Il comparto contava 114.813 punti vendita al 31 dicembre 2019 che davano lavoro a 309.849 addetti. E dopo la pandemia?
Ventimila negozi nel settore della moda tireranno giù le serrande e, probabilmente, non le alzeranno più. Unendosi così alla folta schiera delle attività che non hanno superato il primo lockdown. L’allarme arriva dal presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi, che teme gli effetti dell’area rossa -attiva da oggi – soprattutto per quanto riguarda Milano, capitale della moda italiana. “Siamo fantasmi. Sono sotto gli occhi di tutti i gravi danni subiti dai negozi di moda che vivono di collezioni stagionali, ordinate anche otto mesi prima dell’arrivo dei prodotti in store e che hanno investito centinaia di migliaia di euro in merce che, a questo punto e con ogni probabilità, resterà ferma”.
La moda, in numeri
Il dettaglio moda contava 114.813 punti vendita al 31 dicembre 2019 che davano lavoro a 309.849 addetti. E dopo la pandemia? Le stime di Federazione Moda Italia-Confcommercio prevedono una perdita complessiva di 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda a fine anno, con la chiusura definitiva di 20 mila negozi in Italia e conseguente ricaduta sull’occupazione di oltre 50 mila addetti. “Troviamo incredibile – si lamenta Borghi – che ci si sia dimenticati di un settore come il nostro. Attivare lockdown differenziati, in base alla gravità degli effetti della pandemia sui territori, non deve significare negare ristori a chi sta meno peggio perché non costretto alla chiusura, ma concedere, se mai, contributi più congrui alle necessità di chi chiude forzatamente”.
Cosa chiede il comparto per superare la nottata
“C’è stato tutto il tempo per poter valutare possibili scenari ed interventi alternativi. Ma non li abbiamo visti. C’è stata un’inefficienza che alla fine pagheremo noi. Le nostre attività non riescono a stare aperte senza prospettive, vanno aiutate. Servono contributi a fondo perduto, credito d’imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi del 2020 e una moratoria per tutto il 2021, detassazione o rottamazione dei magazzini per superare il grande problema delle rimanenze, sospensione dei mutui e dei leasing bancari e prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021”, prosegue il presidente di Federazione Moda Italia.