Sono 345mila le imprese italiane che hanno puntato sulla Green Economy. E risultano più competitive e meno esposte in caso di crisi. Dunque assumono
In un’Italia già gravemente colpita dalla crisi, in cui continuano a suonare i campanelli d’allarme di Istat sulla flessione dell’occupazione, la green economy è comunque riuscita a fare fruttare ben 2 milioni 998 mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Sono i numeri che emergono da GreenItaly 2018: il nono rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere – promosso in collaborazione con il Conai e Novamont, con il patrocinio del Ministero dell’ambiente.
Green Jobs: prospettive incoraggianti
E se in questi anni i green jobs sono arrivati a rappresentare il 13% del totale, il valore sembra destinato a salire ancora entro l’anno: sulla base delle indagini Unioncamere si prevede una domanda di green jobs pari a quasi 474.000 contratti attivati, il 10,4% del totale delle richieste per l’anno in corso, che si tratti di ingegneri energetici o agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto; e nel manifatturiero si sfiora il 15%.
“Focalizzando l’attenzione sui soli dipendenti e scendendo nel dettaglio delle aree aziendali – spiegano da Fondazione Symbola – è possibile notare come in quella della progettazione e della ricerca e sviluppo il 63,5% dei nuovi contratti previsti per il 2018 siano green, a dimostrazione del legame sempre più stretto tra green economy e innovazione aziendale”.
Quali sono le Regioni in cui si cercano più Green Jobs?
La prima Regione per numerosità assoluta di contratti relativi a green jobs la cui attivazione è prevista per il 2018 è la Lombardia, dove se ne contano 123.380, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (26,1%); seguita a distanza dall’Emilia Romagna con 45.562 richieste di green jobs (9,6%), dal Lazio, con 45.480 attivazioni (9,6% del totale nazionale), quindi da Veneto a quota 42.654 (9%) e Piemonte con 38.869 (8,2%). Troviamo poi la Campania (29.467, 6,2%), la Toscana (23.637, 5% del totale nazionale), la Puglia (20.912, 4,4%), la Sicilia (19.994, 4,2%) e il Friuli Venezia Giulia (11.546, 2,4%).
Avvicinandoci ancor di più ai territori, le prime province per numerosità assoluta di attivazioni programmate di contratti relativi a green jobs sono quelle costituite dalle grandi realtà di Milano, con 63.242 nuove posizioni, e Roma, con 37.570. In terza posizione c’è Torino, dove la domanda di green jobs è di 23.478 unità, quarta Napoli con 16.761 attivazioni, quinta Brescia con 14.977.
Green Jobs, i profili più richiesti
All’interno di queste categorie il report di Fondazione Symbola – Unioncamere ha individuato dieci figure professionali del tutto innovative o che hanno subito un processo di rinnovamento con l’introduzione di nuove competenze o il sostanziale aggiornamento di quelle esistenti. Non mancano soprese, come quella rappresentata dall’educatore ambientale per l’infanzia, professione di carattere umanistico a fianco di un mercato del lavoro green orientato alle professioni tecniche.
1. Installatore di reti elettriche a migliore efficienza – La richiesta di professionalità particolarmente qualificate in fatto di efficienza energetica comporta un’attenzione e una formazione più profilata su questi aspetti rispetto ad un tempo. Anche i player energetici più importanti a livello nazionale sono impegnati ad una riqualificazione della proprio rete di trasmissione e occorre registrare alla richiesta da parte delle imprese di maggiori competenze corrisponde già da tempo un’offerta formativa in ambito locale che va in questa direzione. L’installatore di reti elettriche legate alla produzione da fonti rinnovabili o ad alta efficienza non solo deve conoscere i diversi momenti della professione, le novità tecniche e tecnologiche, ma avere presente il quadro normativo di riferimento e l’applicazione delle norme di sicurezza.
2. Programmatore agricolo della filiera corta – Si stima che oggi in Italia fra il 5 e il 6% del consumo nazionale complessivo di prodotti agroalimentari arrivi da una filiera corta. La diversificazione dell’offerta nella filiera dell’agroalimentare ha creato spazi di mercato specializzati, capaci di valorizzare le produzioni locali, sempre più di qualità anche certificata. La filiera corta, inoltre, ha suggerito ai produttori uno strumento diretto per offrire al consumo frutta, verdura, ortaggi e persino prodotti trasformati che siano rappresentativi del territorio stesso e il cui impatto ambientale, in termini di trasporto, sia ridotto fino quasi allo zero. Il programmatore agricolo della filiera corta opera nel rispetto dell’ambiente e degli impatti energetici, si occupa della pianificazione e della programmazione dei processi produttivi secondo le esigenze della domanda locale, delle tradizioni culturali e gastronomiche, della stagionalità dei prodotti. Interviene nei processi di marketing e nell’individuazione di mercati locali, reti di acquisto, farmers market, sagrem feste locali, ristoranti, ecc. È la figura capace di integrare in maniera efficace i diversi momenti che vanno dalla produzione alla commercializzazione. Pur non esistendo una formazione specifica, un percorso accademico in scienze agrarie appare il più coerente. Per gli operatori agricoli, tecnici della produzione o della preparazione alimentare è necessario un diploma di qualifica professionale.
