L’ex premier ed ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi è intervenuto a Coimbra, in Portogallo, durante il XVIII Cotec Europe il cui titolo – “A call to action” – mostra l’urgenza che si percepisce nel Vecchio continente. «Dovremmo chiederci – ha detto – come mai siamo finiti nelle mani dei consumatori statunitensi per guidare la nostra crescita. E dovremmo chiederci come possiamo crescere e generare ricchezza da soli».
Cosa ha detto Mario Draghi sui dazi voluti da Trump
Nei giorni scorsi Washington e Pechino hanno trovato un accordo per la sospensione dei dazi imposti dalla amministrazione Trump, a cui si erano aggiunti quelli di reazione da parte di Xi Jinping. Nel frattempo il capo della Casa Bianca è tornato a minacciare l’Europa, descrivendola come «più cattiva» rispetto alla Cina.
Secondo quanto ha detto Mario Draghi «è un azzardo credere che torneremo alla normalità nel nostro commercio con gli Stati Uniti, dopo una rottura unilaterale così importante in questa relazione, o che nuovi mercati cresceranno abbastanza velocemente da colmare il divario lasciato dagli Usa. Se l’Europa vuole davvero essere meno dipendente dalla crescita degli Stati Uniti, dovrà produrla da sé».
La soluzione non è facile e neppure a breve termine, ha aggiunto l’ex premier. «Non possiamo diversificare dagli Stati Uniti nel breve periodo. Possiamo – ha spiegato – e dovremmo cercare di sbloccare nuove rotte commerciali e far crescere nuovi mercati. Ma qualsiasi speranza che un’apertura al mondo possa sostituire gli Stati Uniti è destinata ad essere delusa. Gli Stati Uniti rappresentano quasi due terzi del deficit commerciale globale di beni. Le altre due maggiori economie, Cina e Giappone, registrano anch’esse persistenti avanzi delle partite correnti».
La situazione al momento è critica per l’Europa, esposta alla crisi dei dazi «direttamente, poiché gli Stati Uniti sono il nostro principale mercato di esportazione, con oltre il 20% delle nostre esportazioni di beni che attraversano l’Atlantico»; e poi ci saranno conseguenze negative indirette «poiché gli Stati Uniti sono la principale fonte di domanda per i nostri partner commerciali».