Mauro Magatti, sociologo ed economista, presenta un progetto di economia generativa in vista della pesante crisi economica post emergenza sanitaria
Sono e saranno tempi duri, per tutti. Con un –5.3% del PIL italiano nel primo trimestre 2020 rispetto al trimestre precedente e una perdita stimata tra il 9 e il 10% del PIL per il 2020, l’impatto di Covid-19 rischia di portare il Paese verso la depressione. Cosa aspettarsi allora e come rialzarsi? “Questo periodo post pandemia è decisivo – spiega il sociologo ed economista Mauro Magatti nell’ultimo giorno della Milano Digital Week – Ora ci attendono sostanzialmente due scenari: si possono innalzare muri e andare incontro a guerre commerciali o, al contrario, cogliere tutto questo come un’occasione per sviluppare e supportare la stretta relazione che sussiste tra lo sviluppo economico e quello sociale, che sono ambivalenti. Per superare questa difficile prova è necessario spostare l’attenzione verso quella che viene definita economia generativa che considera il valore economico non misurabile solo sulla base di un dato monetario ma come valore condiviso“.
Di economia generativa e di un progetto volto alla condivisione di idee e valori dedicato agli under40, “La Prossima Generazione”, si è parlato durante l’ultima giornata della Milano Digital Week 2020.
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“La prossima generazione”
“Nessuno può farcela da solo e gli anziani, così come la generazione under40, sono le due fasce di popolazione che hanno pagato e pagheranno il prezzo più alto della crisi dovuta alla pandemia”, spiega il dottor Magatti. Al fine di creare una rete di condivisione di idee che potranno sfociare in progetti supportati da programmi di mentoring, l’ARC – Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change, il centro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano sotto la direzione scientifica del professor Magatti, insieme all’associazione “Comm.On!”, all’impresa sociale “On!” e all’associazione di imprese “Alleanza per la Generatività” hanno dato vita alla “Prossima Generazione”, in partnership con Fondazione Unipolis e Cariplo Factory. “Stimolare la creatività, ascoltare le proposte e accompagnare quelle più interessanti in un percorso di sviluppo, creando una community ispirata all’idea della generatività è l’obiettivo dell’iniziativa”, afferma il professore.
Economia generativa: cosa si intende e come si sviluppa
“Si parla di economia generativa come un modo positivo di guardare alla nostra vita che non rinuncia all’eccentricità umana, ma la pensa diversamente. Durante la rivoluzione industriale l’economia trovava il suo centro nella produzione, poi lo ha trovato nel consumo, generando benessere e integrazione sociale ma non pensando al problema della sostenibilità. Dopo essere stati produttori e, poi, consumatori, adesso possiamo diventare generatori di valore, dando il nostro contributo a mettere qualcosa nel mondo che prima non c’era in una prospettiva di senso. Da questo concetto nasce l’economia generativa. Ed è in questo processo creativo che si innesta l’importanza della relazione con gli altri, nel senso dell’essere liberi e generare valore piuttosto che estrarlo. L’economia mette insieme assetti politici, dimensioni tecnologiche e spinte culturali. Oggi come non mai ci siamo resi conto dell’importanza del digitale e dobbiamo fare in modo che questo non crei ulteriori disparità e disuguaglianze ma, al contrario, ci avvicini”.
L’economia generativa si contraddistingue per tre caratteristiche essenziali: non ha interessi di breve termine ma pone le basi per qualcosa di duraturo. “In questo senso, è un investimento che guarda nel tempo e che mette al centro le tecnologie e le persone“. E’, inoltre, autorizzante perché considera lo sviluppo umano la vera leva e la vera risorsa della crescita, in contrasto alla depauperizzazione e, infine, media tra la concretezza strumentale e il significato di quello che facciamo in modo partecipativo. “Anche durante la pandemia, le persone hanno reagito in modo propositivo, avanzando soluzioni perché avevano capito che stavano dando il loro contributo alla comunità. L’economia generativa, quindi, sposta il baricentro dal consumo alla capacità di essere parte di processi di costruzione – spiega il professore – Il profitto, il PIL sono indicatori importanti, ma rischiano di mandarci fuori strada perché non misurano il valore di quello che stiamo generando, che deve essere definito in maniera più articolata, in un’ottica di share value. Costruire, quindi, le condizioni per rendere possibile la produzione di un valore condiviso dove la condizione economica viene integrata con quella sociale è la base per sviluppare questo nuovo modello economico che oggi si pone come unica alternativa, di fronte all’impatto generato da Covid-19 che rischia di spingerci realmente verso la depressione“.
E nello sviluppo di questo nuovo modello, saper gestire la sfida che oggi il digitale ci pone di fronte diviene essenziale. “Questo virus ha acceso i riflettori sulle fragilità della nostra società e, allo stesso tempo, ha colpito i centri più avanzati del mondo. Ma davanti a noi c’è una strada di innovazione tecnologica e sociale. Abbiamo imparato e dobbiamo imparare a riorganizzare il luogo di lavoro e le aziende, a ripensare le città, il modo di abitare, la mobilità. Adesso tutto è in movimento e dobbiamo costruirci orizzonti di senso che ci mobilitino come persone“, conclude il dottor Magatti.