«La verità è che per il governo la fase 2 non è ancora iniziata»
È un attacco a tutto tondo quello che Carlo Bonomi, numero 1 di Confindustria, riserva nuovamente all’esecutivo di Giuseppe Conte, ormai suo bersaglio abituale da quando si è insediato sul finire della scorsa primavera (arrivando perfino a dire che «la politica rischia di fare più danni del Covid». Oggi, dalle pagine del Corriere della Sera, il rappresentante degli industriali irrompe nel dibattito sull’uso del Recovery Fund, accusando il governo di non avere idea delle riforme da mettere in cantiere: «Si fa un gran parlare di come utilizzare i 209 miliardi che arriveranno dall’Europa. Ma le riforme necessarie per riuscire a spendere in modo efficace queste risorse, a oggi, non sono state nemmeno impostate. A partire da quella del lavoro, la più urgente. E poi fisco e burocrazia. La verità è che per il governo la fase 2 non è ancora iniziata».
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«Adesso però – è l’avvertimento che viene lanciato da Confindustria – non abbiamo scuse, tocca fare i compiti in casa». Bonomi si dice ancora una volta deluso dalla mancanza di rapidità del governo: «Mi sarei aspettato di vedere già scritto il Piano nazionale delle riforme, mentre il comitato interministeriale per gli affari europei, che dovrebbe redigerlo, comincia solo oggi a lavorare. Si continua a parlare dei fondi che arriveranno dall’Europa pensando che risolveranno tutti i nostri problemi». Quindi ridimensiona la portata del Next Generation Eu: «Prima di tutto ricordiamo che le risorse a fondo perduto ammontano a 80 miliardi quando l’Italia contribuisce con 55. Questo comporta un saldo netto a nostro favore di 25 miliardi. Che sono tantissimi, sia chiaro. Poi ci sono i prestiti agevolati che porteremo a casa in funzione dei progetti che sapremo presentare. E qui l’esperienza ci dice che l’Italia non è stata in grado già in passato di spendere quanto ci veniva accordato. D’ora in avanti non potremo confondere l’Europa con task force e stati generali. Bisogna agire».
Di spalle, Carlo Bonomi. Di fronte, Giuseppe Conte
Questa la strada indicata da Confindustria: «Dobbiamo mettere in campo una riforma delle politiche attive che offra a tutti i disoccupati l’assegno di ricollocazione e non solo a chi ha il reddito di cittadinanza. Abbiamo proposto di mettere in campo in questa direzione i fondi interprofessionali. E poi l’Anpal pubblica deve collaborare con le agenzie del lavoro private». Quanto alle tasse: «La pressione fiscale sulle imprese è altissima, e togliendo l’Irap si premia chi assolve con lealtà al patto con lo Stato pagando le tasse. Con la Francia, siamo ai vertici mondiali del cuneo fiscale a carico delle imprese».