Al via dalla Regione Lazio la legge per tutelare diritti e stipendi dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il 25 maggio parte la consultazione pubblica. Il governatore Zingaretti vogliamo essere capofila nel proteggere diritti e innovazione
“Più innovazione deve voler dire più diritti. Quanti di voi ordinano cibo a domicilio? Spesso i ragazzi che effettuano le consegne, i riders, sono lavoratori con poche tutele e con diritti poco chiari. Noi siamo per promuovere l’innovazione che vada di pari passo con i diritti dei lavoratori”.
Con queste parole, Nicola Zingaretti dà il via ad un percorso legislativo inedito a favore dei diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali.
La Regione Lazio si pone dunque come capofila di una rivoluzione a favore dei riders, coloro che lavorano con piattaforme digitali, con l’obiettivo di voler colmare un vuoto legislativo nazionale insostenibile al giorno d’oggi.
L’impegno delle Regione
Questo l’impegno del Lazio per rispondere alle nuove esigenze emerse nel mercato del lavoro 4.0. L’obiettivo è arrivare alla definizione di una normativa regionale raccogliendo proposte e suggerimenti dalle forze politiche, sindacati, cittadini, studiosi e, naturalmente, dai lavoratori e imprese della gig economy.
In breve tempo la realizzazione delle prossime tappe: la consultazione pubblica attraverso il Web. Partirà tra 10 giorni e si chiuderà il 14 giugno: un confronto aperto al contributo delle imprese, dei singoli cittadini, degli studiosi e dei lavoratori stessi. L’anagrafe del lavoro digitale: potranno registrarsi sia le imprese che operano nella gig economy sia i lavoratori che offrono il proprio lavoro attraverso app digitali. Salario di base garantito, assistenza sanitaria e previdenza.
La fase di Consultazione pubblica
La Regione avvierà innanzitutto una fase di Consultazione pubblica a partire dal prossimo 25 maggio, della durata di 20 giorni, con una sezione del sito www.regione.lazio.it dedicata alla raccolta di proposte per la definizione degli strumenti e strategie da perseguire, secondo una logica di processo partecipato, condiviso e aperto.
Nello specifico, la consultazione pubblica avrà come oggetto “Il Foglio dei diritti primari del lavoro digitale” dedicato ai lavoratori e alle lavoratrici che operano mediante l’utilizzo di piattaforme collaborative digitali e che interviene su numerosi aspetti tra cui forme di tutela del lavoro, compatibili con le norme nazionali (prerogative di natura assicurativa, previdenziale e di salute e sicurezza); forme di garanzia (salario minimo individuato in sede di contrattazione collettiva, rifiuto del cottimo, manutenzione dei mezzi, indennità in casi particolari, obbligo di informazione, diritto alla formazione); strumenti permanenti di confronto tra le Parti sociali, anche al fine di rafforzare il Patto per il lavoro; strumenti di informazione, anche a partire dalla rete regionale dei Centri per l’impiego.
Anagrafe del lavoro digitale
Prevista, inoltre, la creazione dell’Anagrafe del lavoro digitale, un vero e proprio portale al quale potranno registrarsi sia le imprese che operano nella gig economy sia i lavoratori che offrono il proprio lavoro attraverso app digitali. Ai lavoratori digitali che si iscrivono all’elenco regionale, la Regione Lazio riconoscerà tutele aggiuntive rispetto a quelle contrattuali stabilite dalle parti di natura sanitaria, previdenziale e assicurativa ed erogherà politiche attive del lavoro per chi desideri intraprendere percorsi lavorativi che offrano nuove opportunità.
In sostanza, la Regione si vuole dotare di un’anagrafe 4.0 a cui i lavoratori digitali possono iscriversi (in pieno rispetto della privacy). Attraverso a questa iscrizione potranno successivamente essere erogate le tutele previste dalla Legge. La Regione si farà così garante di un patto tra lavoratori e aziende, a cui parteciperà anche con proprie iniziative.
Il Lazio Regione da apripista per l’Italia
Sentiamo il dovere di farci promotori di un dibattito nazionale. Proprio su questo terreno credo sia già evidente un protagonismo delle istituzioni locali, su cui ricadono più direttamente i problemi. Serve quindi una piena collaborazione tra parti dello stato per trovare soluzioni condivise e sostenibili. Il vuoto normativo che si è creato attorno alla gig economy ci impone di impegnarci per garantire diritti inalienabili di ogni lavoratore e investendo anche risorse regionali per garantire le giuste tutele previdenziali, assicurative e sanitarie.
Un percorso nel segno della condivisione
Un percorso nel segno della condivisione, insieme a tutti gli attori. Il Lazio intende così sanare l’attuale vuoto normativo che si è creato attorno ai lavoratori della gig economy, intervenendo per garantire diritti inalienabili di ogni lavoratore e investendo anche risorse regionali per garantire le giuste tutele previdenziali, assicurative e sanitarie.
La legge, in particolare, avrà al centro: l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali; i contributi previdenziali; la tutela della salute; occasioni di formazione e percorsi di politica attiva del lavoro; la trasparenza nell’uso dell’algoritmo che genera chiamata e gestione del lavoro; il contrasto alle discriminazioni; il diritto all’informazione; il salario minimo, da definire per mezzo della contrattazione collettiva.
“Sono convinto che l’Italia e il Lazio abbiano bisogno di più innovazione ma anche di più diritti. Fare innovazione infatti significa investire nella ricerca, nell’università, nel sostegno alle Pmi che vogliono innovare, ma è importante che accanto a questa innovazione tecnologica ci sia una innovazione nella sfera dei diritti. Anche a questa tipologia di lavoro, che esiste e si vede anche in strada, bisogna dare una dignità e va inserita nella sfera di diritti che questo Paese nel Dopoguerra ha costruito. Non si può escludere una nuova generazione da una sfera di diritti e non si può fermare il progresso, quindi questa innovazione va accompagnata”. Chiusa Nicola Zingaretti.