Quando si tratta del processo di reclutamento di giovani al primo impiego, il motto di McDonald’s è «assumi in base all’atteggiamento, allenati sulle competenze». Al primo impiego, la probabilità di compiere qualche errore è quasi una certezza. L’inesperienza può portare un neoassunto a riempiere di patatine una tazza McFlurry, o di gelato un contenitore Big Mac o, ancora, a mettere un hamburger all’interno di un contenitore di patatine fritte.
L’esempio di McDonald’s
Per incoraggiare i giovani a candidarsi per ruoli all’interno dei propri fast food e rafforzare l’idea che non è richiesta esperienza per diventare un ottimo dipendente, McDonald’s Belgio, nel 2018, ha lanciato una campagna pubblicitaria semplice ma efficace intitolata “McMistakes”.
L’obiettivo? Mostrare ai giovani dipendenti che sbagliare potrebbe non essere così terribile come pensano. Tutti commettono errori e va bene, nessuno è perfetto. Gli errori infatti sono inevitabili e fanno parte del processo di crescita personale e di sviluppo professionale. E sono gli ingredienti fondamentali per ottenere quell’esperienza tanto necessaria che aiuta ad avere successo in futuro.
Ci sono, per fortuna, anche molti esempi di aziende che reputano fondamentale capire il mindset delle persone, che creano incentivi per coloro che sono disposti a riprendersi dopo una caduta e, cosa più importante, che sono in grado di riconoscere il tentativo di riprovarci piuttosto che limitarsi a giudicare il fallimento.
La NASA diffida delle storie di successo
La NASA, per esempio, non predilige esclusivamente le persone che hanno solo storie di successo da raccontare, perché l’errore è parte integrante del lavoro di ricerca di ingegneri, astrofisici e scienziati. Il CEO della General Electric, Jack Welch, nel suo ventennale mandato dal 1981 al 2001, pare selezionasse le persone sulla base della loro capacità di risollevarsi a seguito di una caduta. Dopo essersi inizialmente lasciato impressionare dai curriculum di successo e dalle impressionanti carriere accademiche di alcuni candidati, comprese che in effetti cercava persone piene di passione e con uno spiccato desiderio di fare, arrivando ad affermare che «un curriculum non può dirmi un granché sulla loro fame interiore».
In un ospedale di Boston i medici prediligono i neolaureati che hanno sbagliato percorso di studi, quelli che si erano iscritti inizialmente a un’altra facoltà, per poi mollare tutto una volta comprese le loro reali passioni. Voti poco brillanti, test falliti, prove vinte ed esami non superati raccontano il passato, ma non sempre sono in grado di fare intuire dove si potrebbe arrivare una volta individuata la propria vera vocazione.
Alla radice del Curriculum vitae
In fondo la stessa espressione latina Curriculum vitae et studiorum significa letteralmente Corso della vita e degli studi. La parola curriculum deriva da currere, correre, e indica quindi un’azione di movimento di cui non è esplicitata la direzione. La direzione la diamo noi e non è detto che la direzione sia lineare e priva di incidenti di percorso.
Un cv di scelte prive di incertezze, di successi non sfiorati dal dubbio non riflette la maggior parte degli sforzi richiesti per accettare una sconfitta e ricominciare daccapo. Da una narrazione di successo, caratteristiche e attitudini emergono con meno forza, anche perché sono dimensioni più difficili da quantificare in un documento sintetico. Eppure sono questi gli aspetti a cui dare maggiore peso per comprendere davvero le persone e per inquadrarle nei giusti ruoli.
Se, fino a qualche decennio fa, quando le carriere erano continue e solo di rado si cambiava o si perdeva il lavoro, il curriculum di successo poteva essere lo strumento ottimale, nel presente e ancora di più in futuro prevarranno la discontinuità e il cambiamento. Il mondo del lavoro ha contorni molto più sfumati di un tempo, e su questo gli esperti non ci rassicurano affatto, sostenendo che la nostra vita lavorativa sarà sempre di più un percorso imprevedibile e accidentato. La permanenza sul mercato del lavoro sarà caratterizzata da continui cambiamenti di ruoli, posizioni, livelli. Saremo costretti a osare, a rischiare e dunque a fallire.
Raccontare i propri fallimenti nel CV
Jeff Scardino, un manager disoccupato, ha realizzato quello che ha chiamato The relevant résumé, un resoconto della sua vita professionale nel quale ha elencato i fallimenti, gli errori, le non abilità e le non competenze, ciò che è andato storto nella sua carriera e, infine, le recensioni negative di colleghi e persone di sua conoscenza.
Ha inviato in giro – contemporaneamente e con due nomi diversi – il cv tradizionale ossia il regular résumé, e il relevant résumé. Siete curiosi di sapere come è andata? All’invio del cv tradizionale non sono seguiti richieste di contatto e alcun colloquio di lavoro; all’invio del cv fallimentare ha ricevuto 8 richieste di contatto e 8 colloqui di lavoro.
Johannes Haushofer è psicologo e docente all’Università di Princeton. Nel 2016 Haushofer ha deciso di pubblicare su Twitter il suo curriculum vitae, dopo aver letto su Nature un articolo di Melanie Stefan, dell’Università di Edimburgo, che suggeriva di tenere traccia dei propri fallimenti per aiutare gli altri scienziati a non commetterli e per essere di ispirazione ai colleghi delusi per un saggio rifiutato, per una sovvenzione respinta, per un progetto di ricerca naufragato. Lo psicologo ha seguito alla lettera il suggerimento e ha elencato, anno per anno, tutti i più importanti fallimenti nella sua carriera universitaria, compilando così un cv alternativo di insuccessi.
