“Per rispondere alla sfide ambientali e sociali non è sufficiente l’impegno delle imprese: devono entrare in gioco anche gli enti locali”
In occasione di Ecomondo, abbiamo incontrato Rossella Sobrero, per parlare con lei di sostenibilità, CSR e lavoro che cambia. Sobrero si occupa di comunicazione sociale e di CSR da oltre 20 anni. Organizza eventi di rilievo nazionale come Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale (qui il sito).
Sostenibilità e CSR: qual è lo stato dell’arte in Italia?
Secondo me, CSR e sostenibilità possono oggi considerarsi sinonimi. Se fino ad alcuni anni fa la sostenibilità era intesa solo come impegno per l’ambiente, oggi ha tre dimensioni come la CSR: economica, sociale e ambientale.
Parlando di sostenibilità mi sento di affermare che l’impegno delle imprese sta crescendo: sono sempre di più le aziende che scelgono di adottare un approccio nuovo e inseriscono la sostenibilità nei piani strategici dell’organizzazione per rispondere alle richieste di mercato in rapido cambiamento. Soprattutto le grandi imprese si stanno interrogando sul futuro in un’ottica di sviluppo sostenibile in linea con i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, un documento importante sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU (inserire nota).
Ma se le imprese vanno veloci, la Pubblica Amministrazione purtroppo non si sta muovendo con la stessa rapidità.
Leggi anche: Bayer Foundations: “Tech e sostenibilità per una salute accessibile
Uno dei temi al centro di Ecomondo è l’empowerment dei territori, fattore indispensabile per avviare progetti di sostenibilità. Come commenterebbe la posizione italiana sul tema e cosa bisognerebbe fare, secondo lei?
Il percorso verso la sostenibilità dei territori richiede la collaborazione di tutti, anche della Pubblica Amministrazione. Per rispondere alla sfide ambientali e sociali infatti non è sufficiente l’impegno delle imprese: devono entrare in gioco anche gli enti locali che devono impegnarsi per lo sviluppo del territorio oltre naturalmente che per il benessere del territorio e dei cittadini. Per farlo è necessario sostituire alla logica dell’adempimento la logica del risultato e considerare le persone non utenti passivi ma clienti attivi che esprimono bisogni e aspettative e chiedono risposte di qualità.
Segnali positivi arrivano dai cittadini: in molte città italiane alcune persone hanno deciso di organizzarsi per migliorare il territorio dove vivono e lavorano. Crescono quindi i comitati di quartiere, aumentano le social street, si registra una volontà diffusa di contribuire attraverso progetti concreti al miglioramento delle aree verdi, dei luoghi di aggregazione sociale etc.
Molti hanno capito inoltre che le sfide di oggi sono troppo difficili per essere affrontate da soli. Per questo è necessario mettersi insieme per far avanzare il cambiamento. Nei territori quindi crescono le partnership, si sviluppano reti di imprese sostenibili, migliora la capacità di fare networking tra soggetti diversi.
Leggi anche: Finanza sostenibile, perché non è solo un dovere ma può essere un guadagno
Sostenibilità e nuove professionalità: come pensa si trasformerà il mondo del lavoro?
L’ultima edizione di GreenItaly presentata alcuni giorni fa da Fondazione Symbola evidenzia che l’Italia ha riscoperto antiche vocazioni (dal riciclo all’uso efficiente delle risorse) che hanno bisogno di professionisti preparati. Se vogliamo cambiare il modello produttivo abbiamo bisogno di formare giovani in grado di rispondere a nuove richieste del mercato. Nel mio blog #CSR e Dintorni intervisto ogni settimana una start up: con piacere scopro mestieri e professioni che sono frutto non solo della creatività dei giovani ma anche della loro volontà di trovare soluzioni nuove a problemi antichi. Questa è innovazione sociale.
Quali competenze è necessario sviluppare?
Alcuni studi affermano che il 65% dei bambini che frequentano oggi la scuola primaria farà un lavoro che non esiste ancora. Il cambiamento nel mondo del lavoro è evidente: saranno sempre più richieste competenze per gestire il mobile, il cloud, i Big Data, l’IoT, il crowdsourcing etc.
Anche se le macchine non potranno mai sostituire l’uomo i cambiamenti in atto stanno modificando il modo di lavorare: per esempio, crescono modalità come il lavoro agile. È quindi necessario imparare a lavorare in modo diverso, spesso in maggior autonomia.