BEUC, ovvero la European Consumer Organisation che tutela i consumatori, ha denunciato presso la Commissione Europea il colosso cinese del fast fashion Temu per presunte violazioni delle norme del Digital Services Act. Dopo aver attivato il proprio servizio ecommerce nel vecchio continente nel 2023, la società ha raggiunto i 75 milioni di utenti mensili, anche grazie a una martellante campagna pubblicitaria soprattutto online. Secondo le accuse, il sito non rispetterebbe le regole stabilite nell’Unione Europea che disciplinano i grandi soggetti presenti nel mercato digitale. BEUC, dal nome francese Bureau Européen des Unions de Consommateurs, è un gruppo fondato nel 1962 che riunisce 45 organizzazioni in 32 Paesi europei.
Perché Temu non è ancora classificata come una VLOP?
La richiesta preliminare che BEUC ha fatto nella sua denuncia contro Temu è che l’Unione Europea classifichi quest’ultima come una VLOP, acronimo che significa Very Large Online Platform. Così facendo l’azienda, parte del gruppo cinese Pinduoduo, sarebbe costretta a rispettare una serie di regole relative, ad esempio, alla trasparenza dell’algoritmo oltre alla lotta contro la contraffazione. In passato era circolata anche l’ipotesi che la piattaforma raccogliesse dati dei clienti senza autorizzazione.
Come si legge su Reuters, tra le accuse mosse nei confronti della società vengono citate anche presunte tecniche manipolative per spingere i consumatori a comprare di più sullo store online. Da anni si discute riguardo alla rapida diffusione di piattaforme votate al fast fashion e del loro conseguente impatto su ambiente in termini di emissioni di CO2. Un altro caso molto noto riguarda l’azienda cinese Shein, che con i suoi 45 milioni di utenti mensili in Europa è stata classificata come VLOP dall’Unione Europea. In effetti è proprio quella la soglia numerica oltre la quale si viene classificati come Very Large Online Platform. Temu, lo ricordiamo, ne ha 75.
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Cosa rischia l’ecommerce di Pinduoduo?
A marzo, come si legge su TechCrunch, la prima piattaforma sottoposta a un’indagine per presunta violazione del Digital Services Act è stata AliExpress. Nel caso di condanna per violazione del DSA, la norma europea stabilisce che le sanzioni possono arrivare fino al 6% del fatturato globale della società. Nel caso di Temu, il colosso del fast fashion fa riferimento a Pinduoduo, che nel 2023 dichiarava un giro d’affari di quasi 35 miliardi di dollari. Di questa torta il sito ecommerce vale il 23%.
La risposta di Temu alla denuncia
«Prendiamo molto sul serio la denuncia fatta dal BEUC, che sarà studiata a fondo – ha fatto sapere la società dopo la denuncia -. Speriamo di poter continuare con il dialogo con tutte le persone e le organizzazioni coinvolte pur di migliorare il servizio offerto ai consumatori. Se troviamo aree di opportunità, siamo disposti a lavorarci sopra per migliorare il nostro servizio e correggere ogni carenza. Prendiamo conto (sic) anche delle inquietudini dei consumatori e ci sforziamo per brindare (sic) un servizio sicuro e affidabile, capace di coprire le aspettative dei consumatori, aggiungendo anche un valore significativo. Siamo impegnati con la trasparenza e il pieno rispetto delle leggi e regolazioni stabiliti».