipendenti e professionisti nei paesi e nei contesti aziendali dove sta prendendo piede questa formula. Forse sull’onda dell’accelerazione impressa dalla pandemia – con milioni di persone costrette in smart working – il mondo del business si sta evolvendo tra scettici ed entusiasti. Sempre più spesso si sente parlare di obiettivi e non di ore passate in ufficio; sempre di più Ceo e imprenditori sono inclini a dare fiducia ai propri collaboratori in un’epoca ibrida. Andiamo a vedere allora quali sono i case study da seguire per la settimana lavorativa di quattro giorni.
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In Scozia il governo ha da poco annunciato l’intenzione di estendere la possibilità di lavorare quattro giorni a settimana. Come si legge sulla stampa specializzata, questa iniziativa è parte di un progetto da 10 milioni di sterline che segue il percorso tracciato da altri programmi analoghi in Islanda e Nuova Zelanda. Secondo un sondaggio, che ha intervistato 2.203 scozzesi in età lavorativa, l’88% è disposto a prendere parte al progetto (dato, di certo, non sorprendente); c’è però, ingombrante, il capitolo soldi: l’80% sosterrebbe l’introduzione di una settimana lavorativa di quattro giorni soltanto a parità di stipendio. In Inghilterra, lo studio legale Arken ha intanto detto sì alla settimana corta, migliorando il clima sul luogo di lavoro come ha spiegato il suo amministratore delegato.
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In Spagna Desigual, marchio del fashion, ha deciso di avviare una sperimentazione per introdurre la settimana lavorativa di 32 ore a condizione, però, di una retribuzione più bassa. La transizione digitale è in corso e anche in Italia non tutti stanno seguendo i trend dello smart working. Quel che è certo è che optare per soluzioni così drastiche non richiede uno sforzo soltanto da parte delle imprese – pubbliche o private che siano – ma soprattutto dai lavoratori, ai quali viene richiesto uno sforzo ulteriore in termini di responsabilità, programmazione e lavoro per obiettivi.