L’appello rivolto direttamente al premier Giuseppe Conte: bisogna ripartire già il 27 aprile
Gli industriali veneti non possono più aspettare i tentennamenti – comunque comprensibili e giustificati, visto che la curva del contagio non sta seguendo la rapida diminuzione pronosticata dagli esperti – di Roma sulla Fase 2 e chiedono al governo di Giuseppe Conte una assunzione di responsabilità chiara e univoca sulla riapertura delle fabbriche già dalla prossima settimana “o l’industria muore”, dicono.
© Palazzo Chigi
Leggi anche: Coronacrisis | Fase 2: cosa si potrà fare dal 4 maggio. La giornata tipo
L’appello degli industriali veneti
“Non solo è messa a dura prova la sopravvivenza stessa di intere filiere produttive – si legge nell’appello lanciato oggi da Maria Cristina Piovesana, Lorraine Berton e Vincenzo Marinese, presidenti di Assindustria Venetocentro Padova-Treviso, Confindustria Belluno-Dolomiti e Confindustria Venezia-Rovigo -, ma anche la tenuta di quattordici distretti strategici per l’economia del Veneto e del Paese, che nel 2018 hanno esportato prodotti per un valore complessivo di 14 miliardi di euro: la termomeccanica e le macchine agricole di Padova, il calzaturiero della Riviera del Brenta, il vetro artistico di Murano, l’occhialeria di Belluno, il legno e arredo e il tessile e abbigliamento di Treviso, lo sportsystem di Asolo e Montebelluna, le materie plastiche di Treviso e Padova, i sistemi per l’illuminazione di Treviso e Venezia, l’ittico di Rovigo e Chioggia, la giostra del Polesine, l’elettrodomestico di Treviso, il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.
© Palazzo Chigi
“Crisi senza precedenti”
Secondo i presidenti delle organizzazioni, “la crisi economica indotta dal Covid-19 sta investendo le imprese, con una violenza e una rapidità che non hanno precedenti, e mette a rischio la tenuta economica e sociale, anche delle aree più produttive del Paese, come il Veneto”. Quindi l’affondo: “Se l’obiettivo indicato dal premier Conte alle Camere è fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo, la strada è agire subito, senza tentennamenti, superando gli anacronismi dei codici Ateco, per difendere lavoratori, imprese, famiglie. E assumersi la responsabilità di una scelta che è politica, senza lo scudo dei comitati di esperti dietro cui nascondersi per rinviare decisioni”.
© Palazzo Chigi
“Il tempo è nostro nemico – spiegano – Continuare a non produrre, mentre gli altri Paesi lo fanno, significa perdere ordini, clienti, posti di lavoro, relazioni internazionali e quote di mercato in modo irreversibile. Se non ci sarà una decisione chiara, univoca e in tempi rapidissimi sull’allentamento del regime attuale delle restrizioni alle attività produttive, rischiamo danni permanenti e irreversibili, a cominciare dalla perdita di un pezzo rilevante della nostra industria, di lavoro e competenze, che non arriverà a vedere la fine del lockdown”.
© CDP – Facebook
Perciò, gli industriali veneti chiedono “al premier Conte che tutte le imprese capaci di garantire le imprescindibili, ripetiamo, imprescindibili precondizioni di sicurezza, siano messe in condizione di riaprire già dalla prossima settimana. A cominciare da filiere essenziali come meccanica, moda, legno-arredo e dai distretti strategici del Made in Italy. La strada più veloce in una recessione tremenda come quella che dovremo affrontare non sarà forse perfetta ma sarà la migliore”.