«Se il vostro punto di vista è ‘tutte le politiche che abbiamo devono piacere a tutti, e se non piacciono è opportuno farlo trapelare’, allora credo che dovreste prendere in considerazione l’idea di lavorare altrove». Il CTO di Meta, Andrew Bosworth, ha scritto così in un forum interno che raggruppa circa 12mila dipendenti della multinazionale di Menlo Park.

Il riferimento è alle recenti novità stabilite da Mark Zuckerberg: il Ceo ha infatti dichiarato che la società non seguirà più gli obiettivi sui programmi DEI, quelli che riguardano diversity, equity e inclusion. Così stanno facendo altre società, come Amazon. Nelle scorse settimane lo stesso Zuckerberg ha spiegato ai dipendenti le ragioni di queste modifiche in un meeting interno. «Dopo gli ultimi anni – ha detto – abbiamo ora l’opportunità di avere una partnership produttiva con il governo degli Stati Uniti e la sfrutteremo». Le sue parole sono state registrate e l’audio è stato spedito alla stampa americana.
Meta: perché si parla ancora di licenziamenti?
Meta, come tante altre tech company, ha effettuato diversi round di licenziamenti negli ultimi anni. Zuckerberg ha perfino coniato il termine “anno dell’efficienza” riferendosi al 2023: in quei 12 mesi quasi 430mila persone sono state impattate dal taglio dei costi in decine e decine di organizzazioni. A inizio 2025 l’ex Gruppo Facebook ha mandato a casa 3600 persone.
A giudicare dalle parole del CTO di Meta, l’obiettivo non è tanto quello di chiedere un unanime supporto alle nuove politiche della multinazionale. «Potete andarvene o non essere d’accordo e impegnarvi», ha dichiarato Andrew Bosworth. Non è la prima volta ovviamente che si parla dei contrasti interni alle grandi società tecnologiche americane, dove argomenti come diritti e politiche DEI sono molto sentiti da una parte dei lavoratori. Negli anni della pandemia si è molto scritto di Slack, uno strumento di messaggistica aziendale utilizzato anche in Italia: la piattaforma è diventata un luogo in cui organizzare le proteste.