La lettura di questo curriculum fallimentare permette di intravedere la perseveranza e le aspirazioni, i sacrifici e i valori della persona che l’ha compilato. Invece la lettura del suo cv tradizionale non ci farebbe andare oltre la constatazione che è davvero una mente brillante e una persona competente e di successo. Il suo curriculum da docente universitario talentuoso non ci racconta nulla su come sia arrivato a ottenere premi e riconoscimenti e quanto gli sia costato ogni singolo successo in termini di tempo, fatica, denaro. Le carriere di scienziati e docenti universitari sembrano una serie costante di trionfi, ma noi vediamo soltanto ciò che è palese ai nostri occhi di lettori. I progetti che non vanno a buon fine sono fallimenti invisibili, mentre il successo è davanti agli occhi di tutti.
“We regret to inform You…”
Quanti avrebbero il coraggio di mostrare i propri insuccessi? Nel 2013 Bethany Cobb ha serigrafato un tessuto con le lettere di rifiuto che ha ricevuto per le sue proposte artistiche e per i colloqui di lavoro andati male. Per realizzare questo vestito, ha preso lezioni di cucito e ha scelto di utilizzare un modello degli anni ’50 perché era un’epoca in cui molte donne non lavoravano fuori casa. Il vestito, esposto all’ Austin City Hall, è un’opera attraverso la quale l’artista intendeva porre l’accento sul tema del rifiuto: cosa ne facciamo dei rifiuti e come li indossiamo?
Caitlin Kirby ha scelto non solo di indossare i suoi rifiuti ma ha scelto di farlo in un giorno particolare. Nel 2019 ha discusso la sua la tesi dottorato in scienze ambientali alla Michigan State University, indossando una gonna realizzata con le lettere di rifiuto universitarie; i no delle riviste accademiche; l’elenco delle borse di studio non ottenute negli ultimi cinque anni. Esaltare e non nascondere è un modo per imparare ad affrontare bene i fallimenti, ad accettarli, a usarli come feedback per capire qualcosa di più su noi stessi e per ripartire.
Mettersi in gioco per emergere
Se volete osare di più, potete cimentarvi scrivendo un curriculum delle occasioni perse, dei fallimenti affrontati lungo la strada, degli insuccessi e dei rifiuti. Questo può essere un buon punto di partenza per comprendere limiti e potenzialità, risorse nascoste e capacità e per continuare ad andare avanti nonostante il vento contrario. La compilazione del cv fallimentare è utile proprio perché è un modo per riflettere sulle nostre paure, su ciò che abbiamo messo a tacere e nascosto per non sembrare fragili, e per rispondere a domande del tipo:
Che cosa ho appreso dai miei errori?
Come ho fatto a superare la delusione di una aspettativa disattesa?
Quello che ieri temevo oggi mi fa ancora paura?
Ciò che un tempo consideravo di valore ha oggi lo stesso peso?
Che cosa mi appassiona e che cosa, invece, non suscita il mio entusiasmo?
Ho, lungo il percorso, perso qualcosa che voglio recuperare?
La compilazione del cv fallimentare ci permette inoltre di misurarci con il nostro desiderio di crescita e di miglioramento. Riportare alla mente insuccessi ed errori del passato dà un senso a ciò che abbiamo realizzato e a quello che non è ancora accaduto. E non sarete colti da sorpresa se un giorno incontrerete un selezionatore che fa domande à la Roger Duguay.
Bisogna confrontarsi con le emozioni e le esperienze che ci hanno ferito, occorre esaminarle invece di tentare di eluderle, valorizzarle invece di nasconderle. La pubblicazione e condivisione del cv fallimentare è utile non solo a noi stessi, ma anche agli altri. Abbiate coraggio, infonderete forza anche negli altri. Il coraggio può essere contagioso.
Le 3 regole d’oro
Non idealizzare il successo. I successi spesso arrivano dopo un lungo percorso di tentativi, errori e perseveranza. La via al successo è raramente lineare e che anche chi appare impeccabile ha affrontato ostacoli e momenti di difficoltà. Il successo richiede tempo, fatica e molti tentativi. Non confrontarti con il successo altrui senza considerare il loro viaggio.
Sii trasparente e autentico. Essere onesti riguardo ai propri errori può rafforzare la propria credibilità e aiutare gli altri a imparare dalle tue esperienze. Chi ha il coraggio di condividere apertamente le proprie debolezze e insuccessi dimostra umanità e autenticità. Questo aiuta a costruire un’immagine più realistica di sé e a creare connessioni più profonde con gli altri.
Non c’è una sola strada per il successo. Sii flessibile e aperto a cambiare strategia quando necessario. Non esiste un unico cammino per raggiungere i propri obiettivi. A volte, cambiare direzione o esplorare percorsi alternativi può portare a risultati inattesi ma positivi.
E voi che lezione avete appreso? Se volete raccontarmi la vostra storia di fallimenti e lezioni apprese, scrivetemi qui: redazione -chiocciola – startupitalia.eu