3. Meccatronico green Meccanici ed elettrauti – Entro il 2023 per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di autoriparazione dovranno diventare tutti per legge “meccatronici”. Deve accadere entro il 2018 ma c’è stata una proroga di cinque annui. Sarà infatti obbligatorio certificare le proprie competenze e, nel caso, di integrarle con corsi obbligatori. Si potrebbe dire che questa evoluzione delle professioni del settore automotive è comunque un passo avanti verso una maggiore sostenibilità. La meccatronica, infatti, unisce elettronica, meccanica e informatica, oggi per rendere più performanti ed efficienti, anche sul piano energetico, i nostri motori. Non solo nel settore dell’automotive, ma in ogni branca dell’industria che ne abbia bisogno, anche nella domotica. Il tecnico meccatronico (o semplicemente “il meccatronico”) è il professionista che progetta ed elabora sistemi di controllo più o meno complessi del settore, lavorando su interi prodotti o cicli o su parti di essi. Il meccatronico può intervenire in diverse fasi della vita di un prodotto: in fase di progettazione ne individua e seleziona i componenti meccanici, elettronici ed elettromeccanici che serviranno per l’attività; in fase di produzione ne assembla i componenti; collauda i prodotti e ne cura la manualistica, arrivando all’installazione e alla manutenzione. La sua formazione, di tipo tecnico industriale, può passare per percorsi universitari o di istruzione tecnica superiore.
4. Manovale esperto di calcestruzzi green – Come per altre professioni tecniche, anche quella del manovale fino a qualche tempo fa poteva essere svolta senza una particolare specializzazione. L’avvento di nuovi materiali e di nuovi processi comporta delle modifiche alle competenze tradizionali di queste attività. Così anche per chi, nel processo di lavorazione per la realizzazione o la manutenzione di edifici e opere di vario tipo, usa e produce calcestruzzi. Sempre più ditte sperimentano e pongono in commercio miscele fortemente innovative e votate ad un maggior rispetto ambientale, dai cementi in grado di imprigionare la CO2 al calcestruzzo biologico per le facciate. Processi e prodotti che chiedono modalità e tempi di posa diversi e non è raro che le stesse aziende produttrici offrano un servizio di formazione a manovali e muratori al fine di farli familiarizzare più in fretta e in maniera più efficace con i nuovi materiali. La normale formazione avviene spesso sui cantieri stessi ma è comunque preferibile frequentare brevi corsi professionali.
5. Installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale – Il settore dei condizionatori si è evoluto molto negli ultimi tempi, basta pensare, per esempio, al solar cooling. Si tratta di una tecnologia, per molti aspetti ancora d’avanguardia, attraverso la quale è possibile raffrescare gli ambienti utilizzando la stessa energia solare. Potremmo dire “fare il freddo con il caldo”. Se a questo si aggiunge l’esigenza di realizzare impianti sempre più sostenibili ed energeticamente efficienti, si arriva alla definizione di una figura professionale che innova completamente, dal punto di vista delle competenze, il tradizionale installatore di impianti di condizionamento. Da alcuni anni è infatti necessario conseguire un’apposita formazione/qualificazione obbligatoria per tutti coloro che vogliano svolgere l’attività di installazione e manutenzione di caldaie, caminetti, sistemi solari sia fotovoltaici che termici di uso domestico, sistemi geotermici a bassa entalpia e pompe di calore.
6. Risk Manager ambientale – Il risk manager ambientale analizza e individua i punti deboli, le possibili falle e i rischi a cui l’impresa potrebbe essere esposta e garantisce il rispetto delle norme in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro. Valuta i rischi anche in riferimento alle conseguenze sull’attività industriale e/o commerciale. Affronta i rischi da calamità naturali nelle fasi antecedenti ed eventualmente successive agli eventi. Il risk manager progetta e propone le soluzioni più idonee al fine di prevenire o ridurre i rischi e realizza le politiche di gestione, monitorando nel tempo la loro evoluzione e lo stesso programma di risk management messo in atto. Il risk manager ambientale, oltre alle conoscenze tecnico-scientifiche, deve conoscere perfettamente tutte le norme italiane e comunitarie del settore e tenersi in formazione continua. La figura interessa sia le grandi imprese, sia quelle piccole e micro.
