E i Commercialisti chiedono al governo un rinvio: “I nostri colleghi oberati di lavoro e i contribuenti a corto di liquidità, lo slittamento al 20 luglio è insufficiente. Serve urgentemente una proroga ulteriore”
Tutti i nodi prima o poi vengono al pettine. E anche le tasse. Tra uno slittamento e l’altro nel periodo dell’emergenza Covid-19 il governo non sembra aver fatto i conti con le conseguenze del possibile effetto imbuto: ciò che è stato rimandato ieri rischia di affollare il panorama delle scadenze fiscali oggi. E ora in quell’imbuto i contribuenti rischiano di caderci e con loro i commercialisti, sommersi da una mole di lavoro inattesa. Il Sole 24 Ore conta persino 246 scadenze il 15 giorni. Il 93,5% di queste riguarda proprio i versamenti.
Leggi anche: Taxfix, l’app per fare la dichiarazione dei redditi via smartphone
A essere travolte, al solito, soprattutto le partite IVA, come ricorda il quotidiano di Confindustria, per effetto del “Dpcm che ha disposto la proroga dal 30 giugno al 20 luglio (e dal 21 luglio al 30 agosto con la maggiorazione dello 0,40%) per 4,5 milioni di partite Iva soggette a pagelle fiscali o nel regime forfettario e dei minimi”.
Tasse, tasse e ancora tasse
Tra versamenti, dichiarazioni, comunicazioni, si parte appunto oggi con il versamento della seconda rata dell’Acconto IRPEF sui redditi soggetti a tassazione separata da indicare in dichiarazione e non soggetti a ritenuta alla fonte; versamento della seconda rata IRPEF a titolo di primo acconto 2020 e saldo 2019; seconda rata dell’Addizionale Regionale all’IRPEF; versamento della seconda rata dell’Addizionale Comunale all’IRPEF a titolo di primo acconto 2020 e saldo 2019; versamento della seconda rata “cedolare secca” a titolo di saldo 2019 e primo acconto 2020; versamento della seconda rata dell’IRAP a titolo di primo acconto 2020 e saldo 2019, per i soggetti IRES c’è il versamento della seconda rata a titolo di saldo 2019 e primo acconto 2020, quindi il 20 luglio ben 4,5 milioni di partite IVA saranno chiamate a versare le imposte sui redditi, per chiudere con il 31 che è il termine ultimo per la trasmissione del modello TR per il credito IVA del secondo trimestre. Ma queste sono solo le principali scadenze, le altre potete trovarle qui.
Il tempo è denaro
Un imbuto che crea un doppio danno economico se consideriamo che in tempi non sospetti la CGIA di Mestre aveva calcolato che tra code agli sportelli, il tempo perso per recarsi dal commercialista o per compilare moduli, i contribuenti italiani impiegano 269 ore all’anno per poter pagare le tasse. Vale a dire 33 giorni lavorativi. Oltre un mese sottratto al lavoro insomma, considerato che molti commercianti, artigiani, imprenditori, lavorano da soli e dunque devono assentarsi dalla propria attività non avendo il dono dell’ubiquità (e in quel caso pagherebbero forse tasse raddoppiate…).
L’appello dei commercialisti per un rinvio
Non sembra avere sortito effetti l’appello indirizzato al governo da parte dei commercialisti per ottenere un rinvio delle scadenze. Il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani, ha preso carta e penna per scrivere al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “Essendo ormai imminente la scadenza del prossimo 20 luglio si rinnova formalmente e come urgente priorità di tutti gli oltre 118 mila iscritti al nostro Ordine professionale la richiesta di proroga al 30 settembre del termine per i versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP 2020”. Una proroga, aggiunge Miani, “che peraltro è necessario disporre o quanto meno annunciare ufficialmente con il massimo anticipo possibile rispetto alla data del 20 luglio, risolvendosi altrimenti in un ingiustificato “premio” ad esclusivo vantaggio dei contribuenti meno rispettosi delle scadenze”.
Massimo Miani
In più, oltre all’imbuto, si sono messi di mezzo i bonus fiscali per fronteggiare l’emergenza Covid disposti dall’esecutivo che avranno pure ridato ossigeno al contribuente, ma costretto agli straordinari i commercialisti. Gli adempimenti straordinari “hanno inevitabilmente sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti dei saldi 2019 e dei primi acconti 2020 relativi alle imposte sui redditi e all’IRAP (in quest’ultimo caso, per i soli soggetti non esclusi da tali versamenti ai sensi dell’articolo 24 del decreto-legge n. 34 del 2020)”.