Il caso di We Are Social che ha da poco aperto un nuovo ufficio a Madrid
Sempre più aziende italiane si aprono ai social, o meglio, aprono pagine social. Sembra un gioco di parole, ma è anche l’unico modo per descrivere una situazione – quella italiana – sempre più rivolta ad un approccio digital, in chiave social.
Secondo il Barometro Hootsuite 2018, infatti, che ha analizzato oltre 9000 aziende in tutto il mondo, in Italia l’86% degli intervistati ritiene la presenza della propria azienda sui social media ormai fondamentale per diventare, ma soprattutto rimanere, competitivi.
Non solo: il 47% delle aziende intervistate dichiara di avere almeno quattro profili social attivi e il 43% ne ha almeno uno. Primo tra tutti Facebook (su cui è presente il 99% delle aziende), seguito da Instagram (77%), Twitter e LinkedIn (63%). Numeri in netta crescita, se si considera che nel 2013 ad avere una pagina social era soltanto il 36% delle aziende (fonte: Il Sole 24 Ore). Che siano B2C o B2B poco importa: le imprese italiane hanno ormai scelto da tempo di essere presenti anche on-line, in un’ottica di brand reputation e brand awareness. Tradotto: la riconoscibilità e la reputazione del brand, che restano i motivi principali per cui le aziende utilizzano i social.
We Are Social sbarca a Madrid
L’ha capito già da tempo We Are Social, una delle agenzie più conosciute che supporta la comunicazione e il posizionamento di aziende presenti a livello locale e globale. Pochi giorni fa l’agenzia ha aperto un ufficio a Madrid. “La Spagna ha un fortissimo potenziale nel marketing e nella comunicazione, da un punto di vista creativo, social e digital” è la linea dei tre CEO di We Are Social Italia e Spagna. “Il progetto di Alberto (Pachano, Managing Director di We Are Social Madrid, ndr) per lo sviluppo dell’ufficio di Madrid si basa su una conoscenza profonda del mercato e una visione consapevole del ruolo che possiamo avere in Spagna”.
Con oltre 700 specialisti e 12 uffici nel mondo We Are Social è ormai divenuta un vero e proprio brand, che ha messo al centro della propria mission le persone e la comprensione del loro comportamento come primo passo per generare valore di business. “Questo è quello che chiamiamo social thinking” commentano Gabriele Cucinella, Stefano Maggi e Ottavio Nava, i tre CEO.
I tre elementi del Social Thinking
E’ attraverso l’individuazione di social insight, che i team sviluppano le idee creative, traducendole in valore reale per i brand loro clienti. Sono le cosiddette ideas powered by people, in grado di stimolare conversazioni, creare e rafforzare relazioni e community, diminuendo la distanza tra le persone e le marche.
E’ un approccio, quello del Social Thinking, che si sviluppa su tre livelli: si parte dai social insights che, come punto di partenza, rappresentano la base su cui vengono sviluppate le idee per i clienti. E’ grazie alla loro analisi che possono infatti emergere dati o evidenze spesso nascoste o inespresse che possono condizionare la percezione di un brand o di un prodotto. Poi ci sono le social idea, nel vero senso della parola: idee in grado di unire le persone, attivare conversazioni e stimolare all’azione. Infine arriva lo scambio di valore attraverso le piattaforme digital: grazie alla partecipazione attiva delle persone si possono infatti ottenere informazioni, intrattenimenti ma anche vantaggi commerciali (per il brand).
La chiave è creare vicinanza anche abbattendo i confini nazionali, come ha fatto We Are Social con la nuova sede dell’agenzia a Madrid.
Se si dovesse scegliere una keyword dell’approccio social – sempre più necessario per le realtà italiane – forse sarebbe proprio la consapevolezza: di sapere che cosa dire (prima ancora che vendere). Di creare storytelling di qualità. Di ascoltare il cliente, prima ancora di essere scelti