«La prima volta che sono venuta in Arabia Saudita era il 2015. Ero stata invitata per partecipare a una conferenza sul turismo sostenibile a Riad. Quello è stato il mio primo momento di conoscenza di un Paese che all’epoca era chiuso al turismo, ma che pianificava il grande cambiamento: aprire i propri confini e la propria cultura ai viaggiatori internazionali. Nel 2019, l’anno in cui sono stata chiamata per lavorare presso la Royal Commission per AlUla, sono ritornata per l’ultimo colloquio, e ho trovato un Paese cambiato nelle sue infrastrutture. Non riconoscevo più quella Riad». Silvia Barbone, Vice President of Strategic Partnerships and International Cooperation per la Royal Commission for AlUla, ci ha raccontato un Paese su cui tutti pensano di avere un’opinione.
Perché lavorare in Arabia Saudita?
Discutere di Arabia Saudita resta complesso: al netto dei grandi investimenti su tecnologia e dei piani del principe modernizzatore bin Salman per aprirsi al mondo, restano zone d’ombra che per l’opinione pubblica occidentale non possono essere trascurate. In questa puntata della nostra rubrica “Italiani dell’altro mondo” vogliamo affrontare la questione analizzando lo sviluppo di un determinato settore, il turismo. Facciamo tappa nella capitale Riad, dove Barbone vive da diversi anni e si occupa di stringere partnership per l’industria turistica di un Paese che fino a dieci anni fa nessuno avrebbe immaginato come meta.
«Lavoro da una vita in questo settore. Mi occupo di turismo principalmente dalla prospettiva della pianificazione governativa, coprendo un po’ tutta la value chain, inclusa l’industria privata». Ma capiamo insieme qual è il percorso che l’ha portata a diventare una expat. Silvia Barbone ha lavorato per oltre 10 anni a Bruxelles, dove ha vissuto sempre col passaporto a portata di mano.
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«Sono originaria di Napoli, ho iniziato la mia vita di expat molto presto. Ho vissuto per molti anni a Bruxelles viaggiando tantissimo». Quando si parla di turismo è naturale entrare in contatto con un network internazionale. Con il Medio Oriente era già abituata a interfacciarsi. «Prima di trasferirmi qui avevo parecchia familiarità con Paesi come Giordania, Tunisia e Turchia. Devo dire che sin dall’inizio mi sono sentita a casa. Ci sono tantissimi punti di contatto, tra cui un forte sistema valoriale simile al nostro».
Chi conosce AlUla?
L’occasione di questa intervista ci permette anche di fare un focus su AlUla, la destinazione turistica per eccellenza su cui l’Arabia Saudita sta puntando con obiettivi di lungo periodo. Ne ha scritto Federico Rampini nel libro “Il nuovo impero arabo”, dove il giornalista cita proprio il ruolo di Silvia Barbone. «La Royal Commission for AlUla ha ingaggiato un’italiana con grande esperienza internazionale nelle politiche del turismo, maturata alla Commissione Europea di Bruxelles e in altre istituzioni». Ad affascinare a quanto pare del modello italiano è il caso di Matera. «La cabina di regia di questo progetto di valorizzazione di AlUla – prosegue Rampini – sembra Googleplex o un altro campus di startup californiana, un ambiente che MbS spesso imita».
Ma che cos’è AlUla? Ce l’ha presentata Silvia Barbone: «AlUla è la principale destinazione culturale dell’Arabia Saudita, a un’ora e mezza di volo da Riad. AlUla è un’antica oasi situata lungo la Via dell’Incenso», un crocevia di antiche civiltà che si susseguono da 7mila anni a questa parte. «In questo luogo si trova Hegra, l’antica capitale meridionale del regno nabateo nonché il primo sito UNESCO dell’Arabia Saudita, oltre a numerosi altri siti di grande interesse storico e archeologico».
Come ha spiegato Barbone, «AlUla è anche un luogo dotato di un grandissimo patrimonio naturalistico e la Royal Commission for AlUla sta lavorando a molteplici programmi volti a tutelare e rigenerare questa inestimabile ricchezza». Ci ha parlato di Maraya, «il più grande edificio a specchi del mondo che è stato disegnato dallo studio italiano Giò Forma e consiste in un teatro e punto di riferimento per conferenze ed eventi internazionali». In termini chilometri quadrati, AlUla viene paragonata al Belgio e all’Olanda, con però 60mila abitanti e l’obiettivo di convertire in riserva naturale oltre il 50% del territorio. «L’obiettivo è incrementare la popolazione e potenziare i flussi: il target è 2 milioni di turisti nel 2035».
Vision 2030, il progetto di MbS
Fino a dieci anni fa l’Arabia Saudita era un Paese chiuso. Da luogo nascosto, oggi AlUla viene descritta come la punta di diamante dell’offerta. In quella Vision 2030 di MbS questo luogo diventerà un laboratorio per la valorizzazione della storia antica. Mentre le incognite per molti rimangono – in parte derivate anche da una scarsa conoscenza del Paese in questione – gli scambi vanno avanti. La già citata Matera, ad esempio, ha stretto un accordo di gemellaggio con AlUla insieme alla Royal Commission.
«Io lavoro su questo tema – ha commentato Silvia Barbone – pianifico lo sviluppo favorendo le alleanze chiave a livello nazionale ed internazionale: il posizionamento dell’Arabia Saudita sta crescendo. Il numero di istituzioni ed imprese aumenterà». Tra gli obiettivi dell’Arabia Saudita spicca ovviamente quello di voltare pagina rispetto alla monocultura petrolifera che ne ha caratterizzato a lungo l’economia. Da lì derivano i grandi investimenti nel gaming, nell’industria dell’intrattenimento, così come nel biotech e sul fronte smart city.
A questo proposito, con Silvia Barbone abbiamo parlato anche di NEOM, un progetto di città del futuro al cui interno si svilupperà The Line, città sviluppata in senso orizzontale. Cantieri simili suscitano ammirazione e scetticismo anche in chi è abituato a vedere le skyline di gru nelle più importanti città dell’Occidente. «Sono grandi, grandi progetti, con vision, commitment ed expertise da tutto il mondo. Non si può immaginare attraverso la sola lettura. Sono scommesse, laboratori per il futuro. NEOM può diventare un modello unico. È tutto frutto di una pianificazione delle migliori menti. Ovviamente ci sono cambiamenti, rischi da gestire. Ma si fa, si va avanti, e pur nei cambiamenti si fa, si crea innovazione».
Silvia Barbone ci ha raccontato infine un ultimo episodio: prima di optare per l’Arabia Saudita le era stata offerta un’opportunità a Miami. «Sarebbe stata una città perfetta, patinata, una città fatta di contrasti dove prevale la meta-struttura, almeno in relazione al lavoro che mi era stato offerto. Quando ho preso questa decisione, di trasferirmi in Arabia Saudita tra Riad ed AlUla, ho scelto l’autenticità, lo sviluppo culturale, e sono stata felice della scelta fatta sin dal primo momento a livello personale e professionale. Per chi è nel mio settore è un sogno lavorare qui».