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7. Educatore ambientale per l’infanzia – Nel mezzo di un elenco di competenze e di professioni che sembra privilegiare le professioni tecniche può sorpendere trovare una professione “umanistica” come l’educatore ambientale (nella più ampia categoria degli “Addetti alla sorveglianza di bambini e professioni assimilate”). Il fatto che la propensione all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale siano diventate competenze trasversali così importanti implica un’attitudine che va sviluppata sia nel mondo scolastico che in quello dell’infanzia. Occorrono dunque educatori all’altezza. Lo stesso Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare a tale proposito sostiene che «l’educazione Ambientale è uno strumento fondamentale per sensibilizzare i cittadini e le comunità ad una maggiore responsabilità e attenzione alle questioni ambientali e al buon governo del territorio. La crescente attenzione all’interconnessione tra le dinamiche ambientali, sociali ed economiche ha portato all’ elaborazione del concetto, più ampio, di Educazione allo Sviluppo Sostenibile». Pur non esistendo un percorso di studi definito né un sistema di certificazione delle competenze, un educatore ambientale è bene che abbia una solida base scientifica e conoscenza del territorio.
8. Esperto in gestione dell’energia (ingegnere energetico) – L’ingegnere energetico è una figura imprescindibile del nuovo panorama energetico: il suo ruolo può esplicarsi dalla produzione fino al consumo finale dell’energia. Non solo nell’ambito delle fonti rinnovabili ma soprattutto in quelli dell’efficientamento energetico, l’ingegnere energetico trova impiego sia nell’ambito domestico che in quello pubblico e industriale. Progetta e gestisce impianti in maniera da ridurre i consumi di materie prime e di energia. I settori di applicazione sono quelli industriale, civile, agricolo e dei trasporti. L’iter di studi prevede la laurea e, per avere del titolo di ingegnere, l’iscrizione al relativo albo. In particolare l’ingegnere energetico può oggi aspirare a diventare “Esperto in gestione dell’energia” (in sigla “Ege”), ovvero il responsabile del sistema gestione energia nell’ambito della norma ISO 50001. Nel sistema legislativo italiano già dal 2014, l’Ege ha titolo per condurre diagnosi energetiche presso le grandi imprese e le imprese energivore. Inoltre gli Ege sono titolati per tutte le prassi necessarie al rilascio dei certificati bianchi (TEE – Titoli di efficienza energetica). Un Ege non deve essere necessariamente avere una laurea nel settore energetico, tuttavia, poiché la Norma UNI CEI 11339 prevede un percorso di certificazione delle competenze, basato sia sulle conoscenze teoriche possedute che sulle esperienze maturate nel corso degli anni.
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9. Promotore edile di materiali sostenibili – Il settore edilizio ha subito negli ultimi anni una profonda trasformazione, in parte come conseguenza della crisi economica. Sono sempre più numerosi gli operatori del settore che guardano alla trasformazione di questo comparto in chiave “green”. La progettazione di nuovi manufatti, come la loro riqualificazione, passa quindi sempre più soesso attraverso l’applicazione di criteri di sostenibilità ambientale, con l’uso di nuovi materiali e nuovi processi di edificazione e messa in opera. Il promotore edile di materiali sostenibili è la figura di cerniera fra i principali comparti della filiera del settore. Rappresenta le imprese produttrici per le quali commercializza i prodotti, ma può anche essere l’esperto interno all’azienda costruttrice che suggerisce e/o sceglie i materiali. Il suo ruolo è quindi prevalentemente di consulenza e di supporto tecnico per favorire un corretto ed esteso utilizzo di materiali edili naturali, nell’applicazioni di tecnologie e tecniche costruttive per la riqualificazione energetica degli edifici, tutto volto ad abbattere gli impatti ambientali e verificare la congruità con gli obiettivi di budget.
10. Meccanico industriale green – Nell’industria, specie per quelle imprese che hanno intrapreso un percorso di greening, l’adattamento della produzione sta passando verso l’acquisizione di nuovi macchinari o per la trasformazione di quelli vecchi nella direzione dell’efficientamento energetico e della sostenibilità ambientale. Chi è chiamato ad operare nell’installazione e nella manutenzione di questi impianti deve aggiornare le proprie competenze nella stessa direzione. Compito di questi professionisti non è soltanto quello di installare o montare in ambito industriale, macchinari di nuova concezione, ma anche occuparsi di verificare gli ambiti dove tali impianti dovranno lavorare. In alcuni casi con adeguate specializzazioni la figura può evolvere in quella di un vero e proprio certificatore per il collaudo, la verifica e, appunto, la certificazione secondo le ambientali dei sistemi installati.