Alla fine lo Stato si è mosso attraverso Poste Italiane che fa capo al Ministero dell’Economia e alla Cassa Depositi e Prestiti, per comprare il 9,81% di Tim pagando in contanti e in azioni Nexi per il 3,78 per cento (Cdp ha già il 14,46% della società di servizi interbancari).
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Cosa fa Poste Italiane in Tim
La mossa ha come ragion d’essere quella di preparare un arrocco di Stato nel caso in cui la francese Iliad avanzasse verso Tim. Giovedì intervenendo al Senato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a proposito di una possibile scalata di Iliad in Tim aveva detto che «Quello che fa e farà sempre il Ministero, in qualsiasi partita, nell’ambito delle telecomunicazioni e in ogni settore coperto dal golden power, è tutelare l’interesse nazionale attraverso gli strumenti consentiti con il golden power».
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Una frase che non era affatto piaciuta al mercato e che aveva provocato il crollo in borsa (-7,59%) dell’ex monopolista nel campo delle tlc. Sarebbe di poco meno di 180 milioni – si legge sul Sole 24 Ore – il conguaglio che Poste Italiane verserà a Cdp per completare lo swap tra le partecipazioni in Tim e Nexi.
Per Poste l’acquisizione del 9,81% di Tim da Cdp «abilita l’evoluzione dei rapporti commerciali tra Tim e Poste Italiane», si legge nella nota. «A tal riguardo è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay, società interamente controllata da Poste Italiane, all’infrastruttura di rete mobile di Tim».
Da parte sua Cassa Depositi e Prestiti ha motivato così l’operazione; «Il Gruppo Cdp aumenta la propria quota in Nexi dall’attuale 14,46% al 18,25% complessivo, rafforzando così il sostegno alla strategia industriale di un’azienda protagonista in Europa nell’infrastruttura dei pagamenti digitali, che sin dalla sua nascita quattro anni fa ha avuto Cassa al suo fianco».