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Davanti al microfono della giovane Federica Mutti sfileranno Ceo di grandi aziende, startupper che ce l’hanno fatta, psicologi e giornalisti
Si apre con una puntata dedicata al talento Job Busters, nuova serie di podcast dedicata da Adecco a sfatare i miti che costellano il percorso di chi è a caccia di opportunità. Stereotipi radicati tra i giovani alle prime armi, ma anche tra chi, con qualche anno in più, si ritrova nuovamente sul mercato. Un concentrato di suggerimenti e strategie per migliorare il proprio approccio al tema del lavoro e, perché no, guardarlo da una prospettiva più costruttiva grazie alle “dritte” di chi lo conosce bene.
A condurre le dieci puntate, pubblicate sulle principali piattaforme di podcasting sul web a cadenza quindicinale, è Federica Mutti, ventiquattrenne brand strategist e content creator con laurea in economia e una passione per la comunicazione. Tutti gli episodi sono disponibili su Itunes, Google Play e Spotify. StartupItalia ha incontrato Chiara Carcano, senior recruiter di Adecco, che ha regalato al nostro magazine qualche anticipazione.
Podcast: “Lo strumento ideale per parlare agli under 25”
Innanzitutto, perché un podcast? “Perché, così fresco e immediato, è lo strumento ideale per parlare ai ragazzi sotto i 25 anni – spiega la selezionatrice, vent’anni di esperienza e migliaia di curricula analizzati alle spalle – Dalle indagini che conduciamo costantemente è emerso che, sempre più spesso, i giovani di quell’età si sentono disorientati. Insomma, sono alla ricerca di un supporto: con queste pillole il nostro obiettivo è, perciò, proprio quello di fornire un contenuto utile e immediatamente fruibile da un target molto particolare. Un contenuto che fosse, cioè, al tempo stesso professionale e non pesante, da ascoltare nei momenti di relax o durante la pratica sportiva, per esempio”.
Nel giro di poche settimane la serie è già entrata nella classifica dei podcast più ascoltati stilata da Chartable. Del resto, sfatare luoghi comuni demotivanti può avere un effetto adrenalinico: e se le puntate durano al massimo venti minuti, l’appuntamento con i consigli per cercare lavoro riceve il semaforo verde ed entra a buon diritto anche nelle fittissime e intricate agende degli under 25.
Il (falso) mito del talento
Superare i falsi miti non è facile, a meno di avere una guida esperta in grado di orientare. Ma quali sono le difficoltà che i ventenni incontrano quando cercano lavoro?
Innanzitutto, racconta la recruiter, il peso delle ambizioni, che spesso sono molto alte. Se poi si aggiunge la fretta di realizzarsi, il rischio di restare delusi aumenta in proporzione. “Il ‘pezzo di carta’ non basta più per inserirsi nel ruolo che si è sognato all’università – sottolinea, invece, Carcano – Bisogna imparare a tarare le proprie aspettative. A volte facciamo fatica a spiegare che raggiungere la mansione dei sogni è un percorso che richiede tempo e una serie di aggiustamenti. Ed è vero in tutti i casi, anche se si possiede una laurea”.
La conferma arriva da Luca Mazzucchelli, psicologo intervistato nella prima puntata di Job Busters. “Spesso le persone di talento tendono ad autogiustificarsi e arrivano a chiedersi persino a cosa serva l’allenamento. Purtroppo, la verità è che non esistono scorciatoie” assicura il divulgatore, ottocento video all’attivo sul proprio canale YouTube.
“In realtà – aggiunge il formatore – la vita somiglia più a una maratona che a una gara dei cento metri piani”. Resistenza e resilienza, più che forza esplosiva. Il segreto? “Sono le buone abitudini, cioè i gesti che ripetiamo in automatico tutti i giorni, a favorire il talento – conclude – La buona notizia è che fra cinque anni saremo il risultato delle abitudini che decidiamo di acquisire oggi”.
Per chi è a caccia di suggerimenti pratici, Mazzucchelli propone “la regola del 100”. “Per ogni skill desiderata è possibile individuare cento piccole sotto-competenze e migliorarle dell’1% al giorno. Micro-sforzi, questo è il trucco, richiedono meno forza di volontà”. Ed evitano di abbattersi.
La recruiter: “Motivazione e soft skill al centro dell’attenzione di chi assume”
Il talento, riprende Carcano, è al centro di un altro equivoco. “La nostra esperienza ci dice che tutte le aziende lo cercano, ma tante non sanno definirlo correttamente”.
“In molti casi non è quella la prima dimensione presa in esame dalle imprese nel corso di un colloquio. Chi intende assumere cerca nei candidati, piuttosto, la classica ‘luce negli occhi’. Che significa, essenzialmente, motivazione, energia, grinta”. In una parola: soft skill. “Il talento, come si vede, è un’altra cosa. Secondo la mia esperienza, sono proprio le persone che possiedono queste abilità trasversali a essere scelte nei colloqui”.
Ma come individuarle, dal momento che non sono certificate da un diploma o da una laurea? “Si riconoscono facilmente prendendo in esame l’infanzia e pensando alle cose che ci riuscivano meglio” suggerisce la recruiter. “Un esempio personale: da piccola, più che vestire le bambole, mi piaceva gestire le sfilate. In questo modo ho capito di avere una propensione per l’organizzazione che mi porto dietro ancora oggi”.
Ma contano anche l’ambiente in cui si vive e quello che si sceglie di frequentare. “Non a caso si dice che siamo la media delle cinque persone che frequentiamo di più – afferma Mazzucchelli. Per migliorare, è importante circondarsi di persone già attive nei nostri ambiti di interesse professionale”.
La serie prosegue fino a settembre
Gli argomenti da affrontare sono tanti, e il menù li comprende tutti. La recruiter preferisce solleticare la curiosità e non rivelarci il titolo dei prossimi episodi. “Posso solo anticipare che si passerà dal classico ‘nessuno legge il mio cv” allo scetticismo di tanti giovani riguardo a stage e tirocini, considerati una perdita di tempo. Ma non solo. Di fronte al microfono di Federica Mutti sfileranno ceo di grandi aziende, startupper che ce l’hanno fatta, giornalisti che racconteranno le proprie esperienze in pillole, senza trascurare l’uso dei social media”.
Dopo l’estate, con la riapertura di scuole e atenei, Adecco tornerà negli istituti tecnici e nelle università con programmi di orientamento; per le aziende, invece, sono previsti percorsi di formazione. “Quello che ci interessa far emergere nei ragazzi – conclude Carcano – “è la consapevolezza del proprio valore”.