Una sfida in cui a vincere sarebbero soprattutto i lavoratori
L’obiettivo è assumere 3mila rider entro la fine del 2022. Questi si andrebbero a sommare ai già 700 inquadrati finora con un contratto. Alfonsino, startup fondata a Caserta nel 2016 e attiva nel settore della food dalivery, potrebbe così superare il gigante Just Eat che poche settimane fa ha fatto un annuncio potenzialmente rivoluzionario per una delle categorie di lavoratori più emblematiche della gig economy. L’amministratore delegato di Just Eat Italia, Daniele Contini, infatti ha annunciato l’intenzione di assumere tutti i 3mila ciclofattorini presenti in Italia entro la fine del 2021. Sulla carta Alfonsino potrebbe dunque battere il gigante della food delivery in una sfida che andrà comunque a beneficio di moltissimi lavoratori.
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Alfonsino: la storia
Ad oggi Alfonsino conta circa 943 ristoranti che vendono i loro piatti sulla piattaforma, numero che entro la fine di marzo prossimo dovrebbe salire a quota 1500. Il servizio è attivo in 300 città di sette regioni. Nel 2018, grazie alla prima campagna di equity crowdfunding, la startup ha raccolto 150mila euro; l’estate scorsa è stata tra le vincitrici dell’edizione 2020 dell’Unicredit Start Lab per la categoria “Innovative Made in Italy”; un secondo round di crowdfunding, sulla piattaforma 200Crowd, si è conclusa con oltre 460mila euro.
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L’impegno di Just Eat e Alfonsino potrebbe aprire una breccia in un ambito del mercato del lavoro precario, spesso balzato agli onori delle cronache per casi di sfruttamento ed episodi di caporalato. Se Milano è la capitale indiscussa del food delivery in Italia, Alfonsino ha scelto di puntare soprattutto sui centri più piccoli. «In questo momento – ha spiegato il cofounder Domenico Pascarella – il digital food delivery rappresenta allo stesso tempo un valido strumento per rispondere alle esigenze dei clienti dei piccoli centri». L’impegno a inquadrare i rider con un contratto è l’altro aspetto in controtendenza rispetto a molte altre piattaforme. «È un grosso impegno che ci siamo presi – ha concluso – tre persone del nostro team sono impegnati full time nell’attività di selezione e formazione dei rider, ma sono sicuro che questa sia la strada giusta per creare un servizio diverso, sostenibile e che possa creare un impatto sociale ed economico importante nei piccoli centri».